19 ottobre 2012

La politica di Cuba: elezioni, imparare dal Venezuela

Quattro anni fa mi sono interessata ad un comizio per la prima volta.
Quest’anno ho seguito il secondo processo elettorale della mia vita. In nessuna delle due occasioni si è trattato di elezioni del mio paese. Incoscientemente, mi ero convinta che le elezioni straniere influenzavano la mia vita più di quelle nel mio paese.

Nel 2008, guardavo la Mesa Redona sulle elezioni negli USA e leggevo gli articoli dal Granma sul tema. L’elezione di Obama poteva segnare la fine dell’embargo e la normalizzazione delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti. Anche se la vita non sarebbe migliorata, perlomeno avrei avuto la certezza che la giustifcazione non sarebbe stata l’embargo degli USA imposto al mio paese. Non successe nulla.

La storia ha dimostrato che ci vuole ben altro di un presidente nero alla Casa Bianca perché le cose possano cambiare, non basta arrivare alla presidenza pieno di buone intenzioni, ci sono paesi dove il presidente non è il capo del paese. Non basta aggiudicarsi il premio Nobel per la pace per meritarselo.

Quest’anno mi sono dedicata alle elezioni in Venezuela, senza decidermi se temere o desiderare che Chavez potesse perdere, solo perché così il nostro governo si sarebbe destabilizzato. Se il paese non riceve più conbustibile non accadrà come nel Periodo Speciale quando la gente sopportò “los alumbrones” (il piccolo  intervallo di tempo tra un’interruzione della corrente e l’altro).

Non so se è così che desidero che le cose cambino nel mio paese. Temo che il fatto di essere sottomessi a maggiori privazioni di quante già stiamo affrontando, spingerebbe la gente a scendere per la strada, con ragione, per convertirsi così in soggetti esposti alla repressione in nome della sovranità nazionale.

Domenica sono arrivata a casa con lo scopo di seguire una delle mie serie preferite alla televisione, ma è stata sospesa a casua della Mesa Redonda dedicata alle elezioni venezuelane, due ore prima della chiusura dei seggi elettorali.

Il conduttore e gli ospiti della trasmissione non menzionarono le conseguenze nefaste che avrebbe potuto sopportare il nostro paese nel caso Chavez avesse perso. Hanno parlato dei benefici ottenuti dal popolo venezuelano durante il suo governo e soprattutto elogiarono la democrazia esistente in quel paese.
Citarono addirittura il presidente Carter, a quel punto mi sono messa a pensare. Perché per essere onesta, non ho molta fiducia nei conduttori della Mesa Redonda quando si tratta di giudicare la democrazia. Non credo nemmeno che Carter possa avere l’ultima parola in merito, però almeno è un osservatore esterno, meno compromesso degli invitati al programma televisivo.

Mesa Redonda programma televisivo
della TV cubana
Non so se i compagni dela Mesa hanno realizzato che stavano elogiando troppo la democrazia venezuelana. Guardando bene Chavez si appresta alla sua seconda rielezione e alcuni assicurano che potrebbe diventare eterno al potere, sempre salute permettendo.
Ma cosa c’é di male nella rielezione di un presidente quando il popolo considera quello che sta facendo positivo, soprattutto quando il popolo sà che può sradicarlo dal potere con gli strumenti di cui dispone?
In Venezuela ci sono state elezioni nelle quali hanno partecipato più di un partito politico. Ogni votante ha avuto la possibilità di decidere, di fare la differenza con il suo voto. Secondo l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) più dell’80% del popolo è andato a votare. Facendo la fila per poter esercitare il loro diritto al voto, per decidere del futuro del loro paese.

Domenica 21 Ottobre, noi cubani andremo alle urne per il delegato all’Assemblea Popolare e poi staremo a guardare. Non parteciperemo alle elezioni dell’Assemblea Municipale, né alla Provinciale, né alla Nazionale e nemmeno all’elezione del Presidente del paese. In ogni caso non ci sorprenderà il risultato finale.
Sono sicura che quì votera più dell’80% della popolazione. Ma quanti lo faranno con la convinzione che il loro voto avrà peso nella vita del paese e quanti lo faranno per non compromettersi, per mantenersi adatti per lavorare nel turismo o in altri settori ben remunerati?
Ma soprattutto, che futuro decidiamo con il nostro voto, oltre al delegato che cercherà di risolvere i nostri problemi per un determinato periodo di tempo e ci darà risposte consolatrici ogni volta che si sentirà le mani legate?

I venezuelani hanno deciso ancora una volta per Chavez. Però hanno avuto altre opzioni, avrebbero potuto votare per altri candidati. L’opposizione era rappresentata. Capriles ha avuto l’opportunità di rivolgersi al pubblico, di usare i mezzi di comunicazione di massa per trasmettere quello che intendeva fare se fosse stato eletto.
A Cuba qual’è il meccanismo per cambiare il potere? Quali rappresentanti ci sono che, anche se in minoranza, si oppongono al governo?
“Venezuela ha dato al mondo una lezione di democrazia” ha affermato Carlos Alvarez, capo della missione UNASUR, dopo le elezioni di domenica. Anche a Cuba?

di Yusimì Rodiguez da Havana Times

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