27 gennaio 2009

Vivere a Cuba: e noi, siamo vivi?

da sinEVAsion illustrazione “Y la noche que se acumula”, opera del pittore cubano A. Montoto
Dal 31 Luglio 2008 Fidel Castro è morto varie volte e in vari modi. Alla radice del suo proclama, con il quale passava il potere a un governo "collegiale" tra alcuni dei suoi adepti, comandati da suo fratello minore, la gente ha iniziato a capire che il leader era, in effetti, un tipo mortale come chiunque altro.
Il "nuovo governo", da parte sua, in evidente congiura con l'"Anzianismo", ha ordito una trama teatrale per mantere nella popolazione la convinzione che lui sarà semrpre pronto a guidarci con la sua sapienza nel governarci ogni volta che noi invochiamo il suo aiuto, lasciando così i suoi successori impotenti nel prendere delle decisioni.


Così in questi due anni e mezzo il signore della guerra è esistito solamente nei mezzi di comunicazione e nelle testimonianze di quelle personalità straniere che, in vista sull'isola, hanno dichiarato di aver conversato con lui.
Dal suo ritiro obbligato, alcune scarse foto e una presentazione video che hanno trasmesso in tv, sono state considerate come le prove che Castro "vive", questo senza contare le "Riflessioni", ricorso quasi infantile per prolungare la sua presenza di effige invisibile, al di là dei limiti di ogni ragionamento logico.

Queste morti intermittenti e "apparizioni", invece hanno portato come conseguenza la più assoluta indifferenza popolare verso l'imbattuto e onnipresente comandante. La "notizia" del falso morto correva però nessuno ne parlava, nè in bene nè in male.
La più chiara delle conclusioni che ha percepito la gente è che sia con lui che senza di lui le cose sono uguali a prima: la stessa povertà, stassa mancanza di libertà, senza speranza.
Le aspettative iniziali che risvegliavano il "Proclama", la ulteriore successione di Raul Castro come presidente e le false promesse di cambio che faceva, hanno lasciato il passo alla più completa abulia. La macanza di fede e di fiducia nei governanti è oggi generalizzata nella società cubana e non sembra che ci sia nulla che possa cambiarla.. nemmeno la supposta morte definitiva del tante volte finito-resuscitato.

Questa ultima volta - chiamiamola la "penultima morte" - è venuta a confermare che F. Castro non soltanto vive esclusivamente nei mezzi di diffusione, ma che muore anche lì. La stampa straniera, i cubanologi, gli analisti hanno passato il mese di Gennaio facendo la cabala alla ricerca del minimo segno di decesso, sino a quando non è comparsa la principessa del racconto, sotto la forma della sposa di Nestor Kirchner, e ha resuscitato lo zombie. Cose della stampa.

Per quanto mi riguarda l'eventuale morte del signore della guerra, non sarebbe che il finale di un "qualcosa" e l'inizio di qualcos'altro. E' un peccato che per questo principio i cubani debbano aspettare il vero decesso: altro risultato di mezzo secolo di dittatura e di più di due secoli di irresponsabilità storica di tutti.

Perchè precisamente affinchè sia "altro" il destino dei cubani dobbiamo scommetterci sin da oggi, se non vogliamo aspettare altri 50 ani in ballia dei capricci di qualcuno. Nessuno sembra capire che nel contesto cubano attuale, in relatà la cosa più importante non è se Fidel è morto o no; ma piuttosto se noi siamo realmente vivi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto. Hai ragione su quanto affermi. Quando QUALCUNO progetta loa propria vita è OBBLICATO a sapere in che "realtà" si muove o si muoverà. Tu guarda la situazione economica Italiana. Ogni giorno appare peggiore di quanto si voglia far credere agli illusi. Tutte le industrie ITALIANE oggi chiedono soldi su soldi quando sono state le STESSE AZIENDE a distruggere ciò che erano riuscite a costruire. Invece di contribuire ALLA RICCHEZZA NAZIONALE l'hanno sputtanata! Ma la cosa che tutti gli italiani si stanno chiedendo è: tutti hanno giocato con i migliardi facili, ma ora come ora, con che cosa giocheranno??? A me viene solo da pensare: allarmi... ALLARMI!!!
Un Caro Saluto
Claudio