24 settembre 2012

Economia cubana: il 70, 80 % della popolazione a Cuba vive al di sotto della soglia di povertà


Le statistiche e le caratteristiche economiche divulgate dal governo cubano sono di difficile interpretazione e non troppo attendibili a livello internazionale. Anche nel caso del PIB (Producto Interno Bruto), il nostro PIL, è difficile capire se la crescita dichiarata dalle autorità dell’isola sia effettiva o meno.

Già nel 2003 il Ministero Cubano dell’Economia e Pianificazione affermava che il PIB era sottostimato, perché non veniva considerato il valore dei servizi sociali gratuiti ne degli aiuti economici per il consumatore.
Questo, aggiunto alle entrate dovute ai servizi che vengono esportati in Venezuela e altre nazioni, portava il PIB a livelli di crescita notevoli, che superavano le due cifre.


Invece la ‘Commissione Economica per l’America Latina’ del CEPAL, non riconosce la metodologia adottata a Cuba per il calcolo del PIB e dubita della veridicità delle statistiche cubane, in quanto non considerano le sovvenzioni gratuite in vigore sull’isola.

La maggioranza degli organismi e agenzie internazionali che si occupano del calcolo del PIB delle nazioni del mondo, insistono nell’affermare che una persona che non guadagna un minimo di 1 dollaro diario è da considerarsi ‘povera’.

Le autorità cubane hanno sempre contestato questi dati, affermando che la ‘libreta’ di razionamento garantiva un approvvigionamento basico a prezzi sovvenzionati che nulla avevano a che vedere con i capricci della formula domanda-offerta.

Tale ragionamento poteva essere valido prima degli anni ’90, quando non esisteva la doppia moneta e tramite la ‘libreta’ si potevano acquisire gli articoli di base con una certa stabilità dei prezzi.
Oggi la vendita di prodotti basici, come ad esempio quelli per l’igiene personale, vengono venduti in valuta forte (CUC) e si avvicinano molto alla suddetta formula domanda-offerta, a differenza di prima del periodo speciale.

Ora, se consideriamo il cambio attuale alla CADECA (uffici di cambio cubano)  tra il peso cubano (CUP) e il peso convertibile (CUC), l’indicatore raccomandato dalle agenzie internazionali, di 1$ al giorno, si avvicina molto alla soglia di povertà, quando affermiamo che qualunque cubano che guadagni meno di 700 CUP al mese deve essere considerato povero. E che dire dei pensionati o degli impiegati che non superano i 300 CUP al mese, devono essere considerati in uno stato di povertà estrema.

Questa analisi assume un significato ancora maggiore se osserviamo come è evoluto il salario medio mensile a Cuba:
2004, 284 CUP. 2005, 330 CUP. 206, 387 CUP. 2007, 408 CUP. 2008, 415 CUP. 2009, 429 CUP.

Oggi, con l’obiettivo di calcolare le imposte alle imprese private che assumono del personale, ogni comune del paese ha calcolato il suo salario medio, che nella maggioranza dei casi è stato stabilito in 445 CUP. Quindi nonostante l’incremento dei salari, in quest’ultimo anno il guadagno mensile medio del cittadino cubano è molto al di sotto della soglia di povertà.

Sicuramente le rimesse dall’estero, gli incentivi di alcuni lavoratori statali, i guadagni maggiori di alcuni settori come musicisti, artisti e sportivi, percepiti in valuta forte (CUC), aumentano leggermente la media nazionale, ma questi segmenti della popolazione costituiscono una minoranza nel paese.
Quindi non è azzardato pensare che a Cuba il 70, 80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

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