29 gennaio 2011

Vivere a Cuba: morire di sete

Mentre Fidel Castro si distrae nel suo prezioso ritiro, all'Havana sembra che il suo sistema inutile e punitivo sembra impegnarsi nel raggiungere quello che sino ad oggi sembrava impossibile per il mite popolo cubano: che la gente scenda in piazza in un impeto di vera ribellione.

La drammatica carenza d'acqua unita alla inettitudine e indolenza dei dirigenti, minaccia di togliere il proverbiale giudizio responsabile dei cittadini.
Già si registrano manifestazioni in molte zone dove la popolazione sembra essere arrivata al limite di sopportazione, e le consuete giustificazioni del regime, come quella che da tempo non piove, non sono più sufficienti.

La proverbiale superbia degli amministratori secondo i quali la gente deve accettare docilmente (loro preferiscono dire con ordine e disciplina) tutte le loro deficienze, li sta portando ad una stato di irresponsabilità che potrebbe portare ad una possibile esplosione sociale, che da troppo tempo è stata rifiutata dal popolo e che sarebbe il colmo delle disgrazie che i cubani già sta stanno sopportando da molto tempo.

Non sarebbe strano, come già troppe volte la storia del mondo ci ha insegnato, che un fatto comune si converta in un detonatore di rivolta popolare, soprattutto sotto un regime che ha sempre sistemato le cose per poter continuare impunemente le più scandalose violazioni civili.

Il problema della mancanza d'acqua, anche se non è nuova nella capitale, oggi dimostra non solo l'incapacità generale del regime e della sua storica atroce maniera di amministrare una nazione di fronte ad una inevitabile necessità di sviluppo, ma conferma l'incapacità di prevedere la possibilità che il popolo possa arrivare a un limite di sopportazione e che si lanci per le strade, consapevoli che l'unica cosa che hanno da perdere ormai sono solo le loro catene.

Si comprende che molti cubani si entusiasmino a questa possibilità, così ansiosi come sono di vedere la fine di questa dittatura. La cattiva notizia potrebbe essere il fatto che una sommossa popolare in questo momento porterebbe a rischiare migliaia di vite innocenti senza che questo necessariamente porti alla fine del sistema.

Ma anche se così fosse, sarebbe da vedere in che misura la violenza potrebbe risultare garanzia di pace, armonia e prosperità.

fonte CubaNet

7 commenti:

nino ha detto...

ripetere in continuazione che la gente di cuba può scendere in strada per protestare contro questo e quello, non serve a fare da detonatore alla protesta.
Ma se anche la gente scendesse in strada, il governo cubano non invierebbe certamente l'esercito a sparar, sia perchè questo serve per la difesa del territorio dell'isola dalle eventuali ed inverosimili aggressioni esterne, sia perchè anche un solo morto a cuba da parte dell'esercito o della polizia sarebbe qualificata dalla stampa internazionale come massacro e carneficina, quando i morti in egitto, invece, vengono considerati incidenti di percorso di un regime che continua ancora ad avere l'appoggio degli usa e dell'europa, nonostante le 100 vittime.
Si verificherebbe la stessa situazione del 1980 e del 1994.
Si permetterebbe a qualche migliaio di persone di recarsi negli stati uniti, dove in verità con la crisi economica non si sente la necessità di attirare manodopera, con vecchi e scassati barconi.

Roberto Ferranti ha detto...

