Eccoci arrivati all’ultima parte di questo saggio. E’ arrivato il momento di dare un’occhiata a Cuba. Tralascio volutamente la situazione che si vive oggi sull’isola e mi concentro invece su quello che si potrebbe fare per cambiare la situazione attuale, sia dal punto di vista economico che, successivamente da quello politico che ne è una diretta conseguenza. Riassumo prima brevemente la storia che ha portato al disastro umanitario che si sta compiendo in Europa (e in USA). Circa 75 anni fa è iniziata la pianificazione della conquista globale dell’Europa. Le elite industriali e finanziarie, eredi degli imperi feudali dei secoli precedenti, iniziarono a ideare come poter riconquistare un potere economico assoluto a discapito degli Stati europei, pianificarono le loro azioni guardando a lungo termine e dopo la seconda guerra mondiale iniziarono ad attuare il piano con ferrea determinazione. Lo scopo era quello di distruggere il Tridente democratico (nato con la rivoluzione francese) che si stava diffondendo nelle società del vecchio continente: gli Stati, le Leggi, i Cittadini.
L’analisi che espongo di seguito è liberamente tratta dal programma di ME-MMT (Mosler Economics-Modern Money Theory) e dal libro di Paolo Barnard “Il più grande crimine”.
L’obiettivo era quello di eliminare il potere sovrano degli Stati, togliere loro la moneta nazionale che gli concedeva di poter stampare il denaro e, attraverso leggi mirate al benessere dei cittadini, immetterlo nella società, sostenendo la creazione di infrastrutture, aziende private per produzione di beni e servizi,aumentando l’occupazione e garantendo così una rete di servizi sociali come ospedali, scuole, trasporti, comunicazioni, etc. Il secondo obiettivo era quello di togliergli anche il potere legislativo per impedire che leggi nazionali potessero ostacolare la realizzazione del piano delle elite. Il terzo, che doveva essere attuato per primo, era quello di anestetizzare le masse lavoratrici, renderle inerti e apatiche. La diffusione massmediatica dell’Esistenza commerciale e della cultura della Visibilità divulgarono così modelli fittizi che i popoli dovevano seguire, imitare. Iniziò così il consumo compulsivo per l’acquisto di oggetti superflui. Incredibilmente il piano si è realizzato.
Oggi in Europa i paesi dell’eurozona non hanno una moneta sovrana, ma la devono chiedere in prestito alla BCE pagando gli interessi che la stessa Banca Centrale Europea chiede. Devono sottostare ai trattati della Commissione Europea, che non è eletta dai cittadini e che di fatto controlla le leggi emanate dai singoli Stati. La democrazia di conseguenza non esiste! Gli Stati sono paralizzati, non possono stampare moneta per sostenere la produttività interna, al contrario devono rincorrere il “pareggio di bilancio”, appianare il (fantasma del) deficit. Quindi ricorrono all’aumento delle tasse, alla precarietà del mondo produttivo e alle privatizzazioni. Scendono i salari, le aziende non producono, i consumi calano, i prezzi aumentano e così via, la spirale della deflazione non ha limite.
Veniamo ora a Cuba. Sono tre le caratteristiche che rendono l’isola unica al mondo:
1. Mantiene una sovranità monetaria (anche se non è la sola).
2. Ha una storia di 50 anni di opposizione all’egemonia monetaria dell’occidente capitalista, non è mai sottostata al FMI e resiste tenacemente alle pressioni, economiche e imperialiste, degli USA.
3. Ha una partecipazione popolare del 90% nella politica nazionale.
Ripeto, non voglio entrare nelle facili polemiche che possono scaturire dall’osservazione obiettiva della realtà cubana. Considero semplicemente dei dati di fatto. In sostanza Cuba è il terreno ideale per sviluppare le teorie della MMT (Modern Money Theory) che stanno alla base del saggio con il quale ho illustrato il piano delle elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste che stanno distruggendo la democrazia e il benessere sociale in Europa.
LA SOVRANITA’ MONETARIA
prima moneta greca 800 a.c. |
Cuba può stamparsi la propria moneta nazionale. Ha la libertà di immettere denaro nella società per incrementare la produttività interna. Anzi, purtroppo ne ha due di monete. Questo crea il primo ostacolo per uno sviluppo economico. I beni, anche di prima necessità, vengono venduti in CUC (equiparato al dollaro USA), ma i salari statali vengono pagati in CUP (con un cambio di 1 a 25). Prima misura quindi eliminare la doppia moneta. Comunque si chiami (supponiamo CUC) deve essere la sola in circolazione, i salari devono essere in CUC, la moneta deve mantenere un tasso variabile e affacciarsi ai mercati internazionali. La prima critica che può essere sollevata è che Cuba importa la maggior parte dei beni dei quali necessita, anche di prima necessità. Quindi l’improvvisa presenza di valuta forte potrebbe causare un consumo eccessivo di beni importati che devono essere pagati in dollari, di conseguenza la moneta si svaluterebbe e aumenterebbe l’inflazione. E’ un falso allarme. L’investimento dello Stato dovrebbe essere massiccio e mirato all’aumento della produttività nelle infrastrutture: strade, scuole, ospedali, trasporti, impianti idrici, elettrici e fognari, etc. Ma non solo. Devono aumentare concreti incentivi, come in parte sta accadendo, nel settore agroalimentare, riportando il paese ai livelli di produzione che la rendevano un’eccellenza al mondo. Dovrebbe poi essere agevolata la presenza di imprese straniere per acquisire know how e sviluppare quelle attività che incrementerebbero una produzione di beni e servizi che oggi vengono importati. Allo stesso tempo, anche se l’inflazione potrebbe aumentare, la si potrebbe regolare con un aumento parallelo di produttività e di interscambio con paesi amici, che potrebbero così agevolare l’importazione di quei beni che inizialmente avrebbero bisogno ti tempo per essere prodotti autonomamente in quantità sufficiente per il paese. Allargare e stimolare delle maggiori relazioni con i vicini paesi sudamericani in via di sviluppo, oggi nella quasi totalità in cammino verso un modello socio-politico di impronta socialista. Il Venezuela è già un solido partner, il Brasile sta incrementando la sua presenza sull’isola, l’Argentina e altri minori sarebbero degli ottimi soci commerciali.
