Tra le riforme relative alle attività in proprio,
erano state annunciate la cessione in gestione di attività statali a soggetti
privati. Più di 5000 lavoratori privati hanno optato per questa opportunità
affittando dallo Stato attività già esistenti che il governo considera “non strategiche”.
Tra le 51 attività autorizzate per la gestione da
parte di privati le più richieste sono state parrucchieri, barbieri, orologiai
e parcheggiatori.
E’ da notare che la maggioranza di queste
attività verranno gestite da chi lavorava già per lo Stato nei negozi dati in
gestione. Inoltre queste piccole imprese sono tra le più diffuse tra i “cuentapropisti”.
Restano al di fuori, almeno per il momento, attività come cafeterie, bar, chioschi,
locali notturni. Cioè quelle attività più remunerative che se mai verranno
affittate a privati saranno facilmente assegnate a personaggi di rilievo all’interno
dell’attuale amministrazione economica statale.
Le attività in proprio comunque faticano a
decollare. Solo il 13 % della popolazione lavorativa del paese ha intrapreso un
cammino indipendente. Le ragioni sono quelle ormai note: la mancanza di mercati
all’ingrosso per rifornire negozi, ristoranti, cafeterie, meccanici, edili e
ogni attività che richiede l’acquisto di utensili, pezzi di ricambio meccanici
e componenti elettronici.
L’aumento delle imposte di importazione
penalizzano ancor di più queste attività che non hanno modo di rifornirsi nel
paese delle merci che necessitano. La stretta del governo continua ad essere
ambigua e incerta. Da una parte continua a promuovere una diffusione maggiore
del lavoro autonomo, ma dall’altra fa di tutto per ostacolare lo sviluppo di
una economia di mercato che possa incidere concretamente nella diffusione di
piccole medie imprese sull’isola.
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