L'HAVANA - Un milione di persone sono state evacuate a Cuba poco prima dell'arrivo dell'uragano Ike, che ad Haiti ha lasciato centinaia di morti (tra cui molti bambini). Le ultime vittime di Haiti, ha detto il primo ministro di Haiti Michele Pierre-Louis, sono stati 47 abitanti del villaggio di Cabaret, vicino alla capitale Port-au-Prince. Da poche ore a Cuba, Ike ha spazzato l'isola con il suo corredo di piogge torrenziali, venti che arrivano fino a 195 km orari e onde che superano i sette metri. La 'Defensa Civil' ha diramato l'"allarme ciclonico" per tutte le provincie del Paese, salvo l'Avana e Ciudad de l'Avana.
(nella foto l'evoluzione di Ike su Cuba)
Una settimana dopo Gustav, che già aveva seminato la distruzione nella parte occidentale dell'isola, Cuba affronta la violenza di Ike, l'ottavo uragano della stagione dei cicloni nell'Atlantico settentrionale. L'occhio del ciclone ha toccato terra alle 21:45 di domenica sera (quando in Italia era notte fonda, le 03:40) a Punta Lucrecia, nella costa nord-orientale dell'isola.
Nella città di Holguin, forti raffiche hanno sradicato alberi e scardinato piloni dell'energia elettrica, mentre le strade, completamente deserte, venivano inondate da fiumi d'acqua. Le prime avvisaglie erano state avvertite nella località di Moa, dove l'uragano ha spinto il mare a penetrare per 300 metri all'interno della terraferma. A Baracoa (nella baia di Guantanamo) il mare è penetrato per 400 metri, confermando le previsioni dei meteorologici locali e delle autorità che avevano annunciato l'uragano come "estremamente pericoloso".
Le autorità hanno ordinato lo sgombero di un milione di persone (il 10 per cento della popolazione dell'isola) tra cui anche 13.000 turisti della località balneare di Varadero, nella costa settentrionale della provincia di Matanzas, trasportati, - ha assicurato il delegato del ministero del Turismo, Amado Acosta - "in luoghi che garantiscono sicurezza".
Dopo Cuba, l'uragano punta verso il golfo del Messico, dove 4.000 piattaforme petrolifere assicurano il 25 per cento della produzione petrolifera statunitense e il 15 per cento di quella di gas naturale; e minaccia la Louisiana e il Texas.
Il comune pericolo non ha portato però a un disgelo tra L'Avana e Washington: le autorità cubane, dopo aver rifiutato aiuti americani per 100mila dollari, avevano chiesto agli Usa di sospendere l'embargo per favorire l'acquisto di generi necessari agli sfollati per gli uragani. Ma da Rabat il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha risposto negativamente, osservando che non basta la transizione da Fidel a Raul Castro a modificare la linea Usa: "Non possiamo accettare di passare da un regime dittatoriale a un altro, e pertanto non c'è alcun motivo per togliere l'embargo ora".
(nella foto l'evoluzione di Ike su Cuba)
Una settimana dopo Gustav, che già aveva seminato la distruzione nella parte occidentale dell'isola, Cuba affronta la violenza di Ike, l'ottavo uragano della stagione dei cicloni nell'Atlantico settentrionale. L'occhio del ciclone ha toccato terra alle 21:45 di domenica sera (quando in Italia era notte fonda, le 03:40) a Punta Lucrecia, nella costa nord-orientale dell'isola.
Nella città di Holguin, forti raffiche hanno sradicato alberi e scardinato piloni dell'energia elettrica, mentre le strade, completamente deserte, venivano inondate da fiumi d'acqua. Le prime avvisaglie erano state avvertite nella località di Moa, dove l'uragano ha spinto il mare a penetrare per 300 metri all'interno della terraferma. A Baracoa (nella baia di Guantanamo) il mare è penetrato per 400 metri, confermando le previsioni dei meteorologici locali e delle autorità che avevano annunciato l'uragano come "estremamente pericoloso".
Le autorità hanno ordinato lo sgombero di un milione di persone (il 10 per cento della popolazione dell'isola) tra cui anche 13.000 turisti della località balneare di Varadero, nella costa settentrionale della provincia di Matanzas, trasportati, - ha assicurato il delegato del ministero del Turismo, Amado Acosta - "in luoghi che garantiscono sicurezza".
Dopo Cuba, l'uragano punta verso il golfo del Messico, dove 4.000 piattaforme petrolifere assicurano il 25 per cento della produzione petrolifera statunitense e il 15 per cento di quella di gas naturale; e minaccia la Louisiana e il Texas.
Il comune pericolo non ha portato però a un disgelo tra L'Avana e Washington: le autorità cubane, dopo aver rifiutato aiuti americani per 100mila dollari, avevano chiesto agli Usa di sospendere l'embargo per favorire l'acquisto di generi necessari agli sfollati per gli uragani. Ma da Rabat il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha risposto negativamente, osservando che non basta la transizione da Fidel a Raul Castro a modificare la linea Usa: "Non possiamo accettare di passare da un regime dittatoriale a un altro, e pertanto non c'è alcun motivo per togliere l'embargo ora".
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