01 dicembre 2012

Cuba e Italia: il progetto criminale che sta distruggendo l'Europa e l'alternativa futura di un nuovo modello cubano (5a parte)

Fin qui credo sia abbastanza chiaro quello dimostrato dalla storia degli ultimi 70 anni. Le elite relegate a osservatori delle nascenti democrazie dell’inizio del ‘900, mantenendo però inalterato il loro potere economico, si sentivano sempre più in pericolo, in particolare in Europa, nonostante due guerre mondiali, si stavano sviluppando realtà democratiche socialmente evolute. Ecco che iniziarono a pianificare la riconquista del potere assoluto e globale. Senza armi, con la sola stesura di un progetto basato su poche idee, da divulgare prima, finanziare poi e infine da portare a compimento con ferrea determinazione. Le idee erano semplicemente mirate a sovvertire il Tridente (nato con la rivoluzione francese): Stati, Leggi, Cittadini. Stati sovrani, con una moneta nazionale che attraverso l’emanazione di Leggi approvate dai cittadini emettevano denaro, stampandolo, per produrre beni, servizi e costruire garanzie sociali per il benessere del popolo. Quindi lo scopo era quello di eliminare gli Stati sovrani che emettendo una propria moneta toglievano il potere economico e finanziario alle elite a favore delle masse lavoratrici, divulgare Leggi sovranazionali per impedire che i governi si potessero ribellare e continuassero a spendere generando “deficit positivo” , anestetizzare i Cittadini e i politici facendogli credere che il deficit di uno Stato era in realtà un debito che doveva essere risanato con il sacrificio dei cittadini stessi, con i tagli alle spese sociali, con la disoccupazione e la precarietà. 

L’analisi che espongo di seguito è liberamente tratta dal programma di ME-MMT (Mosler Economics-Modern Money Theory) e dal libro di Paolo Barnard “Il più grande crimine”

I fantasmi dell’inflazione e del deficit gettarono le basi per la futura “cura” da somministrare ai governi occidentali. Negli anni ’70 -’80 le quattro economie più potenti del pianeta si coalizzarono, i loro alfieri iniziarono ad attuare le idee delle elite con decisione. Regan, la Tatcher, Kohl e soprattutto Mitterand agirono per dare sostanza materiale ai fantasmi paventati dalle elite: risanare il deficit degli Stati combattendo l’inflazione. Ognuno mirando ai propri confini applicò le idee Neoclassiche, Neocommerciali e Neoliberiste delle elite occulte. 

UN REGALO INASPETTATO 

Agli inizi degli anni ’90 in Italia con “tangentopoli” in pochi mesi venne distrutta, azzerata un’intera classe politica, il regalo inaspettato al piano delle elite. Non voglio entrare nel merito delle colpe e responsabilità delle frodi che hanno portato a quello spartiacque politico. Ma è fondamentale notare che così come Mitterand in Francia, anche in Italia i primi concreti realizzatori del piano delle elite furono proprio i rappresentanti delle sinistre. I vari Prodi, Amato, Visco, Dini, Ciampi, Letta, D’Alema, entusiastici sostenitori dell’Europa unita, dell’Euro si dedicarono attivamente ad accelerare i tempi per la vittoria finale delle elite. Il governo Ciampi nel ’93, fervente sostenitore del “pareggio di bilancio” con l’accordo Savona (ministro dell’Industria) e Andreatta (ministro degli esteri) con Karel Van Miert (commissario europeo alla concorrenza, burocrate non eletto) a nome dell’Italia si impegnò a ristrutturare, a sfoltire (defenestrando masse di lavoratori dipendenti) le Aziende di Stato affinché diventino appetibili agli investitori privati. Nei mesi a venire i gruppi politici sopravvissuti a tangentopoli, tutti provenienti dalle sinistre, si gettano a capofitto nelle “privatizzazioni”. Tra il 1997 e il 2000 si stabilisce un record europeo con la svendita di beni pubblici a investitori privati, le più note imprese statali privatizzate sono: ENI, S.Paolo, Banco di Napoli, SEAT, Telecom, INA, IMI, IRI, SE, Alitalia, ENEL, Comit, Autostrade e altre meno note. Le privatizzazioni fanno crollare la capacità di crescita della produzione industriale, in particolare con le misure di austerità mirate al rigore di bilancio (ripreso oggi con successo conclamato da Monti) del 2007. I tagli selvaggi del 1996-2000 e 2006-2008 e il sostegno entusiasta del PD e di Di Pietro al Trattato di Lisbona coronano il piano iniziale di Perroux del 1943. Paradossalmente l’unico tenue parziale oppositore al piano criminale fu proprio Berlusconi quando tentò tra il 2001 e il 2006 di rivendicare di fronte alla UE il diritto di escludere dal calcolo del deficit pubblico gli investimenti per strade, infrastrutture, computer nelle scuole, etc. A insorgere furono proprio i personaggi portabandiera dell’UE e dell’unione monetaria, tutti rigorosamente di sinistra. 

