La blogger Yoani Sanchez e suo marito Reinaldo
Escobar sono stati arrestati ieri a Bayamo dove si erano recati per il
quotidiano El Pais per assistere al processo di Angel Carromero.
Non voglio entrare nel merito della figura
politica di Yoani e di Reinaldo, ma è triste assistere a continue forme di
repressione di giornalisti indipendenti sull’isola. Maggiormente se stanno
svolgendo un lavoro per una testa giornalistica internazionale. Queste forme di
continua pressione sull’opposizione danneggia sempre più l’immagine del governo
cubano, soprattutto nei confronti della comunità internazionale. Una maggiore tolleranza da parte del regime potrebbe solo aiutare una nuova immagine del governo, indispensabile per quelle riforme che lo stesso Raul sta cercando di applicare con fatica.
Ecco un’estratto dell’articolo di Gordiano Lupi
sulla stampa di oggi, da Nuovacuba:
La
blogger Yoani Sánchez e suo marito, il giornalista indipendente Reinaldo
Escobar, sono stati arrestati ieri a Bayamo, dove si erano recati per cercare
di assistere al processo contro lo spagnolo Ángel Carromero, accusato di
omicidio colposo per la morte dei dissidenti Oswaldo Payá e Harold Cepero.
Yoani Sánchez “è venuta a Bayamo per mettere in scena una
provocazione e danneggiare il processo a Carromero. E’ stata arrestata dalle
autorità locali”, ha scritto su Twitter il giornalista di regime Yunior Garcia
Ginarte, corrispondente della Televisione dalla provincia di Granma,
qualificando la blogger come “filostatunitense”. García Ginarte ha accusato
Sánchez ed Escobar di seguire gli ordini della Sezione di Interessi degli Stati
Uniti all’Avana, per creare uno show mediatico.
In realtà, Yoani Sánchez è corrispondente da Cuba per El
Pais, quindi era suo preciso dovere di giornalista recarsi a Bayamo per
reperire informazioni sul processo. Il problema è che Cuba la considera una
“corrispondente illegale”, non accreditata, perchè il regime dei fratelli
Castro vuole scegliere i giornalisti autorizzati a parlare del Paese.
11 commenti:
Roberto, i dittatori non hanno una immagine da difendere.
Le riforme non sono da cercare in Raul... Sono da ricercare nella Democrazia.
Yoani Sanchez è un vera patriota.
E' la nostra perenne differenza di veudute. Io non credo che il cambio a Cuba debba necessariamente passare per una "democrazia" come la intendi tu. Non credo nemmeno che il termine stesso di democrazia sia attuale. Credo che il cambiamento verso una società più equa e giusta sia indipendente dal sistema che la governa. Il sistema repressivo cubano è da condannare, come mille altre ingiustizie, contraddizioni e diseguaglianze. La libertà d'espressione deve essere difesa, come il rispetto per chi dissente. Per il resto ci sarebbe da reinventare l'idea propria di uno stato democratico. Per democrazia intendo movimenti politici che dibattono e governano, magari alternandosi nella guida di un paese. Eletti direttamente dal popolo. Ma questo a Cuba è prematuro, anche se possibile in futuro. Al momento è utopico pensare che possa attuarsi rapidamente. Inoltre le priorità sono altre e sappiamo bene quali sono. Sul ruolo politico di Yoani ho già espresso più volte come la penso, sarà anche una patriota, ma per me troppo filo-americana. Anche i mafiosi di Miami si definiscono patrioti così come i milioni di cubani simpatizzanti per la rivoluzione, è un'altro discorso...
Arrestare esseri umani per le loro opinioni è da bestie.
Vuoi dialogare con le bestie?
Ti ho già risposto, IO SONO PER IL DIALOGO SEMPRE E COMUNQUE, il mondo non è un cartone animato dove tutto è costruito come piace a noi. Il mondo è ingiusto, quello dove viviamo noi lo è anche peggio di altri... Devo farti l'esempio di Cucchi? Fermare manifestanti per svariate ragioni avviene in Italia, in USA, a Cuba, ovunque! Non sarà giusto ma è il nostro mondo, non essere ingenuo...
Tu confondi violenze di piazza e arresti per semplici opinioni.
Cucchi, e non è il solo, è stato ucciso per molto meno... per nessuna ragione! non usare due pesi e due misure... Yoani è stata fermata per evitare possibili problemi, ovviamente non è giusto, ma è quello che succede quotidianamente nelle "democrazie" occidentali, devo ricordarti occupy wall street?
