Domenica, 24 agosto 2008. Un gruppo di ex dirigenti, diplomatici e militari del partito comunista cubano, hanno lanciato, all’'Avana un progetto di socialismo "democratico e partecipativo […] per salvare il paese e la rivoluzione da una possibile “rivolta sociale“, ha riferito domenica scorsa il quotidiano spagnolo El Mundo.
Tra le denunce, includono l'ammissione di altri tipi di proprietà, l'aggiornamento del codice penale in materia di diritti umani e "mettere gli esseri umani al centro della vita nazionale."
Gli autori del manoscritto sono per la maggior parte militanti del Partito Comunista Cubano, ex leader comunisti, ex diplomatici o ex militari in pensione.
Il testo originale è stato scritto dall' ex diplomatico Pedro Campos. In collaborazione con “un gruppo di colleghi preoccupati per il futuro del Socialismo a Cuba", ha detto al quotidiano spagnolo Felix Sauti, attivista PCC, che è stato il fondatore del giornale ufficiale “Juventud Rebelde” negli anni Sessanta e che poi ha occupato posizioni di leadership in seno al governo.
La proposta del gruppo è quella di tranistare dal "socialismo di Stato" ad uno " partecipativo e democratico", per lasciarsi alle spalle il distrutto sistema centralista, autoritario e verticale, ereditato dallo Stalinismo.
Hanno anche chiesto l'ammissione di altre forme di proprietà e di produzione, così come l'eliminazione dei monopoli di Stato sul mercato interno per rendere possibile un libero mercato.
Inoltre ri reclama che il codice penale sia aggiornato con le convenzioni dei diritti umani (civili, politici, economici, sociali e culturali), firmato di recente all'Avana, e che si rivedano le pesanti condanne inflitte ai detenuti politici.
E’ anche a favore all’applicazione di formule più partecipative, democratiche e dirette nei processi elettorali, e sulla struttura ed il funzionamento del governo. Il documento ribadisce che la libertà, la piena uguaglianza e la giustizia sociale è impossibile fintanto che gli esseri umani non siano soggetti economici con pieni diritti.
Come oppositori del "socialismo di stato", sollecitano la creazione di cooperative per le costruzioni, la ristorazione, i trasporti ed i servizi comunali e pubblici, e che si approvi una legge sull'immigrazione che elimina gli assurdi obblighi come la richiesta del permesso per uscire dal paese, ripristinando inoltre il diritto per i cubani che vivono all'estero di rientrare sull’ isola
ogni volta che lo desiderino.
I partecipanti al progetto hanno come obiettivo quello di instaurare "l’essere umano -non lo Stato- al centro della vita nazionale". E per spiegare le paralisi delle riforme sull'isola sostengono che "alcuni complicano e ostacolano le future riforme, e sembrano interessati soltanto ad un loro naufragio ".
A proposito di Raúl Castro, ritengono che ha aperto "un capitolo di speranza che non possiamo perdere", ma a causa della resistenza naturale del tessuto burocratico, gli è stato consentito solamente di presentare misure isolate, alcune controproducenti, per migliorare la statalismo dipendente, per aderire così al tradizionale discorso di più lavoro e sacrificio".
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