Si possono avere 23 anni e vedere le cose in modo chiaro come chi ha vissuto molto. È possibile possedere un catorcio di computer distrutto dal calore e scrivere un blog senza perdere colpi nell’impresa. Si possono dire le cose più dure - che buona parte della gente borbotta solo in casa - in maniera pubblica, sfacciata e persino sensuale.
Per ottenere questo risultato singolare devi chiamarti Lía Villares, vivere a Luyanó, suonare la chitarra e avere il desiderio di cambiare le cose. Un giorno ha unito il nome della sua città alla perdita cronica di globuli rossi e ha inaugurato il suo blog Habanemia (http://www.habanemia.blogspot.com).
Nel suo caso l’assenza di emoglobina è stata causata dalla scarsità di sogni di una generazione che ha potuto fantasticare pochissimo. Lía è stata tra coloro che hanno cominciato ad andare a scuola contemporaneamente all’ingresso del Periodo Speciale nelle nostre vite.
Questi ragazzini non ricordano la tessera di razionamento industriale che, contrassegnata da una sfavorevole lettera “E”, mia madre conservava come il documento più prezioso della casa. Quella generazione ha ritenuto normale non bere latte a colazione, non ricevere regali per i compleanni e ascoltare - inebetiti - storie di manicaretti antichi, che raccontavano i più vecchi.
I grandi occhi di Lía esprimono calma e domande - migliaia di interrogativi contemporaneamente -. Nel Blog si scioglie la capigliatura e si trasforma in un’altra persona. Grida, canta, mostra il pane e olio, unico alimento conseguito in questi giorni privi di rifornimenti. La sua angosciata fiducia nella vita * è uscita fuori con gli amici sfogandosi nella calle G, durante la notte, ci sono libri che la distraggono dal tetto con le travi fuori: “Io nella mia casetta di Luyanó, che cade a pezzi come tutta L’Avana, passo come posso le ore senza Internet, cerco di dormire e di finire L’idiota”.
“È meglio venti volte essere uno straniero nell’Isola fatale che essere un cubano con le carte in regola” ci dice in uno dei suoi post. Malgrado ciò, adesso Lía non è “un cubano con le carte in regola”. Habanemia (http://www.habanemia.blogspot.com/) le ha permesso di scrollarsi di dosso quella massima generale che lei ha descritto come “inattività e silenzio. Inerzia collettiva di un popolo assorto”.
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