25 ottobre 2008

Riflessioni su Cuba: mia habanemia

di Lia Villares da Habanemia

L'Avana è in grado di dimostrare che è fedele a uno stile. Le sue fedeltà sono in atto. Scossa, stirata, smembrata da braccia e gambe, tuttavia dimostra questo ritmo. Ritmo che tra la diversità roteanti è il dominante zafferano spagnolo.

Ha un ritmo di crescita vivo, vivace, di respirazione di una città che non è sorto in una settimana di disegni e di equazioni. Ha un destino e un ritmo. Le sue assimilazioni, le sue esigenze di città necessaria e fatale, tutto questo conglomerato che si è formato dietro mille porte, continua a mantenere questo ritmo.

Ritmo di passi lenti, per la stoica non-preoccupazione davanti alle ore, di sonno con ritmo marino, di elegante tragica accettazione della sua decomposizione, perché conosce la sa sua tragica perdurabilità.

Questo ritmo - invariabile lezione dalle costellazioni pitagóriche - nasce da proporzioni e misure. L'Avana ha ancora una misura d'uomo. L’essere rincorre i suoi contorni, li trova nel suo centro, ha le sue aree di infinito e di solitudine in cui arriva il terribile.

Josè Lezama Lima

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