14 settembre 2012

Cambio a Cuba: le stagnanti riforme di Raul Castro


Raul Castro nel suo ultimo discorso durante una riunione dell’Assemblea Nazionale a Luglio ha ripetuto con forza “Il cambio sarà il progresso, senza fretta, ma senza pausa”, riferendosi alle nuove misure adottate nella privatizzazione di 181 attività commerciali e professionali.

I cubani oggi possono comprare e vendere casa, automobili, 200.000 di loro sono diventati piccoli imprenditori e possono assumere del personale, i contadini possono utilizzare gratuitamente i terreni dello Stato.
Ma ci sono anche molti problemi. Si possono comperare solo auto di seconda mano, acquistare e vendere casa può essere complicato, non esistono mercati all’ingrosso per rifornire i ristoranti privati o i negozi di abbigliamento e accessori vari. Molti professionisti informatici non trovano quello che serve per la manutenzione o installazione di computer, meccanici ed elettricisti faticano a trovare i pezzi di ricambio necessari per svolgere le loro attività.

Così le “paladar” devono comprare gli alimenti al supermercato, o al mercato nero, i negozi si devono rifornire da “mulas” che importano dall’estero le merci che poi vendono nelle città, così come meccanici ed elettricisti si devono “arrangiare” per reperire quello che gli serve. Anche la produzione agricola non decolla, i contadini hanno i campi ma non trovano gli utensili basilari per coltivarli, così oggi la produzione agricola rimane al di sotto del livello che aveva nel 2007.

A peggiorare la situazione le nuove imposte doganali in vigore dal 3 Settembre scorso penalizzano le importazioni dall’estero con scopo non commerciale. Ufficialmente attuate per rendere gli aeroporti meno congestionati dai cittadini cubani con passaporto straniero che ogni settimana andavano e venivano dagli USA, Ecuador, Panama o Mexico trasportando grossi carichi di elettrodomestici, televisori o pesanti pezzi di ricambio per auto, ma anche tonnellate di vestiti, calzature, accessori o tra i più svariati generi alimentari. Così anche “las mulas” si vedono ridimensionare notevolmente la loro attività, dalle decine di dollari  che si pagavano prima per le tasse d’importazione, si è passati alle centinaia di CUC di oggi, con il conseguente aumento del prezzo delle merci e il relativo incremento della corruzione di funzionari truffaldini.

Tutto sembra sospeso tra la volontà di aprire ad un’economia di mercato privata e il persistere nel controllare burocraticamente che questa stessa economia possa svilupparsi e decollare.
Una delle teoria dietro l’incertezza delle nuove misure è che la volontà di Raul Castro, ormai 81enne, è frenata dalla sua mancanza di energia nell’affrontare le resistenze al cambio all’interno del Partito Comunista. 
Il fantasma di Fidel appesantisce la situazione. Le interminabili “riflessioni” che continuava a pubblicare anche dopo aver abbandonato la guida del paese, si sono sfoltite a pochi paragrafi, fino a scomparire del tutto lo scorso Giugno. Non appare in pubblico da Marzo.

La campagna di Raul contro la corruzione è un altro ammortizzatore. Negligenza e frodi sono state scoperte e punite duramente negli ultimi mesi. I funzionari statali hanno paura nel muoversi con imprese straniere che vorrebbero investire nel paese. 
Esistono però molte incoerenze tra le accuse rivolte ai dirigenti statali che maneggiano milioni di dollari e quello che gli incriminati sostengo in loro difesa, cioé che il loro operato è sempre monitorato e controllato accuratamente dagli alti vertici dello Stato, quindi non sono responsabili di decisioni delle quali erano tutti a conoscenza.
In questo clima di incertezze tutti “evitano problemi”, nessuno prende decisioni.
Però alimentare le speranze di un cambiamento per poi disilluderle può risultare una mossa pericolosa per il governo.

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