19 agosto 2008

Vivere a Cuba, Yoani: Salire e scendere

di Yoani Sanchez blog Generaciòn Y
traduzione Gordiano Lupi


Più di venti anni a rattoppare l’ascensore sovietico e a fare sport per le scale, stanno per finire. Due fiammanti ascensori russi sono appena arrivati nel mio edificio per rimpiazzare la obsoleta tecnologia socialista. Abbiamo dovuto aspettare che il vetusto apparecchio esibisse la sua attuale condizione di “pericolo per la vita”; che gli edifici dei militari - vicini al mio - esaurissero la priorità nella sostituzione dei loro ascensori e che le relazioni Cuba - Russia tornassero a fiorire.

Sono contenta perché Reinaldo non dovrà impiegare tanto tempo per rattoppare il preistorico ascensore dell’Armenia. Per merito di chi venti anni fa lo espulse dalla sua professione, noi che abitiamo questi centoquarantaquattro appartamenti abbiamo beneficiato di un giornalista diventato meccanico che, vivendo al quattordicesimo piano, era molto interessato a riparare l’ascensore. Solo con l’impegno dei vicini si è potuta allungare la vita utile di qualcosa che avrebbe dovuto essere rimpiazzato da molti anni. Le soluzioni che mettono in pratica i cittadini vengono spiegate molte volte come “risultati del sistema”, mentre dovrebbero essere indicati come disperati tentativi di sopravvivenza.

Dopo una decade passata a cannibalizzare uno degli ascensori e a prendere i suoi pezzi per far funzionare l’altro, abbiamo la speranza di rimpiazzarli. Per montarli serviranno circa quattro mesi, nei quali lascerò molte calorie sui duecentotrentadue scaloni che mi separano dalla strada. Senza dubbio, non mi spaventa l’intenso esercizio: ho salito questi quattordici piani portando in spalla la mia bicicletta, spostando un materasso e, un sacco di volte, con mio figlio in braccio. Adesso lo farò con l’incentivo che avremo presto due nuovi ascensori. Non saranno sovietici, come quelli di così pessima qualità, ma - e qui è bene sottolineare la differenza - semplicemente “russi”.


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