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La
stampa avanza con cauti passi, non si confronta però si mette in discussione, ammette che “ci sono opinioni diverse”, serve sul tavolo cittadino il menù
della differenza sociale e politica. Di sicuro sono passetti insicuri, contenuti
e piccolini, come quelli di un bebé, però ha iniziato a muoversi.
Alcuni
giornalisti del sistema informativo della televisione cubana pubblicano scritti
e video critici, come quello nel quale denunciano una dirigente di un
supermercato in CUC che ha rifiutato di concedere un’intervista. E’
interessante immaginare come questi lavori possano passare la censura dei capi
del dipartimento, del direttore del telegiornale, che a sua volta si deve
consultare con il presidente dell’Istituo Cubano di Radio e Televisione.
E’
quasi certo che questa tendina che si apre al cambiamento è guidata dalle
autorità, però il risultato che può produrre nella società, che sta già
influenzando, e nei media cubani, non dovrebbe essere naturale e spontaneo?
L’effetto
che suscita si afferma nell’universo mediatico, così si incrementa il numero
dei lavoratori della stampa che osano “fare un saltino” di libertà informativa
e far conoscere problemi che nelle scorse decadi sono stati spinti dalla
censura sotto il mobile anacronistico dell’immobilismo. Anche gli umoristi
fanno la loro parte, fondamentalmente nella capitale, abbassano la lista sempre
più permissiva, nonostante le limitazioni cinquantenarie e il fondato e logico
timore. E’ certo che arriverà il momento nel quale come in un’asta gratuita e
nazionale, con un amplio catalogo di libertà e diritti, ci alzeremo “senza
martelletto”, apertamente per domandare chi offre di più?
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