Non
era facile spiegare il perché, da quando avevo 15 anni, ho sempre sognato di
andare a vivere a Cuba. Allora era un’isola che si trovava dall’altro lato dell’Atlantico,
che non avevo mai visto e che aveva una forma di governo tra le più strane,
elogiata da molti e fortemente criticata da altri. Dall’Italia mi tornava
difficile, per quanto cercassi di collezionare vari articoli di riviste, avere
una visione obiettiva del tema. In ogni caso continuavo a cercare quell’isola e
la sua aurea di mistero concentrava i miei desideri di adolescente. Fu così che
passai alcuni anni studiando tutto quello che trovavo sulla maggiore delle
Antille e sulla sua rivoluzione, lo feci così bene che oggi posso citare a
memoria i nomi dei figli del Che e di Fidel, le principali battaglie nella
Sierra Maestra e le tecniche di base della guerriglia. Ebbi anche il privilegio
di conoscere Gino Doné del Granma e Alberto Granado, quello della motocicletta.
Fin
qui, penserete voi, erano infatuazioni da bambina e probabilmente avete
ragione, se non fosse che nel 2009 mi laureai in lettere e feci il mio primo
viaggio a Cuba.
A quel tempo avevo 22 anni e più domande che risposte, con
questo spirito mi misi in viaggio. O l’avrei amata o odiata profondamente, la
Cuba reale. In realtà mi sbagliavo, tornai in Italia con più dubbi di prima,
perplessa e allo stesso tempo con il desiderio di tornarci per cercare a fondo
un centro di gravità permanente, un punto di vista dal quale formulare un’opinione
chiara e personale sull’isola.
Così feci un altro giro nel Novembre del
2010, un viaggio con zaino in spalla che mi mise a girare per le strade e le
campagne, dandomi la possibilità di domandare qualunque cosa alle persone, dal
funzionamento della “libreta” ai trasporti. Raccolsi in questo modo molti dati,
critiche e suggerimenti, alcuni mesi prima del sesto Congresso del PCC.
L’unico
giudizio che potei formulare al mio ritorno dalla seconda spedizione fu che c’erano
molte cose a Cuba che dovevano cambiare, però il nucleo socialista rimaneva
buono, valido e fondamentale per un positivo sviluppo della società cubana e
precisamente in questo senso mi azzardai a definirmi una rivoluzionaria.
Come
dice Pablito Milanes “non tutte le cose mi piacciono, però per lei darei la
vita”.
Lo
scorso anno, nel Dicembre 2011, a un paio di giorni dalla mia specializzazione,
ero a Cuba per cercare il modo di fermarmi a viverci. Per avere più possibilità
, avevo partecipato alcuni mesi prima ad una trasmissione televisiva a premi in
Italia. Sarà materialista dirlo, però anche per essere rivoluzionari bisognare
trovare i fondi.
Purtroppo, a parte questo, il mio terzo viaggio a Cuba è stato
un disastro e dovetti tornare in Italia perché mi scadeva il visto turistico e
mi mancavano i documenti per iniziare il trasferimento. Quello che più mi
ricordo sono le lotte negli uffici (a tutti piace il tuo progetto ma nessuno ne
vuole la responsabilità) e la “ciguatera” (tossina del pesce) che presi mangiando
del pesce a casa dei miei nonni cubani..
Sono tornata in Italia ferita nel
corpo e nello spirito. Non sono mai stata così vicino dall’arrendermi come
allora, volevo lasciare tutto, ma mi rendevo conto che senza Cuba io non ero
niente, che non si possono dimenticare all’improvviso anni di studio e
dedizione. Avrei dovuto cubanizzarmi un pò di più e imparare a inventare per
riuscire.
26
Marzo 2012. La mia terra mi chiama a vincere o morire, questa volta con tutti documenti
legalizzati e timbrati come vuole l’immigrazione.
Cuba in questi anni sta
cambiando, da diversi mesi in molti lavorano in proprio e si parla di una
riforma migratoria che arriverà tra non molto. Fatico molto… ma alla fine trovo
lavoro, quello che mi permetterà di restare nell’isola, con la categoria di
residente temporanea.
Adesso lavoro alla Finauto Internacional Ltd, società che
distribuisce le automobili Kia, Ssagyong e Daewoo a Cuba. In questi mesi ho
conquistato la simpatia di tutti i miei colleghi e passo il fine settimana impegnata in
attività culturali: teatro, danza, eventi pubblici, etc.
Forte dell’esperienza
che mi ha portato quì , per aiutare i miei compatrioti a emigrare sulla mia Isola
amata ho aperto un servizio di
consulenze legali e professionali a prezzo bassissimo che si chiama La HabanaFacil.
Tra
poco potrò avere la mia carta d’identità e la riforma migratoria è una realtà
da qualche settimana. Il cielo si sta aprendo poco a poco, per la mia Cuba
socialista e per me.
Sono convinta che questo paese abbia una futuro radioso
davanti a sé e credo che sia meraviglioso vivere qui e crescere con lui. Se inciampiamo
lo faremo insieme, ma ci rialzeremo e lotteremo per migliorarci ogni giorno di
più.
Adesso
sì che è facile spiegare perché ho sempre sognato di restare a vivere a Cuba.
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