14 settembre 2012

Riflessioni su Cuba: essere o avere?


Arrivano con un'auto di lusso. Il capo del locale, ben vestito, li riceve e con un gesto della mano indica alle sue ragazze che sono clienti importanti.
Inizia la festa. Mentre lanciano le banconote per aria, o mostrano fasci di biglietti nella mano, El Chacal y Yacarta cantano a ritmo di reggaeton: “vado solo con biglietti da 50 a 100, non è molto, però per iniziare credo vada bene”. Le ragazze iniziano a ballare e si spogliano.

La vita reale non è molto diversa.
In un locale notturno, dove i clienti sono in coda all’ingresso, un importante musicista cubano chiede di poter entrare, la sua arte non ha la stessa fama né gli stessi introiti. Il portiere gli fa cenno di aspettare, subito arriva un reggaetonero con le sue catene d’oro, due amici e varie ragazzine belle e con la mente vuota.
Non c’è il tappeto rosso né i paparazzi, ma mentre salgono le scale le porte si aprono e loro entrano come trionfatori.

I reggaetoneri non sono gli unici che si sforzano di dimostrare che “hanno i soldi”, vale a dire il “potere”. Avere i soldi sostituisce o maschera la reale qualità artistica. Se hai i soldi si suppone che le tue canzoni si ascoltano, il che è buono. Anche i salseri devono dimostrare che “hanno”. Alcuni campioni olimpici credono che nessuno li prenderà sul serio se non indossano una grossa catena d’oro.

Il motto è "avere" e il verbo "essere" è relegato a ruolo inferiore. Due concezioni della vita in eterno conflitto: avere, priorità del capitalismo, o essere, priorità del socialismo.
Non si suppone che il socialismo si costruisca sul sacrificio, ma la formula è un’altra: ognuno grazie alle sue capacità, ognuno grazie al suo lavoro.

Quando una persona che “è” riesce ad arrivare, nessuno nota il resto. Ma quando una persona ostenta quello che “ha”, non sa quello che “è” o non gli interessa. E’ un problema di priorità. Non si tratta di disprezzare vestiti alla moda, cari e di marca, se sono comodi e belli per chi li indossa vanno benissimo. Il dilemma è un altro: farci servire dagli oggetti che possediamo o servire agli oggetti. Utilizzarli per rendere la vita più comoda o vivere per possederli, il che implica vivere per mostrare quello che abbiamo.

Questa è la differenza tra capitalismo e socialismo, un sorriso intelligente dice molto di più di una catena d’oro.
Il video musicale al quale mi riferivo all’inizio è proprio questo, la riproduzione dei principi basici del capitalismo: “possiedi” quindi “sei”.
‘El visitante’ cantante dei ‘Calle 13’ afferma: “La vera musica, quella che nasce nel cuore e che si crea senza nessun interesse alla fine trionfa da sola, anche se ci vogliono 5, 10 o 20 anni, arriverà da sola al successo. Ma se tu stai pensando alla musica come un mezzo per raggiungere qualcosa e ti perdi in dettagli che non sono importanti, se pensi fin dal principio ai soldi, no brother! È possibile che tu abbia un colpo di fortuna e in un certo momento ti vada bene, ma non durerà a lungo”.

El Chacal y Yacarta fanno il loro lavoro, probabilmente senza essere consapevoli delle implicazioni, ma noi facciamo quello siamo?

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