Le
nuove leggi migratorie che permettono ai cittadini cubani di viaggiare
liberamente senza chiedere il permesso di uscita alle autorità, stanno alimentando
molte polemiche a favore e contro le nuove misure.
La
prima osservazione positiva è ovviamente la tanto reclamata fine di una “reclusione
forzata” come da anni la dissidenza denuncia, la possibilità di rivolgersi ad
una ambasciata con il passaporto e richiedere un visto senza dover sottostare
all’approvazione del governo.
E’
anche vero che, come nel resto dei paesi al mondo, il rilascio del passaporto è
a discrezione della prefettura, che può negarne il rilascio per svariati
motivi. Non solo, dalle nuove leggi sono escluse alcune categorie professionali
come ad esempio gli sportivi, i dottori e i militari, almeno per un certo
periodo di tempo.
Ma
l’osservazione che voglio fare è di carattere prettamente politico ed
economico.
Da
qualche anno è indubbio che Raul Castro ha concesso nuove e rivoluzionarie
aperture sociali atte a cambiare e modernizzare il futuro della “rivoluzione”
socialista.
La
prima cosa fu la concessione di possedere un telefono cellulare, che ha immediatamente
sopperito alle limitazioni delle linee telefoniche fisse private. Fu un immediato
successo, oggi la maggioranza dei cittadini possiede un telefonino e ogni anno
i nuovi utenti aumentano sensibilmente.
La
seconda fu la libertà per i cittadini cubani di accedere agli hotel turistici
per stranieri, dove si paga in pesos convertibili (CUC). Oggi il secondo gruppo
per nazionalità che frequenta hotel a 5 e 4 stelle, dopo i canadesi, è proprio composto
dai cubani stessi.
Recentemente
l’apertura alle attività professionali e commerciali private ha permesso a
molti cittadini, siamo vicini alle 400.000 unità, di poter svolgere un’attività
in proprio, nonostante le restrizioni e difficoltà che ne limitano uno sviluppo
rilevante.
Anche la compra vendita di case e automobili
segnano un passo in avanti nella modernizzazione della società.
Infine oggi
le nuovi leggi migratorie cancellano il divieto di uscire e rientrare dall’isola
liberamente.
La
prima osservazione è che comunque la richiesta e relativa concessione del
visto di uscita è comunque sempre dipendente dall’ambasciata del paese che si
intende visitare. La maggior parte di questi, come l’Europa o gli Stati Uniti,
hanno delle restrizioni notevoli nel concedere i visti.
Quindi
potrebbe sembrare una scusa del governo cubano che ora può lavarsi le mani
dicendo ”ecco, vedete che sono gli altri paesi a non concedere i visti? Noi non
vi impediamo di viaggiare”.
Un’altra
importante analisi sta nel fatto che politicamente tali concessioni non
danneggiano gravemente il governo, anzi.
I
cellulari dovendo essere ricaricati in CUC sono una fonte di entrata di moneta
forte notevole, stesso discorso per l’accesso per gli hotel, anche questi in
valuta.
Idem
per le attività commerciali private che permettono uno sviluppo, anche se
limitato, di un’economia interna, con un conseguente guadagno per lo stato
dovuto alle licenze e alle tasse applicate a queste nuove imprese.
Stesso
discorso per le case e le auto, visto la povertà dei residenti, nella
maggioranza dei casi l’acquisto di questi beni avviene grazie al denaro dei
cubani residenti all’estero e quindi altra fonte di dollari.
Ma
l’aspetto più interessante potrebbe essere il fatto che il governo dimostrando
queste importanti aperture, svierebbe l’attenzione da quei problemi molto più
importanti che affliggono il popolo e l’economia:
salari insufficienti per una
sopravvivenza dignitosa, molto lontani dalla media degli altri paesi
latinoamericani e al di sotto della soglia di povertà;
una produttività interna
inesistente, con la conseguente assenza di esportazioni e quindi l’impossibilità di entrate di valuta internazionale
forte;
fonti di investimenti stranieri a tutt’oggi molto limitate, anche a
causa della mancanza di tangibili agevolazioni per promuoverne lo sviluppo;
la
doppia moneta che obbliga i lavoratori statali a percepire un salario in pesos
cubano, ma a dover obbligatoriamente acquistare molti beni di prima necessità
in CUC, con un cambio di 25 a 1.
Infine
un’ultima analisi in merito alla liberalizzazione dei viaggi all’estero.
Per il
governo permettere il libero espatrio sarà un nuovo modo di far entrare nelle
casse dello stato moneta forte dall’estero. Grazie a quei cittadini che
potrebbero lavorare in altri paesi, le rimesse di denaro per le famiglie
residenti e i periodi di vacanza che trascorrerebbero sull’isola sarebbero una
notevole risorsa economica.
Bisogna
considerare che oggi le nuove leggi migratorie permettono un soggiorno all’estero
di 24 mesi, nel caso di un viaggio negli Stati Uniti un cittadino cubano
potrebbe, dopo un anno di residenza negli USA, chiedere il soggiorno permanente
che gli permetterebbe così di lavorare legalmente e rientrare a Cuba a suo
piacimento.
Anche se l'incremento dell'emigrazione di forza lavoro all'estero, alla lunga provocherebbe una carenza di individui produttivi all'interno di Cuba, soprattutto di quei professionisti qualificati che potrebbero cercare in altri paesi gratificazioni, anche economiche, che oggi non possono trovare sull'isola.
Anche se l'incremento dell'emigrazione di forza lavoro all'estero, alla lunga provocherebbe una carenza di individui produttivi all'interno di Cuba, soprattutto di quei professionisti qualificati che potrebbero cercare in altri paesi gratificazioni, anche economiche, che oggi non possono trovare sull'isola.
In
conclusione bisogna considerare tutti gli aspetti delle aperture del governo
che, pur dimostrando un segno importante di modernizzazione e una chiara volontà di procedere verso uno sviluppo più democratico della società, sono anche mirate alla
ricerca di nuovi modi alternativi per rimpinguare le esigue casse dello stato
con moneta forte, unica maniera per sviluppare un incremento dell’economia
interna del paese.
2 commenti:
Poi rimane la tassa da pagare allo stato cubano di 40 euro ogni mese di residenza all'estero, ora per 24 mesi ..... Quindi Cuba si dimostra ancora una volta uno stato che sulle libertà vuole farci cassa in maniera esagerata....
No Riccardo, i 40€ non si pagano più fino a 24 mesi di permanenza, se si chiede una proroga si pagherà, non è ancora deciso quanto, ma solo dopo 24 mesi.
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