25 novembre 2012

Cambio a Cuba: censurare la critica interna alla "rivoluzione" significa danneggiare la rivoluzione stessa

I paradossi e le contraddizioni, nonostante il faticoso cammino delle riforme, in quel di Cuba continuano a stupirmi ed inquietarmi sempre più. Ho già parlato in diverse occasioni della contrastante presenza mediatica in rete di blog a favore e contro la “rivoluzione”. Alcuni, quelli dissidenti, sia dentro che fuori dall’isola, sparano a zero sul governo, non ammettono il dialogo, vogliono distruggere il sistema, senza sapere con cosa sostituirlo, continuando ripetutamente a diffondere sempre gli stessi slogan: “abbattere il regime”; “instaurare la democrazia”, “libertà d’espressione”. 

In realtà la loro idea di “libertà” è inneggiare al modello americano, dal quale sono finanziati, pretendendo l'instaurazione di un sistema socio-economico ad immagine e somiglianza di quei modelli “liberi e democratici” che stanno flagellando il mondo occidentale, cancellando i diritti dei cittadini, annullando le garanzie sociali e rendendo in schiavitù interi popoli.

Altri, quelli ufficiali, “rivoluzionari” si distinguono a loro volta in due distinte linee di pensiero. 

La prima è quella che divulga e pubblica semplicemente notizie e informazioni ufficiali del governo, propagandando spesso, anzi sempre, solo gli aspetti positivi della realtà cubana, compiacendo il governo con elogi e ignorando quasi totalmente quei problemi concreti che a Cuba persistono e che in alcuni casi peggiorano una situazione sociale gravemente in crisi, sorvolando sulle necessità basilari del popolo, dai salari miserabili, alle infrastrutture decadenti, alle riforme titubanti, all’esitazione con la quale si frena il cammino di sviluppo che timidamente il paese sta intraprendendo.

La seconda è formata dai quei blogger che sostengono la rivoluzione e i principi sociali e umanitari che rappresenta. Composta anche da studenti “rivoluzionari” che difendono le conquiste morali e la posizione alternativa all’egemonia occidentale con forza e determinazione, ma che allo stesso tempo hanno uno sguardo critico su quelle evidenti contraddizioni che esistono all’interno della società cubana. Critiche che costruttivamente volgono ad un’analisi costruttiva di quello che non funziona, cercando nel dibattito possibili soluzioni, riforme, rinnovamenti all’interno della visione socialista del paese.



gli autori de La Joven Cuba
Purtroppo alcuni di questi blogger hanno abbandonato i loro progetti, alcuni di loro con giustificazioni personali, altri perché accusati di essere troppi critici e in alcuni casi nel trasformarsi in “dissidenti”.
Uno di questi siti che non risparmiavano critiche, osservazioni e che ponevano domande, a volte scomode per il governo, è La Joven Cuba, realizzato da un gruppo di studenti di Matanzas che con coraggio e obiettività mettevano in discussione i proprio principi e valori per cercare delle risposte a quegli interrogativi che i “media ufficiali” troppo spesso ignorano o sorvolano. Sempre con l’obiettivo di migliorare, ristrutturare e modernizzare il modello “socialista”, senza per questo voler dissentire in toto con gli ideali rivoluzionari.
Bene, questo sito non pubblica dal 18 Ottobre, non viene aggiornato ed è caduto nel dimenticatoio virtuale. Si credeva a problemi tecnici, ad una pausa di riflessione, ma lo scorso 22 Novembre il sito Cubano 1er Plano ha pubblicato un articolo nel quale afferma che il sito è stato bloccato da “autorità superiori” e si pone alcune domande che possono sembrare provocatorie, ma che hanno lo scopo di chiarire un’azione di forza “purificatrice” con la quale obsolete “entità censoriali” hanno deciso di oscurare il sito:

1. Perché si sta bloccando il blog La Joven Cuba nell’università di Matanzas?

2. Perché noi blogger dobbiamo permettere che alcune persone diffamino i creatori di LJC senza sostenere con alcun argomento questa decisione?

Nella capitale “alcune persone” si riferiscono a LJC come “un gruppuscolo di dissidenti dei Diritti Umani”, in un’altra università un professore ha puntato il dito su LJC come esempio di blog negativo, l’amministrazione dell’università di Matanzas chiede “misure concrete” che neutralizzino LJC.

Prese di posizione come queste da parte di personaggi che agiscono nell’ombra in nome di un cieco e purista ideale “rivoluzionario” e che lo interpretano in maniera ottusa e anacronistica, non fanno altro che alimentare le polemiche di quei blog dichiaratamente dissidenti e controrivoluzionari, i quali prendendo la palla al balzo utilizzeranno queste assurde “censure” come esempio di intolleranza e arroganza del regime e, a ragione, alimenteranno le fiamme dell’ottusa determinazione con la quale il sistema politico cubano azzittisce quelle voci critiche che si sollevano dall’interno della rivoluzione stessa.

Cancellare queste voci critiche, ma costruttive, che con mezzi pubblici dall’interno di un’università vogliono stimolare un dibattito positivo atto a correggere e rimodernare quelle incongruenze ideologiche e pratiche che affliggono la realtà cubana, significa rafforzare quella comunità dissidente ipocrita e pilotata da interessi nordamericani, che con dei mezzi economici infinitamente superiori mira non solo a destabilizzare, ma a rovesciare un’idea di progetto progressista e socialista che a fatica si vuole concretizzare nella nuova società cubana.

Nessun commento: