18 maggio 2009

Dissidenti a Cuba: un nuovo blog da un carcere cubano

Pablo Pacheco Avila è un dissidente di coscienza imprigionato durante la primavera nera del 2003, condannato a 20 anni di prigione, oggi è recluso nel carcere di Canaleta, Ciego de Ávila, e da lì detta i testi dei suoi post.

da Voz de tra las rejas

Curiosamente, nel mondo contemporaneo l'individuo condannato alla prigione per saldare il suo debito con la giustizia, dovrebbe teoricamente rieducarsi. Ma le notizie dentro e fuori da Cuba dimostrano che il carcere è il luogo più idoneo per specializzarsi in delinquere.

In questi sei anno di cattività, ho visto quasi tutto. E dico quasi perchè non posso essere assoluto. Il Governo dell'Havana spaccia le carceri di Cuba come scuole. Se il tema non fosse così serio, ci si ammazzerebbe dalle risate. E' difficile che qualche prigione non sia sovrappopolata. Da dove scriviamo possiamo dire che tre galere (edifici della prigione n.d.t) sono lunghe 16,68 metri e larghe 4,94, cioè meno di 83 metri quadrati.

Lì ci vivono 66 reclusi, in alcune occasioni anche di più. Alcuni devono dormire perterra, specialmente quando arriva qualche nuovo detenuto trasferito da un'altra prigione. Sono esattamente 1,2676 metri quadrati per persona.

Ci sono altre quattro galere, un pò più piccole, con lo stesso spazio durante tutto l'anno. Inoltre per le necessità fisiologiche di queste 66 persone, esistono solo 2 bagni turchi, e per lavarsi si dispone di un piccolo quadrato, di 2x1 metro con un continuo odore di orina e feci umane.

A tuttto questo sommiamo che i materassi sono vecchissimi e fatti di sacco. Che l'alimentazione è di pessima qualità, quasi tutti i giorni è composta da gambe e panza di vacca.

E' vero che nelle carceri cubane ci si può diplomare o imparare un lavoro, ma è fittizzio, al massimo un alunno conosce il maestro il giorno dell'esame, e quasi sempre passa gli esami fino al diploma, senza aver impararto nulla.

Altro grande problema è l'assistenza medica, per la mancanza di medicamenti, arriva a provocare autolesioni tra i detenuti.

Molto delicata è la dipendenza da farmaci psichiatrici di molti detenuti. Non mancano nemmeno gli alcolici, come entrino nella prigione è un mistero.

L'omosessualità recidiva è un'altro grande problema, è molto diffusa. E' molto triste vedere i giovani della nazione, avvolti in questo oscuro mondo, vero sepolcro di uomini liberi.

La cosa peggiore nelle carceri è che i detenuti vengo picchiati in gruppo dai militari che li sorvegliano se sono indisciplinati. Così si accumula odio e rancore, violenza genera violenza.

[...]

Sarebbe speciale per qualunque paese se le sue prigioni si convertissero in scuole. Fino ad ora nel nostro paese continua ad essere un sogno stravagante e ridicolo.

Felix Navarro Rodriguez e Pablo Pacheco Avila, Prigionieri di coscienza.
Carcere penale di Canaleta, Ciego de Avila, Cuba.

1 commento:

GaviotaZalas ha detto...

Buen hallazgo!! saluti