16 settembre 2012

Dissidenti a Cuba: la drammatica diatriba virtuale su Martha Beatriz Roque


Nel precedente post ho scritto delle affermazioni della dottoressa Anabel Cardenas pubblicate sul blog Cambios en Cuba, la quale affermava di aver visitato Martha Beatriz Roque e di dubitare del suo effettivo sciopero della fame, in quanto le sue condizioni fisiche non mostravano segni di sofferenza dovuti ad un atto così estremo.

La reazione dei dissidenti che accompagnano la Roque non si sono fatte aspettare.
Diario de Cuba pubblica una dichiarazione di Yanez Contreras, che assiste i sei dissidenti che nell’abitazione della Roque stanno digiunando, la quale afferma che “in nessun momento i medici hanno visitato la dissidente cubana. Sono venuti alla casa, dopo aver inizialmente rifiutato, a visitare altri membri che stanno digiunando insieme alla Roque, ma Martha è rimasta chiusa nella sua stanza e si è rifiutata di farsi assistere”.

Altri due attivisti sono stati visitati e una di loro è stata trasportata all’ospedale. Secondo la Contreras è assolutamente falsa la notizia divulgata dal blog filo-governativo.

Comunque stiano le cose stiamo assistendo ad una drammatica “cyber-novela” mediatica da ambo le parti.
Lo sciopero della fame intrapreso dai dissidenti, che nel frattempo sono diventati 26, non ha nessuno scopo se non quello di attirare l’attenzione su una situazione sociale che è già ben conosciuta all’estero e che non necessita di ulteriori drammatiche manifestazioni.

Certo un atto così estremo ha proprio questo obiettivo, suscitare indignazione nell’opinione pubblica affinché si prenda coscienza di una determinata situazione che non si riesce a denunciare in altro modo.
Ma per quanto possa essere tragico, un atto così estremo non porterà a nessun risultato pratico. 
Di certo le autorità cubane non accetteranno le richieste dei dissidenti, per quanto possano essere giustificate. Inoltre l’opinione pubblica internazionale è a conoscenza da anni della realtà degli oppositori sull’isola e non ha dimostrato di poter fare pressione sul governo cubano affinché cambi le sue posizioni in merito.

L’unico risultato nel caso si arrivasse all’estremo sacrificio dei dissidenti sarà quello di creare dei martiri per una causa che non ha bisogno di altre morti, ma di un lavoro continuo per sensibilizzare maggiormente la popolazione cubana piuttosto che cercare sterili consensi globali.

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