Raul
Castro nel suo ultimo discorso durante una riunione dell’Assemblea Nazionale a
Luglio ha ripetuto con forza “Il cambio sarà il progresso, senza fretta, ma senza
pausa”, riferendosi alle nuove misure adottate nella privatizzazione di 181
attività commerciali e professionali.
I
cubani oggi possono comprare e vendere casa, automobili, 200.000 di loro sono
diventati piccoli imprenditori e possono assumere del personale, i contadini
possono utilizzare gratuitamente i terreni dello Stato.
Ma
ci sono anche molti problemi. Si possono comperare solo auto di seconda mano,
acquistare e vendere casa può essere complicato, non esistono mercati all’ingrosso
per rifornire i ristoranti privati o i negozi di abbigliamento e accessori
vari. Molti professionisti informatici non trovano quello che serve per la
manutenzione o installazione di computer, meccanici ed elettricisti faticano a
trovare i pezzi di ricambio necessari per svolgere le loro attività.
Così
le “paladar” devono comprare gli alimenti al supermercato, o al mercato nero, i
negozi si devono rifornire da “mulas” che importano dall’estero le merci che
poi vendono nelle città, così come meccanici ed elettricisti si devono “arrangiare”
per reperire quello che gli serve. Anche la produzione agricola non decolla, i
contadini hanno i campi ma non trovano gli utensili basilari per coltivarli, così oggi la produzione agricola
rimane al di sotto del livello che aveva nel 2007.
A
peggiorare la situazione le nuove imposte doganali in vigore dal 3 Settembre
scorso penalizzano le importazioni dall’estero con scopo non commerciale.
Ufficialmente attuate per rendere gli aeroporti meno congestionati dai cittadini cubani con passaporto straniero che ogni settimana andavano e venivano dagli USA, Ecuador, Panama o Mexico trasportando
grossi carichi di elettrodomestici, televisori o pesanti pezzi di ricambio per auto,
ma anche tonnellate di vestiti, calzature, accessori o tra i più svariati
generi alimentari. Così anche “las mulas” si vedono ridimensionare notevolmente
la loro attività, dalle decine di dollari che si pagavano prima per le tasse d’importazione,
si è passati alle centinaia di CUC di oggi,
con il conseguente aumento del prezzo delle merci e il relativo
incremento della corruzione di funzionari truffaldini.
Tutto
sembra sospeso tra la volontà di aprire ad un’economia di mercato privata e il
persistere nel controllare burocraticamente che questa stessa economia possa
svilupparsi e decollare.
Una
delle teoria dietro l’incertezza delle nuove misure è che la volontà di Raul
Castro, ormai 81enne, è frenata dalla sua mancanza di energia nell’affrontare
le resistenze al cambio all’interno del Partito Comunista.
Il fantasma di Fidel
appesantisce la situazione. Le interminabili “riflessioni” che continuava a
pubblicare anche dopo aver abbandonato la guida del paese, si sono sfoltite a
pochi paragrafi, fino a scomparire del tutto lo scorso Giugno. Non appare in
pubblico da Marzo.
La
campagna di Raul contro la corruzione è un altro ammortizzatore. Negligenza e
frodi sono state scoperte e punite duramente negli ultimi mesi. I funzionari statali hanno paura nel muoversi con imprese straniere che vorrebbero investire nel
paese.
Esistono però molte incoerenze tra le accuse rivolte ai dirigenti statali che
maneggiano milioni di dollari e quello che gli incriminati sostengo in loro difesa, cioé che il loro
operato è sempre monitorato e controllato accuratamente dagli alti vertici
dello Stato, quindi non sono responsabili di decisioni delle quali erano tutti a conoscenza.
In
questo clima di incertezze tutti “evitano problemi”, nessuno prende decisioni.
Però
alimentare le speranze di un cambiamento per poi disilluderle può risultare una
mossa pericolosa per il governo.
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