17 agosto 2012

Riflessioni di Rob: sulla libertà d'espressione


Affrontare questo tema mi esporrà senza dubbio a valanghe di critiche e attacchi senza tregua, ma sento di esprimere un concetto che tengo dentro da un po di tempo e che va al di là della visione comune.


Fondamento principale di ogni società civile, il più importante diritto dell’umanità e principale forma per analizzare ed eventualmente contestare un governo, delle leggi, la vita di una società.
Ma cosa vuol dire avere libertà d’espressione?
A Cuba è scontato dire che non esiste, viene condannata anche dal codice penale, viene repressa, a volte violentemente, per le strade e non esiste un pluralismo nei media dell’isola.

E in Italia esiste la libertà d’espressione?
Certamente chiunque può girare per strada e sostenere questa o quell’idea senza per questo rischiare l’arresto o la repressione violenta da parte della polizia (non sempre).
Ma questo ha una utilità pratica?
Qualcuno considera queste forme di contestazione?
E’ sufficiente che un individuo o un gruppo di persone si organizzino per dissentire, quando le loro proteste restano fini a se stesse?
Poi la libertà di stampa!
Nella classifica di  Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa del 2011/12 l'Italia è al 61° posto con un peggioramento di più di 10 posizioni rispetto allo scorso anno.
Non si direbbe? Provate a leggere i titoli dei quotidiani di oggi, sono la copia uno dell’altro, nessuno espone una visione alternativa o diversa, letto uno letti tutti, a parte pochissime eccezioni. Senza parlare della televisione! L’editoria in Italia è in mano a forti poteri economici che difendono gli interessi privati, qualunque essi siano.

Certo Cuba è al 167° posto, ma almeno è peggiorata di meno di 10 posizioni. 
Inoltre come dicevo la libertà di stampa è evidentemente assente, esistono solo organi ufficiali del Partito Comunista.
Da noi al contrario ci si vanta di essere un paese libero, dove potersi esprimere senza rischi. Forse è vero ma è altrettanto inutile.

In conclusione l’affanno per la conquista della libertà d’espressione è sterile. 
Condannare, contestare, non stimola i governi a cambiare. 
Solo agire all’interno delle leggi e delle regole, lo stimolo e le proposte, l’azione attiva per spingere ad un cambiamento possono produrre risultati.
Soprattutto le proposte. 

E qui viene una critica aperta alla dissidenza cubana più estrema. 
Da quella parte vengono solo condanne, critiche, a volte incivili e violente, e mai qualche proposta costruttiva. 
Qualche idea che vada oltre al “Castro se ne deve andare”, “vogliamo la libertà d’espressione”, “questo e quello non funziona”. 
Mai un suggerimento su come le cose potrebbero cambiare in pratica, cosa si potrebbe fare, con le attuali leggi, per stimolare un cambiamento.
Questo non vuol dire ignorare quello che a Cuba non funziona, e sono tante cose, al contrario vuole dire analizzare seriamente queste cose e proporre alternative pratiche, concrete.

Volendo fare un parallelo italiano porto l’esempio di Beppe Grillo. 
E’ stato per anni un grande contestatore, senza ottenere grandi considerazioni. 
Poi all’atto di organizzare un movimento politico che agisce all’interno della costituzione sta sbaragliando il consueto panorama politico,spaventando la casta dirigente e prospettando un cambio epocale nella politica italiana. 
Un grande esempio di come ci si può muovere per ottenere dei cambiamenti.

Questo è il mio umile consiglio agli oppositori cubani. 
Iniziate a pensare ed agire all’interno della costituzione, proponete delle nuove idee e lavorate per la loro realizzazione, meno slogan e più azione, pacifica e costituzionale. 
Il resto non serve a niente… Se non forse a vincere qualche premio letterario in più.

Scusate la veemenza…

4 commenti:

Niki ha detto...

SI può essere daccordo con te ma poi quando i principali attivsti moderati scompaiono in modi alquanto dubbi e misteriosi, e per ottenere qualcosa si debba rischiare la vita in scioperidella fame e della sete le cose prendono un'altro aspetto, non trovi.

Roberto Ferranti ha detto...

Esattamente quanto succede in Italia. Ovviamente non sono d'accordo, ma è lo stato delle cose. Non dipende da Cuba o da altre forme di governo, è il potere che difende, mantiene, anche con la violenza, quello che considera legittimo per la sua sopravvivenza. Ripeto non è giusto, ma è così e non esserne consapevoli non aiuta a cambiare le cose. Che ne dici del G8 di Genova? Sai quanti morti ci sono stati nelle carceri in Italia? 6 in agosto, 100 da inizio anno, 2033 negli ultimi 12 anni. In confronto Cuba, anche facendo le dovute proporzioni, è un parco di ricreazione per detenuti. Questa la chiami civiltà?

Riccardo ha detto...

Ottima riflessione. Per l'Italia il panorama stampa è sempre in linea con i poteri forti, tranne qualche voce fuori dal coro.
Per Cuba Payà voleva cambiare il sistema in maniera costituzionale. Però che è ne è stato del progetto Varela? E che dire della sua morte?
Un cambio vero deve partire dentro le istituzioni cubane, ma quando avverrà?

Roberto Ferranti ha detto...

Molte speculazioni su Payà, è vero è stato e rimane uno dei pochi esempi equidistanti dal governo e dalla dissidenza estrema, ha lottato all'interno della costituzione senza ottenere risultati tangibili. Non significa che non si debba continuare il suo esempio, anzi bisognerebbe rafforzarlo, spingendo ancora di più su queste leve affinché il governo non possa fare a meno di considerare queste forme di opposizione pacifica. In quanto ai misteri sulla sua morte, credo che se avessero voluto ucciderlo avrebbero potuto farlo in modo molto più discreto e silenzioso. Forse qualche testa matta ha deciso indipendentemente? non so, di certo i governi conoscono tecniche più discrete per azzittire le opposizioni, sia al di qua che al di là dell'oceano!