INDIPENDENZA DALL’OCCIDENTE
Cuba non deve fossilizzarsi sui limiti commerciali imposti dall’embargo USA. Se dovesse finire meglio, ma ignorarlo oggi si può. Proprio grazie all’indipendenza conquistata dai paesi sudamericani già citati, bisogna incrementare le relazioni con questi paesi e con altri paesi asiatici, relazioni che attualmente in parte esistono. Non solo Cina e Vietnam, ma ad esempio l’India, soprattutto nel settore medicale, potrebbero essere un’ottima alternativa. Limitatamente anche l’Europa stessa potrebbe incrementare le relazioni. Anche qui però dovrebbe normalizzarsi la regolamentazione per l’importazione a scopo commerciale sull’isola. Non solo per le imprese in compartecipazione statale, ma dovrebbe essere estesa ad ogni livello di imprenditoria privata. Lo Stato deve necessariamente liberalizzare concretamente le attività delle piccole medie imprese sull’isola e non solo nella vendita al dettaglio di beni importati, ma nella produzione di quegli stessi beni che oggi non vengono fabbricati sull’isola. Una corretta politica fiscale, con lo sviluppo di piccole medie imprese, potrebbe inoltre regolare un aumento esagerato dell’inflazione. Oggi Cuba si trova in una situazione simile a quella dell’Italia del dopoguerra. Solo un massiccio intervento del governo immettendo moneta nella società permise allora l’aumento di produttività e il conseguente sviluppo economico. E in quel periodo l’inflazione era a due cifre! Ricordiamoci che a Cuba sono 11 milioni di abitanti, con un potenziale creativo e di apprendimento superiore a quello di molti stati del “primo mondo” (basti vedere la capacità di inventarsi soluzioni impossibili altrove), su un territorio esteso come l’Italia.
PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
Al contrario di quello che accade oggi in Europa (ma in generale nel blocco occidentale) la partecipazione e la solidarietà del popolo con il governo è una realtà incontestabile. Le critiche sono molte, i problemi concreti sono reali, nonostante ciò la sensibilità politica è ancora presente. La sfiducia nelle istituzioni in occidente sta raggiungendo percentuali inquietanti, siamo sull’orlo di rivolte popolari. A Cuba questo è lontano dall’avvenire. Le deludenti situazioni nei paesi coinvolti nella “primavera araba” ne sono la conferma. Vediamo in questi giorni cosa sta accadendo in Egitto, ad esempio. L’imperialismo “democratico” dei paesi NATO ha fallito e continua a fallire. Il modello occidentale non si deve esportare! Mai! E’ morto! Cuba lo sostiene da più di 50 anni, questa è una forza imbattibile e la popolazione la sostiene. Il governo però deve necessariamente cambiare alcune posizioni autoritarie e anacronistiche che si trascina dietro da troppi anni. Deve rimodernare la propria ideologia, deve riformare il suo modello socialista, deve ringiovanire la classe dirigente, deve essere pluralista, deve abbandonare l’ostilità verso la dissidenza, anzi deve farne tesoro per mettersi in discussione e fare autocritica costruttiva. Non credo che il pluripartitismo sia la soluzione obbligata. Anzi le differenze politiche nelle società moderne stanno scomparendo del tutto. Poter scegliere le persone che ci guidano e gli indirizzi economici dei governi sono le uniche cose ad essere rilevanti per il popolo. Sono le garanzie sociali, il benessere reale, la felicità e la giustizia ad essere la via del futuro. L’obiettivo è impedire l’arricchimento individuale selvaggio, il diffondersi di piccoli gruppi di potere che soffocano il bene comune delle società. Questi principi sono il DNA del socialismo moderno e Cuba ne è pregna.
C’è chi mi considererà il “riformista dei poveri”, “l’economista del bar dello sport”, l’ingenuo e superficiale bohemien con semplici soluzioni per complicate realtà. Rispondo con un’ultima elementare riflessione. La semplicità è la base per la trasparenza e i cambiamenti concreti. Complicare con meccanismi incomprensibili la realtà è stato il mezzo principale che ha permesso alle elite Neoliberiste di attuare con successo un piano criminale che rischia di distruggere globalmente l’umanità intera.
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