07 ottobre 2012

Cambio a Cuba: il verbo è pronto

foto di 'periodistadigital.com'
La stampa avanza con cauti passi, non si confronta però si mette in discussione, ammette che “ci sono opinioni diverse”, serve sul tavolo cittadino il menù della differenza sociale e politica. Di sicuro sono passetti insicuri, contenuti e piccolini, come quelli di un bebé, però ha iniziato a muoversi.


Alcuni giornalisti del sistema informativo della televisione cubana pubblicano scritti e video critici, come quello nel quale denunciano una dirigente di un supermercato in CUC che ha rifiutato di concedere un’intervista. E’ interessante immaginare come questi lavori possano passare la censura dei capi del dipartimento, del direttore del telegiornale, che a sua volta si deve consultare con il presidente dell’Istituo Cubano di Radio e Televisione.

E’ quasi certo che questa tendina che si apre al cambiamento è guidata dalle autorità, però il risultato che può produrre nella società, che sta già influenzando, e nei media cubani, non dovrebbe essere naturale e spontaneo?

L’effetto che suscita si afferma nell’universo mediatico, così si incrementa il numero dei lavoratori della stampa che osano “fare un saltino” di libertà informativa e far conoscere problemi che nelle scorse decadi sono stati spinti dalla censura sotto il mobile anacronistico dell’immobilismo. Anche gli umoristi fanno la loro parte, fondamentalmente nella capitale, abbassano la lista sempre più permissiva, nonostante le limitazioni cinquantenarie e il fondato e logico timore. E’ certo che arriverà il momento nel quale come in un’asta gratuita e nazionale, con un amplio catalogo di libertà e diritti, ci alzeremo “senza martelletto”, apertamente per domandare chi offre di più?

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