07 novembre 2008

Vivere a Cuba: l'affronto del governo

di Claudia da Octavo Cerco
Il governo lancia di nuovo una campagna per far sì che il popolo si faccia giustizia da solo e che assuma una condotta predeterminata per terminare con quello che a loro sembra incorretto.
Una volta in più alimentare l’odio tra di noi, perché così ci mangiamo come cannibali mentre loro si lavano le mani da tutta la responsabilità. Non si tratta più del mercato nero, l’illegalità e la delinquenza, che a Cuba hanno raggiunto livelli astronomici, se non finirla con tutto questo. Chi deve finirla con tutto questo? Noi.
Una campagna delle più assurde in un paese dove nessuno vive del suo salario statale, dico statale perché sia chiaro che molta gente lavora duramente e vive, del suo lavoro illegale.


Però dietro una campagna c’è quello di sempre, la vecchia tattica di metterci uno contro l’altro, di mettere una vicina di casa sotto l’enorme responsabilità di decidere chi è politicamente corretto, chi vive del suo salario, chi è integrato nella società e, più in là ancora, decidere tutto questo per lei significa domandarsi quali potrebbero essere in futuro le misure che si debbano applicare a lei stessa nel caso in cui non compia la sua missione.

Di vivere nel dolore di sapere che un giorno qualsiasi la presidentessa del CDR (Comitato di Difesa Rivoluzionaria), che mi è simpatica, busserà alla mia porta leggendomi la carta o che il consiglio dei vicini, con i quali mi trovo bene, debba essere obbligato a chiedermi i dati di Ciro Diaz, del perché vive a casa mia.
L’infermità dell’odiare la “vigilanza”, la paranoia di vedere qualcuno della “Sicurezza di Stato” in ogni angolo e per la sicurezza di vedere un terrorista in ogni civile, la terribile perversione di vivere nella clandestinità per poter mangiare, di fomentare odio tra gli avaneri e tra quelli delle altre province tramite la PNR (Polizia Nazionale Rivoluzionaria), piena di orientali costretti, a causa della campagna migratoria, a obbligare i loro concittadini a rientrare nella loro provincia d’origine. Una società basata sulla menzogna del governo, che non ha fatto altro che istituzionalizzare i pettegolezzi, l’abuso del potere, l’odio e la demoralizzazione.

Sono stanca di sentire parlare della costruzione di una società perfetta, io NON voglio nessuna società perfetta. Di vedere alla televisione come arbitrariamente si accusa il nostro popolo di tutti i mali e ci si responsabilizza e ci si ordina di fare o disfare contro i nostri simili. Di sopportare il sentirsi dire che i vampiri dell’illegalità devono essere distrutti, e che si faccia impunemente un richiamo alla segregazione civile.

Che nel mio paese le elezioni americane siano più interessanti delle proprie… Scusa che elezioni? Che per quello che chiamano voto si facciano 4 riunioni da un mese prima per spiegare che il voto è volontario però… e che dovete stare attenti a quello che mettete sulla scheda… così che nessuno si bagli è meglio che… bussate alla porta del tipo che non è sceso… non la smette di fare così, tanto lo sa che lo andremo a prendere… dover stargli dietro, non è facile, non ci piace farlo…

Voglio un governo che sia responsabile dei suoi atti e che non consideri i suoi cittadini come peoni negri contro bianchi a mangiarsi a vicenda, voglio che l’orizzonte della mia libertà non si fermi alla punta del naso, che i dirigenti non decidano da dove devo leggere fino a quando devo cambiare il frigorifero, o quante libbre di riso al mese devo mangiare, e che inoltre esiga un ringraziamento eterno, senza condizioni.

Voglio che finisca una volta per tutte la caccia alle streghe e che a Cuba non debba vivere più una notte dei lunghi coltelli guidata dal popolo e manipolata dal governo.

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