25 novembre 2012

Cronaca di Cuba: il gioco dell'epidemia

foto di Javier Arzuaga
Stamattina davanti alla mia finestra ho sentito un gruppo di bambini che giocando gridavano "c'é il colera, c'é il colera.. ti faccio la puntura, lavati le mani..."
Di sicuro questi bambini non hanno idea di quanto sia reale il loro gioco. Solo imitano quello che vedono tutti i giorni. Riproducono quello che sentono dagli adulti, alla scuola o a casa loro.

Comunque rappresentano quello che succede all'ingresso di ogni esercizio pubblico, dove è obbligatorio lavarsi le mani prima con sapone poi con acqua e ipoclorito di sodio e infine pulirsi la suola delle scarpe su uno zerbino bagnato con cloro.

Questo è quello che accade nella realtà da più di 19 giorni a Santiago de Cuba e nei comuni nelle vicinanze. Sono le misure preventive per fronteggiare la diffusione di epidemie delle quali sta soffrendo la provincia orientale.

La cosa curiosa e scandalosa è che non esistono per il momento alcune dichiarazioni ufficiali, le autorità mediche  non parlano affatto della pericolosa situazione sanitaria. Ma in ogni sito pubblico: scuole, consultori, botteghe, mercati, supermercati, policlinici, etc. è obbligatorio il rituale del "lavaggio completo".

La stessa cosa succede nei terminali dei bus, all'atto di salire o scendere dai mezzi di trasporto. I chioschi privati ai lati delle strade non possono vendere bevande a base d'acqua come il caffé, succhi e frullati. La strade e le case sono fumigate con disinfettanti e un esercito di studenti di medicina passano porta a porta per domandare se si sono verificati casi di febbre, dissenteria o vomito.

La mancanza di informazioni ufficiali lascia spazio alle speculazioni popolari, la gente parla di cifre allarmanti dei casi di colera, dengue, leptospirosi e altre infermità infettive. 
Di sicuro i commenti della strada hanno una base di verità, si parla della quantità di pazienti ricoverati con sintomi simili, della carenza di posti letto negli ospedali e di una probabile quarantena per la capitale d'Oriente.

I dubbi, la prevenzione e la paura crescono quotidianamente. Ufficialmente però nessun comunicato, tutto tace. La sola cosa certa è che Santiago vive un'emergenza epidemiologica e il silenzio delle autorità fomentano le voci e le preoccupazioni popolari. Ovviamente circolano notizie di decessi tenuti segreti, ma sino a quando qualche dottore solerte e coraggioso non confermi tale drammatica realtà i bambini continueranno a gridare "c'é il colera, c'é il colera..."