25 novembre 2012

Riflessioni su Cuba: quelli che ritornano, quelli che aspettano

Puliamo le nostre case, pitturiamo e raggruppiamo tutto quello di valore, quello recuperabile, per cercare di mostrare il lato meno oscuro della nostra quotidianità. (La ricetta di sempre, una foto di famiglia nel parco di divertimenti, estate 1977).
Dal mondo ci scrivono la data del loro arrivo: ci arrivano notizie di profonda crisi e una terribile voglia di tornare a casa per sempre. Ma nemmeno la nostra casa è il paradiso. La crisi è stata la nostra stazione abituale. Se a volte ci lasciarono soli, se a volte decisero di partire e le cose non cambiano con la distanza, è stato per qualche motivo travolgente, la distanza tra Cuba e il mondo reale fa male, è un turbine che ferisce e ingarbuglia le lettere e le idee di unirsi tra  possibili mondi e famiglie.

Stiamo pulendo le finestre che affacciano sulla strada, frenando le uscite e sturando i tubi; il mondo grida e ci fa male continuare a costruire la scenografia per chi ritorna. Può essere retrogrado, può essere teatrale, ma necessitiamo che stiano bene con noi, in questo luogo che originò la loro partenza, la fuga finale.

Temo che non si sentano bene in quello che era, la casa di tutti.

Avrà lo stesso sapere il riso con pollo? Potranno riconoscere i miei occhi tra i mille che aspettano in aeroporto, un poco dopo i registri e le domande e i dubbi e le fastidiose manovre della dogana? Leggi, leggi e leggi per rendere il benvenuto insopportabile.
La città che si aspettano non è la stessa.
La donna che ti aspetti non è quella che ti sei lasciato dietro.
La casa è stata riparata come si è potuto con l'aiuto e il sudore vostro e nostro.
Un altro Natale senza Natale. Dimmi, com'é il Natale?
Un altro periodo, di cinque anni? per vivere insieme, un giorno, in una terra promessa senza crisi e magari, in comunione delle anime. Un altro ritorno con partenza, un altro evento per scegliere le parole e non discutere di governanti o situazioni politiche che non possono compararsi con l'eternità di questa famiglia che mostra la sua casa ancora una volta per cercare la riunione, senza crepe né rotture al suo interno. 

A quelli che sono a Cuba, a quelli che vengono a vederci, a tutti quelli che stringiamo per sentire il calore del corpo e ricostruire i ricordi genealogici: Per favore, lasciamo la politica da un lato, la famiglia alla fine deve essere PROTAGONISTA.

Signore: Non farci cadere nella discussione che per anni ci ha diviso e fino ad oggi, ci disperde e ci separa. Lasciaci mangiare il pane insieme senza terzi né quarti fantasmi appesi all'idea di una famiglia frammentata.

Buon Natale per tutti i cubani dall'Havana, Cuba, questo luogo che sempre vi aspetta.

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