23 settembre 2011

Riflessioni su Cuba: un'economia che non decolla

Ed eccomi di nuovo in Italia. Sono tornato da una settimana, le aspettative su un mio trasferimento a Cuba sono state deluse dalla situazione socio-economica sull'isola. Impossibile pensare di avviare una atttività di qualunque tipo. Le nuove leggi, le licenze per il lavoro in proprio esistono sì, ma metterle in pratica è pressochè impossibile.

Le contraddizioni sono plateali. Ad esempio si possono aprire dei ristorantini (paladar) ma non esistono magazzini all'ingrosso dove potersi rifornire, il chè rende impossibile poter offrire a prezzi convenienti un pasto o delle bevande, che devono essere acquistate nei supermercati allo stesso prezzo del cittadino comune, già di per sè alto.
Il risultato è che molte paladar aperte nell'ultimo anno dopo pochi mesi sono state costrette a chiudere i battenti.
Lo stesso vale per gli alberghetti (case particular) che per la maggior parte faticano a sopravvivere, sia per le alte imposte statali, 160 dollari al mese indipendentemente dal numero dei clienti, che dalla sfrenata concorrenza, solo all'Havana se ne contano a centinaia.

Altri esempio confermano l'impossibilità di sviluppare alcun tipo di attività privata. I negozi di abbigliamento e articoli vari che si incontrano sulle strade, tipo bancarelle, possono vendere legalmente, ma non si può importare nessun bene dall'estero se non illegalmente, una contraddizione assurda, come si riforniscono? Con privati cittadini che possono viaggiare all'estero e che trasportano piccole quantità di merce nelle valige!

Altro esempio sono le attività professionali legali come ad esempio i tecnici che riparano computer o hi-fi. A Cuba non si trova nessun componente elettronico per computer come schede, hard disk, memorie, etc, ed è ovviamente illegale importarli. Come si trovano i componenti? Alcuni privati cittadini li introducono illegalmente nel paese, altra assurda contraddizione.

Ma il maggiore ostacolo per uno sviluppo economico privato di qualunque tipo è la completa mancanza di una economia interna, non esiste un consumo da parte di cubani perchè non esistono i soldi per poter consumare, con un salario di 30 o 40 dollari al mese si stenta ad arrivare a fine mese. Se consideriamo che dal prossimo anno le quote della "libreta" che garantivano un minimo approvvigionamento da parte dello stato di beni di prima necessità, come riso, uova, pane e pochi altri alimenti, sarà ridotto a poche persone e non più all'intera popolazione, si può ben immaginare come la situazione si aggraverà ulteriormentee.
Inoltre l'imminente licenziamento di 500.000 impiegati statali produrrà altrettanti disoccupati senza la minima garanzia di un minimo per sopravvivere.

Infine le condizioni delle infrastrutture continuano ad essere fatiscenti: le strade, l'acqua, l'energia elettrica, oltre alla desolazione dei supermercati, soprattutto nelle province orientali del paese, rendono difficile uno sviluppo concreto di quell'economia di cui il governo continua a parlare costantemente.
Inoltre i costi dei beni di prima necessità sia in CUC e in CUP hanno subito un notevole aumento aggravando la situazione già precaria del cittadino comune che vive di un salario statale.
In conclusione al momento le nuove misure del Governo che tanto avevano fatto pensare ad un cambio concreto, si dimostrano al momento solo teoriche, e lo sviluppo di un'economia interna sembra ancora molto distante dalla realtà.

2 commenti:

pedrojuan ha detto...

Impossibile fare qualsiasi cosa legalmente per uno straniero?

Roberto Ferranti ha detto...

per uno straniero senza residenza si, a meno che non hai molto da investire e in partecipazione con lo stato...