A partire dal 20 Dicembre 2011 è entrato in vigore a Cuba il decreto legge 289, che prevede la concessione di crediti a privati cittadini da parte del Banco Central de Cuba (BCC). I cubani hanno maggiore facilità per accedere a crediti bancari, ovviamente in pesos cubano, a partire da 1000 CUP. Gli interessi applicati vanno dal 5% annuo per crediti a breve termine, 12 mesi, al 7% annuo per crediti a medio, 5 anni, e lungo termine, più di 5 anni.
Con la nuova legge potranno accedere al credito quegli
individui autorizzati ad esercitare una attività in proprio o altra forma di gestione non statale, gli
agricoltori che possiedono legalmente appezzamenti terrieri, le persone comuni
che vogliono costruire o ristrutturare la propria casa e quelle persone che
semplicemente vogliano acquistare beni personali.
Per accedere al credito bisogna garantire le fonti di
introito economico. Tra le garanzie ci può essere anche una ipoteca
su beni immobili.
La legge 289 prevede la possibilità di aprire conti correnti per quelle persone che lavorano in
proprio, per facilitare le operazione della propria attività.
Certo la nuova legge potrebbe essere un passo in avanti per
lo sviluppo di una economia interna sull’isola, però bisogna constatare che dei 250.000 cubani che hanno
presentato la richiesta di crediti, solo 47.000 sono riusciti ad ottenerli. Il
problema è che il governo deve
autorizzare formalmente la pratica bancaria, che si è tradotto in concedere prestiti solamente a quelle attività relazionate con la costruzione o ristrutturazione di casa,
così come per la relativa assunzione
di mano d’opera.
Una regolamentazione di questo tipo causa necessariamente
delle anomalie indesiderabili sull’economia stessa.
La prima è data dal fatto che l’apertura la credito non può essere limitata solo a determinate attività, lasciandone la maggior parte escluse. L’economia è un insieme interrelazionato,
quando si agisce solo su un settore gli altri ne soffrono simultaneamente. E’ il mercato a determinare e coordinare questi processi
interattivi. Quando si interviene con autorizzazioni solo in determinati
settori questi stessi subiranno un incremento dei costi, canalizzando risorse
verso pochi e impoverendo il resto dell’economia.
Inoltre il prestito per ristrutturare o costruire case non è una soluzione per il problema “abitativo” cubano. Non serve a
niente concedere prestiti se non esistono sufficienti imprese di costruzione
che possano garantire prezzo, qualità e progetti adeguati per
soddisfare le esigenze della domanda.
E’ difficile trovare
lavoratori in proprio o imprese che garantiscano un lavoro ben fatto a causa
della scarsità di competitività, oltre al fatto che è ancora più difficile reperire i materiali necessari per svolgere il
lavoro.
Alla fine molte famiglie decidono di realizzare i lavori che
necessitano da sole, così che il prestito si
tramuta in un compenso extra-salariale, in una economia dove il salario medio è di 18-20 dollari al mese.
Visto che solo il 19% di chi richiede un prestito viene
soddisfatto, è facile pensare che l’autorizzazione politica alla concessione di crediti venga
condizionata da favoritismi ideologici e personali.
Da un punto di vista
sociale quindi è probabile che il
controllo politico sulla concessione creditizia possa creare più problemi di quelli che vorrebbe risolvere.
La concessione dei crediti dipende dalle variabili di
rischio, dal reddito, dalla qualità del progetto e dalla
fiducia personale.
La conseguenza di queste anomalie è che il denaro contante sì sta aumentando, ma genera
allo stesso tempo una condizione favorevole per l’aumento incondizionato dei prezzi, causando così un processo inflazionistico incontrollabile.
A questo si aggiunge l’inesistenza dell’interazione di differenti settori dell’economia, dove il mercato non riesce ad assegnare le risorse
necessarie per l’esistenza di un sistema
di pianificazione centrale che lotta per frenare la sua nascita e sviluppo.
Una politica di credito prevede l’esistenza di risparmio interno. E anche se Cuba stimola l’apertura di conti correnti individuali e prevede l’emissione di strumenti come la carta di credito, che
comunque al momento non sono ancore stati implementati, nei cubani sono ancori
vivi i ricordi del passato, quando il governo improvvisamente confiscava ed
espropriava i beni dei cittadini.
I cubani preferiscono piuttosto tenere i propri risparmi
sotto il materasso!
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