Reiver Laborde Rico |
A partire dal pomeriggio, voci sempre più insistenti provenienti
dall’isola caraibica lo davano già sotto interrogatorio all’Avana. Una
possibilità che gli stessi investigatori friulani non hanno affatto
escluso, benchè le procedure per l’emissione del doppio mandato di
cattura europeo e internazionale non siano state ancora completate.
A imprimere una svolta decisiva al
caso, insomma, potrebbero essere proprio quelle stesse autorità locali,
sulle quali finora l’Italia non aveva potuto fare grande affidamento,
non esistendo tra i due Paesi alcun accordo internazionale in materia di
estradizione e, tanto meno, di assistenza giudiziaria. Se la notizia
del trasfeimento di “Tyson” nella capitale fosse confermata,
significherebbe che la polizia dell’Avana ha deciso di attivarsi di
propria iniziativa.
Un primo contatto tra l’Interpol cubana e quella italiana, in realtà,
c’era già stato pochi giorni dopo il fermo di Lisandra, con l’invio da
Udine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, debitamente
tradotta in lingua spagnola, che il gip Paolo Lauteri aveva in seguito
emesso anche nei confronti del fratello. Provvedimento evidentemente
ritenuto sufficiente per procedere con la cattura o, quanto meno, con
gli accertamenti in loco sulle presunte responsabilità del connazionale.
“Rey” era partito per Cuba, dove
abitano la compagna e i loro due figli, il 30 agosto. Lisandra, che
invece era rimasta in provincia di Salerno, dove entrambi si erano
recati il 19 agosto, poche ore dopo il delitto di Lignano, era stata
raggiunta dai carabinieri il 17 settembre. La notizia era subito
rimbalzata sulla stampa locale, provocando la reazione sdegnata dei loro
stessi connazionali. Eppure, del caso la polizia cubana non si era mai
occupata. Mai, fino alla svolta di venerdì.
Difficile, allora, non immaginare un collegamento tra l’arrivo
sull’isola dei cronisti italiani, il loro fermo con tanto di sequestro
di passaporti e distruzione delle immagini girate a casa dell’indagato e
l’operazione con la quale la polizia avrebbe prelevato e scortato fino
in caserma quello stesso indagato, per interrogarlo. Una mossa
sicuramente apprezzabile e utile ai fini della chiusura delle indagini
coordinate dalla Procura di Udine e che potrebbe trovare spiegazione
nella ricerca da parte delle autorità cubane di un’occasione di
collaborazione con il governo e la diplomazia italiani. Un modo,
insomma, per lanciare un segnale di amicizia o per rinfrancarsi, dopo il
fuoco di fila di polemiche scatenato dal trattamento riservato ai
colleghi giornalisti.
Fino a pochi giorni fa, la
madre dei due indagati, Emilia Sandra Rico, si era detta pronta a
partire per Cuba. Obiettivo: convincere il figlio maggiore a
costituirsi. Un consiglio dettato dal cuore: meglio finire sotto
processo in Italia - gli aveva più volte ripetuto al telefono - che non
nelle mani della polizia cubana. Dove, in caso di condanna per omicidio,
fino alla sospensione intervenuta in occasione della visita del Papa,
vigeva ancora la pena di morte. Da venerdì, però, anche lei non ha più
notizie del suo “Rey”. Nulla esclude che il giovane, sentitosi braccato,
abbia optato per la fuga, cercando rifugio in qualche altra località
cubana.
Arrestato o no, sul destino di
“Tyson” resta un grosso punto interrogativo. All’eventuale atto di
polizia di questi giorni, infatti, dovrebbe seguire un provvedimento di
natura giudiziaria: un mandato di cattura europeo e un altro
internazionale, emessi dal gip di Udine e, soltanto il primo, avallato
pure dal nulla osta ministeriale. Ma poi, una volta in cella, le
rispettive diplomazie dovrebbero lavorare a un accordo “ad hoc” per la
consegna all’Italia del ricercato.
«Reiver Laborde Rico ha
diritto a un giusto processo. Fino a che non c’è una sentenza
irrevocabile di condanna, per me non è colpevole e come tale lo
difenderò». L’avvocato Laura Luzzato Guerrini, difensore d’ufficio di
“Tyson”, è perentoria. Quanto alle dichiarazioni di innocenza rilasciate
nell’intervista al “Messaggero Veneto”, il legale non esclude possano
essere veritiere. «Un indagato - ha detto - ha diritto di dire tutto e
il contrario di tutto quel che vuole».
Nessun commento:
Posta un commento