Cucchi è la terribile eccezione dopo un periodo con MILIONI di persone scese in piazza.
Questo parallelo mi da i brividi.
Occupy wall street, ho conosciuto e parlato con alcuni dei ragazxi che hanno partecipato a quella di francoforte... È un esempio di democrazia.
Si può esprimere la propria opinione.
Cuba è una tirannia il solo pagarone con l'europa è fuorviante
Guarda, se la metti così non abbiamo molto da discutere. Io parto da un concetto di coerenza intellettuale. Condanno allo stesso modo la repressione a Cuba come quella in Italia, Spagna, Usa o dove vuoi tu. Se poi vuoi ostinatamente difendere una forma di violenza "democratica" e condannare l'altra "diattatoriale" sei ovviamente libero di farlo, ma non differisci da un qualunque opinionista ufficiale del governo cubano! Mi dispiace notare che siete due facce della stessa medaglia!
Premetto che sono d'accordo con Roberto, e mi complimento con lui proprio per il suo ragionamento, per il quale non ha dovuto snocciolare dati ma semplicemente usando un minimo di coerenza intellettuale e di chiarezza logica.
Caro "nuovacuba", hai tutto il diritto di pensarla così, e certamente la libertà di opinione è un dato fondamentale per la convivenza di ogni comunità politica. Proprio in base a questo elemento non è dunque condivisibile l'arresto a Cuba di una giornalista in base a motivazioni evidentemente politiche. Se però poi hai voglia di distogliere per un momento il tuo sguardo da quest'isola di dieci milioni di persone e volgerlo al continente latinoamericano o all'intero mondo, allora ti accorgerai che le condanne verso comportamenti palesemente autoritari si moltiplicano a dismisura, diventando non solo in numeri assoluti, ma anche in percentale rispetto alla popolazione, ben maggiori rispetto a Cuba. E proprio in contesti democratici. Ti faccio solo un esempio, la Colombia (democratica senza interruzioni dal 1962) presenta oggi un conto di circa 30.000 sparizioni forzate per mano della forza pubblica e delle milizie filo-governative (paramilitari). Tutt'oggi ci sono prigionieri politici, mentre giornalisti e sindacalisti soffrono continuamente attentati (vatti a vedere in internet). Proprio per cercare di andare oltre la retorica democratica che tende a rendere più "buona" la faccia di un governo, un politologo ha coniato il termine "illiberal democracy". Purtroppo il caso colombiano per quanto estremo non è un'eccezione, eppure è possibile vedere come a livello mediatico un giornalista arrestato a Cuba vale molto di più di cento sindacalisti uccisi in Colombia o di altrettanti indigeni ammazzati in Guatemala (dove c'è stato un genocidio) sempre per mano governativa.. Ora dunque, non si tratta di dire che non è poi così grave che Yoani Sanchez e tanti altri a Cuba siano arrestati senza giusta causa, ma di dare pari valore alla libertà e all'integrità personale di persone che "casualmente" si ritrovano in paesi filo-americani. Cosa che, da parte di chi sostiene la democrazia a Cuba normalmente non avviene, a dimostrare una incoerenza e finanche un sentimento anti-democratico davvero sorprendenti. Non voglio dire che questo sia il tuo caso, ma ricorda che non è tutto bianco o nero, dove la democrazia è il bene e un governo non eletto tramite suffragio universale è il male. Purtroppo la realtà è un po' più complessa e in questo senso l'autocratica Cuba -con tutti i suoi difetti- presenta dati ben migliori della democratica India, Colombia o Sudafrica, dove cioè c'è meno pericolo di perdere la propria vita o libertà per ragioni politiche. E tu, anche senza volerlo, stai mantenendo una posizione realmente ideologica e distorta..
P.s. E' poi giusto che un condannato morte per blasfemia in Arabia Saudita non arrivi a nostra conoscenza mentre l'arresto delle Pussy Riot in Russia sia uno "scandalo" o la repressione in Iran abbia così tanta eco? Se poi vogliamo vedere a casa nostra è sufficiente vedere -oltre a tutti i casi irrisolti dello stragismo nero- il segreto di Stato che sia il governo Berlusconi che Prodi hanno posto sul caso del rapimento di Abu Omar.
Fabio ti ringrazio sinceramente per l'approfondimento di un concetto che nonostante trovo palesemente "democratico" sia attaccato spesso con veemenza da chi, magari in buona fede, difende ostinatamente la causa della dissidenza estrema a Cuba.
Grazie ancora anche per seguire il mio umile blog.
Posta un commento