LA MONETA DI NESSUNO 

Si è arrivati quindi alla tanto auspicata chiusura del cerchio. Le elite hanno ormai raggiunto il loro obiettivo finale. La moneta unica, l’Euro è realtà. Una moneta che non ha un proprietario, non è di nessuno. Tutti gli Stati dell’eurozona la devono chiede in prestito a soggetti privati garantendo il raggiungimento del pareggio di bilancio. Ora il debito dello Stato è reale. Non solo bisogna restituire quello avuto a credito, ma si devono accettare anche gli interessi imposti dall’UE, che ricordo non essere una commissione eletta dai cittadini europei, ma un’insiemi di burocrati che si insediano votandosi tra loro. Si è persa definitivamente l’autorevolezza finanziaria e monetaria. Significa perdere immense possibilità di investire a “deficit positivo”, che significa a sua volta perdita di posti di lavoro, tagli selvaggi a tutto ciò che è pubblico, in pratica la miseria per tutti i cittadini, per tutte le piccole-medie imprese. 

MA DOV’E’ LA SINISTRA? 

Come è possibile che in pochi anni i movimenti socialisti siano scomparsi, si siano dissolti all’interno dei fiumi Neoliberisti, come è possibile che le coscienze sociali abbiano non solo accettato, ma determinato attivamente la svendita di una sovranità nazionale che poteva finalmente garantire un benessere comune e una produttività in crescita a costo zero? I sindacati cosa facevano? Gli intellettuali “illuminati” dov’erano? La risposta più convincente l’ha data l’economista francese Alain Parguez quando scrisse: “la credenza nei limiti dei bilanci ha convinto tutti che le tasse riciclano il denaro preso dal settore privato. Lo Stato, si crede, potrebbe finanziare le sue spese sociali tassando i più ricchi. Le tasse quindi dovrebbero trasferire un reddito dai ricchi ai poveri… Le tasse sono il fondamento di un ‘capitalismo sociale’ poiché potrebbero finanziare lo Stato Sociale… Questa mitologia sulle tasse spiega perché così tanti politici ed economisti di sinistra hanno abbracciato il dogma del pareggio di bilancio”. Tutti d’accordo con le elite, lo Stato deve rimettere i conti in ordine, spendere meno di quanto guadagna. Solo così si solleverebbe un peso tremendo dalle spalle dei cittadini: il debito pubblico! Ignorano che l’inganno delle elite ha preso il sopravvento, nella fobia di voler tassare i ricchi per ridistribuire ai poveri dimenticano che uno Stato sovrano con una moneta sovrana può arricchire i propri cittadini in modo equo e meritocratico e questo è possibile solo se lo Stato spende di più di quanto incassa tassando. Deve spendere in deficit, è il solo modo per immetter denaro “nuovo”, incrementare la produttività, creare benessere le tasse distruggono il denaro, non lo generano mai. 

IL LAVORATORE COME IMPRESA PRIVATA 

La Tatcher fu la prima a “inventare” con successo un nuovo modello economico che determinerà l’obbligo da parte dei cittadini di abbracciare le idee Neoliberiste dell’unione dei mercati, del potere sovranazionale. Ogni lavoratore doveva pensare come a una piccola impresa privata. Basta con la dipendenza dal governo pachiderma, se si è furbi si possono guadagnare tanti soldi in una economia liberista. Cos’è questa storia della solidarietà sociale, dell’interesse comune? L’individuo deve cercare il massimo per se stesso, fregandosene degli altri. Lo Stato sociale? Ma chissenefrega! Roba da perdenti, là fuori esiste un nuovo mondo virtuale fatto di investimenti illimitati, un gruzzoletto si può trasformare in una grande fortuna! La gente veniva così abbagliata dalla possibilità di scommettere con i numeri e con le azioni, coi titoli e le valute, con mutui e prodotti finanziari. Tutti attirati dal miraggio di incomprensibili strumenti che moltiplicavano magicamente i conti in banca. Un’alchimia astratta che non aveva (e non ha) niente a che vedere ne con beni e tantomeno con servizi. Solo numeri. Manipolati, gonfiati, declassati a solo beneficio delle solite elite finanziarie mondiali che hanno un profitto sempre, che si vinca o che si perda. Sono loro il banco del casinò. Loro smazzano le carte. Non possono perdere. 

L’individualismo predominava, l’ottusa convinzione che le scommesse azzeccate potevano arricchire senza fatica era diventata una droga appetibile, legale, una dipendenza accettata e promossa dal sistema. Questa febbre di conseguenza ha portato a distruggere ogni senso di coesione sociale e di interesse comune. L’Esistenza commerciale che spingeva ad accumulare denaro per raggiungere modelli promulgati dalla propaganda della cultura della visibilità, stimolava al mito dell’individuo/impresa e richiedeva la distruzione delle regolamentazioni statali per la tutela del bene comune, viste come un’odiosa interferenza nel proprio diritto di fare soldi a palate e in fretta. Ecco la nascita del dogma Neoliberista dello “Stato ristretto”. 

I cittadini sono così intrappolati in un solo sistema economico a misura di investitore. Ecco come le masse di “individui furbi” furono costrette a sostenere il sistema imposto dalle elite Neocommerciali, per la semplice ragione che quasi tutti avevano messo i loro risparmi in quel sistema. Inoltre questo stesso sistema causò un drammatico impoverimento delle aziende piccole o grandi che fossero. Stornando sempre più i profitti dagli investimenti materiali, in ricerca e sviluppo ad esempio, per investirli nei circuiti speculativi finanziari, permisero agli stessi gestori di questa finanza speculativa di controllare il valore reale delle aziende, il loro salvadanaio. Quando inevitabilmente arrivò il crollo, quando le “bolle” esplosero chi ne soffrì maggiormente fu il mercato del lavoro reale, perché gli investimenti interni, come innovazione e rilancio, erano miseramente evaporati. 

Fine quinta parte

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