20 luglio 2009

Vivere a Cuba: civiltà

di Claudia Cadelo da Octavo Cerco

Esigere che sia civilizzata una società che con l'appoggio dello Stato fomenta la creazione di brigate di risposta rapida, mi sembra un pò delirante. Però a volte quando vedo lo stato di alterazione che ha la gente del mio vicinato cerco di respirare più profondamente e dirmi parafrasando a Ivan: Loro non sono il nemico... e nemmeno io.

Questo ce lo diciamo come pettegolezzo tra di noi, e come pettegolezzo l'altro giorno mi hanno raccontato questa triste storia. Io sono di quelle che mantiene il buon umore come ricorso "massimo" di fronte a qualunque cosa, ho Fede in una risata per ripulirmi dalle cattive sensazioni che mi colgono quando esco in strada per vivere in accordo con miei giorni.
La storia è semplice: è un anno che non godiamo delle apparizioni del comandante alla "Tavola Rotonda" [programma televisivo di politica n.d.r.]. Però a volte alcune scomparse creavano congetture tra la gente (come oggi, che non attualizza il suo blog da molti giorni). In una di queste impasse, un amico di Julio (un giocatore professionale di domino) morì, quest'uomo si chiamava Fidel.

Uno dei suoi compagni di squadra andò a casa di Julio a darle la notizia, siccome vive al terzo piano gli gridò:

- Julio! Hai saputo? E' morto Fidel!

Il vicino del piano di sopra di Julio non giocava a domino nè conosceva a "questo" Fidel, così pensò si trattasse dell'"altro".
Andò direttamente in camera sua, prese una mazza da baseball, scese sino alla casa del presidente del CDR e glielo ruppe in testa.

Purtroppo questo mio timore non è condividiso quasi da nessuno. Speriamo che quando arrivi quel giorno che tutti speriamo con più o meno fede, con più o meno apprensione, a nessun giocatore venga l'idea di rompere la testa a nessuno.

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