Nino apprezzo sempre il tuo interesse verso i miei post e rispetto il tuo punto di vista. Non capisco però come puoi continuare a difendere, anzi enfatizzare, le deficienze, le assurdità, la totale immobilità del regime cubano. Ma tu frequenti Cuba? Sei in contatto con i cittadini comuni? sei mai entrato in una tienda per cercare latte o yogurt per bambini? sei mai stato ricoverato in un ospedale cubano? hai mai visitato una scuola, elementare o università che sia? infine, hai mai provato a vivere con 300 pesos cubano al mese, anche se con libreta? In quanto alle analogie con l'Egitto o la Tunisia la tua visione mi sembra un pò miope. Le analogie (senza tirare in ballo sempre gli USA) sono fin troppo evidenti.
Non si tratta più di schierarsi politicamente, le fazioni ideologiche, se non te ne sei accorto, non esistono più nè a Cuba nè tantomeno in Italia (Bersani e il PD dimostrano fin troppo chiaramente l'assurdità delle sinistre contemporanee). Io mi ritengo profondamente socialista, nel senso più pragmatico e profondo del termine: le nazioni e i governi al servizio del benessere dei popoli e non di meri interessi personali, siano quelli di Fidel o di Berlusconi. Grazie per stimolare un dialogo, con simpatia, Rob.

nino ha detto...

che a cuba ci siano molte deficienze economiche ed un partito unico che impedisce libere elezioni sono fatti acclarati.
Ma proprio perchè si sta parlando di fatti, non credo sia possibile, per capire quello che potrà accadere, fare riferimento ai propri desideri.
La situazione a cuba è anni luce differente da quella tunisina ed egiziana.
Tutto è cominciato con l'aumento dei beni di prima necessità, dovuto alle speculazioni internazionali ed al fatto che quei governi non sono intervenuti tempestivamente per impedire che il libero mercato determinasse il prezzo del cibo.
Ora, a cuba, per quante limitazioni ci possano essere, il prezzo del cibo è tenuto, per ovvii motivi, sotto costante attenzione da parte del governo.
Perciò è da escludere che la gente possa scendere in strada per questo motivo.
Ma anche ammettendo che la gente scenda in strada per protestare contro le deficienze economiche del governo e per chiedere libere elezioni, il governo cubano farà intervenire semplicemente la polizia senza armi, come è successo nel 1980 e nel 1994.
Al massimo si permetterà a 150-200 mila cubani di andare verso gli stati uniti. L'esercito cubano, infatti, sta con il governo e con il partito e non certamente con i dissidenti.Perciò, mai, si schiererà con questi ultimi. E questi non sono mie speranze, ma i crudi fatti, basta volerli vedere.
Infine, che in tunisia ed egitto le rivolte in piazza permetteranno il crollo dei regimi di ben ali e mubarak non è per nulla scontato. Anzi, in egitto è sicuro il contrario. L'esercito egiziano dal 1952 appoggia il regime e non permetterà, come in algeria nel 1992,la vittoria del partito dei fratelli musulmani.
Al posto di mubarak sarà scelto qualche altro burocrate, non da libere elezioni, ma dai generali egiziani, con grande soddisfazione degli usa i quali, chiaramente, per mezzo del premio nobel per la pace del 2009, in questo momento si dicono sia favorevoli alle riforme, che a mubarak.

Roberto Ferranti ha detto...

Vedi Nino la tua analisi su Egitto e Tunisia è impeccabile, ma questo NON E' IL PUNTO! dici che il prezzo del cibo è tenuto sotto controllo??? Ma che dici! a Cuba se non hai CUC il cibo non c'è proprio!!! Non solo, ma la libreta è sempre più misera e comunque per una famiglia di 4 persona basta a malapena per una settimana, senza considerare che non viene concesso olio, pomodoro passato, burro, sale, pochissimo zucchero, ora anche i vegetali scarseggiano senza parlare dei prodotti basici per l'igiene personale (per il governo dovrebbero girare pieni di croste e puzzando come capre). Vogliamo parlare dell'acqua? In alcune province orientali già da anni l'acqua si paga: a Guardalavaca in provincia di Banes (Holguin) per esempio gli edifici popolari (a poche centinaia di metri dagli hotel per turisti dove l'acqua si sperpera abbondantemente) devono comprare diariamente l'acqua dalle cisterne ad un costo di 10 PC al giorno (fatti i conti solo per l'acqua se ne va un salario mensile). Poi dici che al massimo in caso di sommossa popolare non ci sarebbe violenza da parte della polizia, il regime permetterebbe a chi vuole di andare negli USA, MA CHI CI VUOLE ANDARE!!! I cubani vogliono vivere decentemente e democraticamente nel loro paese, tu saresti felice se per sopravvivere ti permettessero di emigrare in un'altro paese? E poi facendo cosa negli USA? I miserabili? O i malviventi?

