29 settembre 2012

Musica cubana: condannare la volgarità del raggaeton, ma non prendiamoci troppo sul serio!

Importanti intellettuali cubani hanno appena denunciato il contenuto macista e sessista di alcune canzoni diffuse massivamente nell’isola, qualcosa che l’Istituto Cubano di Radio e Televisione sembra non aver notato.
Sicuramente il ICRT era molto occupato censurando il video del duo ‘Buena Fe’, dove appaiono due donne che si baciano sulla bocca, un’immagine che alla fine è stata accettata nonostante l’accusa di essere “peccaminosa”.


Ma l’emissione di canzoni e video clips a Cuba risponde anche ad una logica di mercato, perché non è un segreto che i gruppi musicali pagano per apparire e diffondere la loro musica in radio e tv. 
In questo contesto il Consiglio dell’Unione di Scrittori e Artisti (UNEAC) denuncia che a Cuba “la musica attuale presenta purtroppo una evidente carenza di valori che deriva da un’ampia gamma di volgarità”.

Al contrario, la musica e i testi delle canzoni sono un riflesso della cultura e dei valori di un popolo o almeno una parte di essi. E se anche fosse un virus trasmesso dall’estero è evidente che a Cuba ha trovato il terreno ideale per prosperare.
Il fatto è che la volgarità dei testi nelle canzoni era presente nell’isola molto prima che arrivasse il reggaeton. Alcuni gruppi salseri cubani hanno aperto il cammino parlando già con evidenti doppi sensi.

Promuovendo apertamente la prostituzione, una canzone di una famosa orchestra di salsa cubana raccomandava alle ragazze di dormire con i vecchi perché questi le mantengano, le comprino gioielli, casa, auto e le portino nei negozi.
Arrivano all’estremo nel dire che questa è la vita che le ragazze devono intraprendere.

Il fatto che tanta gente balli e canti queste canzoni dimostra che qualcosa non funziona bene nella formazione dei valori socioculturali. Ma la soluzione di un problema così grande non arriverà attaccando gli effetti, ma le cause che li generano.
La domanda non dovrebbe essere: Come possono le istituzioni impedire che i giovani ascoltino queste canzoni? Ma: Come lavorare culturalmente affinché i cubani, indipendentemente dall’età, rifiutino le canzoni maciste, sessiste e volgari?

Prima di incolpare i ragazzi e le ragazze, le generazioni che li precedono dovrebbero assumersi le proprie responsabilità, quelle che un governante dovrebbe avere, come intellettuale, come artista, come maestro e anche come padre e madre. 
La cultura e sottocultura dei giovani sono il prodotto diretto della formazione che ricevono, del sistema educativo della nazione, della famiglia, dei libri che leggono e di quelli che non leggono, dei film che vedono e del potere decisionale che esiste sulle loro vite.

La gioventù è figlia del tempo e di quello che li circonda. E’ lì dove bisogna agire prima di imporre norme giuridiche, come quella annunciata dall’Istituto Cubano della Musica. La proibizione servirà solo a vittimizzare queste espressioni musicali e infiammare la ribellione degli adolescenti.

Un ventenne mi ha detto che “mettere trappole legali all’uso della musica è una sciocchezza come lo è stata la proibizione dei Beatles negli anni ’60”. Mi ha ricordato che la generazione dei suoi genitori ha già dimostrato che la gioventù non accetta leggi sull’uso della musica.

La società dovrebbe domandarsi quanto di questo macismo, sessismo e volgarità è presente, in forma più o meno velata, nei criteri imposti da generazioni anteriori in temi come il sesso, la moda, l’arte, la razza e la tolleranza.

I giovani hanno bisogno di più spazio sociale che proibizioni, E lo necessitano nella musica, nella danza, nel cinema, nella letteratura e nella politica. Hanno bisogno di spazio per disegnare una nazione con la quale identificarsi, che assomigli maggiormente alla loro generazione e al loro tempo.

Una buona soluzione sarebbe darle voce e voto per creare valori etici e estetici che si conformino al patrimonio culturale della nazione. Perché cercare di imporre una formazione “a immagine e somiglianza” dei loro genitori e nonni è qualcosa che non ha dato risultati nemmeno a Dio.


Vorrei concludere dicendo che proibizioni come queste sono ipocrite quanto risibili. La volgarità, sessismo e macismo sono presenti in ogni forma di espressione artistica, non per questo bisogna prenderle con troppa serietà e cercare deviazioni morali per condannarle. La musica nello specifico è una forma di espressione che in alcuni casi esula dai testi che la accompagnano, anzi l'ironia e i doppi sensi la rendono ancora più accattivante e divertente. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se ai cubani tolgono anche la musica... La fanno davvero la rivoluzione ;)

Roberto Ferranti ha detto...

E' proprio vero, ma sarà come i "proibiti" di sempre, Willy Chirino, Celia Cruz, etc. li sentivano prima e continuerà così anche con il reggaeton...