nino ha detto...

che il prezzo degli alimenti sia tenuto sotto controllo non lo dico io, ma sempre i fatti.
Lo stato, infatti, vende con la libreta cibo per 10 giorni a prezzi molto bassi.
Ci sono, inoltre, i mercati agropecuari statali, quelli degli appezzamenti agricoli urbani e dell'ejercito de la juventud che, pur essendo poco forniti, hanno prezzi piu' bassi rispetto a quelli particulares.
Qui sicuramente i prezzi degli alimenti sono alti, ma in casi eccezionali, come il passaggio degli uragani nell'agosto settembre 2008, vengono fissati dallo stato.
Quando parlo di prezzi bassi degli alimenti non mi riferisco, ovviamente, a quelli presenti nelle tiendas in cuc, che non sono alle stelle per un cubano che vive del magro salario statale, ma addiritttura oltre.
Tutto ciò, però, non significa che con il salario statale si riesca a far fronte alle esigenze alimentari e non, anche se sono pochi coloro che non risolvono o non hanno un altro lavoro.
Comunque, bob, non sarà difficile constatare se la rivolta del nordafrica toccherà la isla grande o meno, basterà vedere ciò che accadrà nei prossimi mesi.
Io credo che, sulla base di quanto detto, a cuba non accadrà assolutamente nulla e che gli accostamenti tra l'isola e il nordafrica sono il frutto di attese e speranze, certamente legittimi,ma non suffragate dai fatti.

Nb: meglio inviare barconi negli usa, in caso di rivolte, piuttosto che sparare sulla gente, come hanno fatto e stanno facendo gli alleati del nobel per la pace

Anonimo ha detto...

Come cubana certamente non so cosa ci farà uscire a Cuba del letargo rivoluzionario, e della apatia seminata durante +50 anni di Involuzione proletaria. Rob sono molto contenta del tuo ritorno. Un abbraccio Andria

Stefano ha detto...

"Nella storia delle relazioni internazionali, Cuba è il paese al quale va il privilegio di aver subito la più lunga campagna di terrore orchestrata dalla prima potenza mondiale. Se vi fosse un minimo di obiettività e di amore per la verità, questo assioma sarebbe noto a tutti.
Dal 1959, la popolazione dell'Isola vive in un permanente stato d'assedio che ne ha condizionato ritmi e stili di vita. L'eterogeneità dei mezzi messi in campo è impressionante: invasione militare diretta, attacchi biologici, attentati terroristici, sabotaggio delle infrastrutture, ondate di assassinii, strangolamento dell'economia, guerra di propaganda, aggressioni politiche e diplomatiche." (Salim Lamrani)
E qui leggo di "totale immobilità del regime cubano" per finire con: "Io mi ritengo profondamente socialista, nel senso più pragmatico e profondo del termine: le nazioni e i governi al servizio del benessere dei popoli e non di meri interessi personali, siano quelli di Fidel o di Berlusconi."
A vedere accostati i nomi di Fidel e di Silvio mi viene da piangere e addirittura vederli paragonati in quanto entrambi spinti da interessi personali mi fa rabbrividire. Consiglio prima di scrivere assurdità di rivedere la storia cubana dal 1898, anno della guerra ispano-cubana-americana, ad oggi così forse sarà più chiaro il fatto che il problema non è l'immobilismo del regime cubano ma l'isolamento a cui è tutt'ora costretto! Per la cronaca comunque Fidel Castro ha uno stipendio di circa 500 pesos cubani al mese, l'equivalente di 20 euro e ha dedicato la sua intera vita al benessere del suo popolo come nessun altro SOCIALISTA al mondo!!!