Madrid, la blogger cubana Yoani Sanchez, si è unita virtualmente al dibattito della 64ma Assemblea Generale della Società Interamericana di stampa, con un intervento registrato in video dove spiegava come internet è riuscito a rompere il monopolio informativo a Cuba.
Afferma che “Internet è molto corrosivo per il monopolio informativo cubano”, sottolinenando come la rete ha permesso di superare la “atmosfera di irrealità” nella quale le autorità dell’isola hanno mantenuto il popolo per 50 anni.
“Grazie a internet siamo venuti a conoscenza di cose accadute negli ultimi 50 anni, delle quali non eravamo a conoscenza, abbiamo recuperato passaggi della storia che erano stati velati dalla stampa ufficiale.”
Jean Francois Fogel, del quotidiano “Le Monde” e moderatore del seminario, ha sottolineato la potenza del blog "Generacion Y" e la sua differenza dal dissenso "tradizionale", nel senso che Generacion Y parla della sua vita, della quotidianità dei cubani.
Secondo Yoani, quello che differenzia i bloggers dell’isola con i giornalisti indipendenti dissidenti cubani, molti dei quali ancora in carcere dal Marzo del 2003, durante la primavera nera quando furono arrestati 75 dissidenti, è che “noi diamo opinioni più personali e di carattere soggettivo, siamo inoltre una generazione più giovane e conosciamo la tecnologia”.
Yoani afferma che anche se utilizzare la rete è Cuba e complicato, resta l’unica possibilità per divulgare opinioni alternative, le sue come quelle di altri bloggers dell’isola, che iniziano così ad arrivare alle persone, stimolando la lotta contro un’apatia diffusa, la non azione e l’insoddisfazione.
Da una settimana il suo portale è bloccato, non si riesce ad accedere dagli internet point degli alberghi, università o aeroporti.
Yoani dice che il governo ha costituito una brigata informatica per boicottare sistematicamente e per diffamare persone come lei.
Il suo blog vanta dagli 8 ai 10 milioni di contatti alla settimana.
In merito alla dissidenza “tradizionale”.
Non posso non aggiungere un mio personalissimo pensiero. La tecnologia è a disposizione anche della stampa indipendente, utilizzata magari con maggiore difficoltà, ma comunque attiva.
Quei giornalisti di cui parla (alcuni della stessa generazione di Yoani), sono in carcere, pagano in prima persona nell’indifferenza della comunità internazionale. Quella stessa comunità intellettuale che oggi corteggia e coccola la blogger.
Io ho avuto l’occasione di conoscere Yoani, l’ho intervistata all’Havana lo scorso giugno (di seguito pubblico nuovamente i video dell’intervista, oltre ad un'altra mia intervista a Lizeth Bravo, direttrice dell'agenzia di stampa indipendente APLO Press), è una persona delicata, intelligente, preparata e coraggiosa.
Devo però ammettere che ho la sensazione che stia diventando un simbolo, con il rischio di rendere monolitica la sua esperienza, di trasformarsi in feticcio, sembra che stia entrando a far parte di una elitè intellettuale (anche di bloggers) internazionale, che si muove con forza e determinazione per Gorki Aguila (a ragione), ma che continua ad accettare con indifferenza l’attuale situazione dei giornalisti indipendenti, dissidenti di coscienza, che continuano a marcire nei gulag dei Castro.
Rob Ferranti
Afferma che “Internet è molto corrosivo per il monopolio informativo cubano”, sottolinenando come la rete ha permesso di superare la “atmosfera di irrealità” nella quale le autorità dell’isola hanno mantenuto il popolo per 50 anni.
“Grazie a internet siamo venuti a conoscenza di cose accadute negli ultimi 50 anni, delle quali non eravamo a conoscenza, abbiamo recuperato passaggi della storia che erano stati velati dalla stampa ufficiale.”
Jean Francois Fogel, del quotidiano “Le Monde” e moderatore del seminario, ha sottolineato la potenza del blog "Generacion Y" e la sua differenza dal dissenso "tradizionale", nel senso che Generacion Y parla della sua vita, della quotidianità dei cubani.
Secondo Yoani, quello che differenzia i bloggers dell’isola con i giornalisti indipendenti dissidenti cubani, molti dei quali ancora in carcere dal Marzo del 2003, durante la primavera nera quando furono arrestati 75 dissidenti, è che “noi diamo opinioni più personali e di carattere soggettivo, siamo inoltre una generazione più giovane e conosciamo la tecnologia”.
Yoani afferma che anche se utilizzare la rete è Cuba e complicato, resta l’unica possibilità per divulgare opinioni alternative, le sue come quelle di altri bloggers dell’isola, che iniziano così ad arrivare alle persone, stimolando la lotta contro un’apatia diffusa, la non azione e l’insoddisfazione.
Da una settimana il suo portale è bloccato, non si riesce ad accedere dagli internet point degli alberghi, università o aeroporti.
Yoani dice che il governo ha costituito una brigata informatica per boicottare sistematicamente e per diffamare persone come lei.
Il suo blog vanta dagli 8 ai 10 milioni di contatti alla settimana.
In merito alla dissidenza “tradizionale”.
Non posso non aggiungere un mio personalissimo pensiero. La tecnologia è a disposizione anche della stampa indipendente, utilizzata magari con maggiore difficoltà, ma comunque attiva.
Quei giornalisti di cui parla (alcuni della stessa generazione di Yoani), sono in carcere, pagano in prima persona nell’indifferenza della comunità internazionale. Quella stessa comunità intellettuale che oggi corteggia e coccola la blogger.
Io ho avuto l’occasione di conoscere Yoani, l’ho intervistata all’Havana lo scorso giugno (di seguito pubblico nuovamente i video dell’intervista, oltre ad un'altra mia intervista a Lizeth Bravo, direttrice dell'agenzia di stampa indipendente APLO Press), è una persona delicata, intelligente, preparata e coraggiosa.
Devo però ammettere che ho la sensazione che stia diventando un simbolo, con il rischio di rendere monolitica la sua esperienza, di trasformarsi in feticcio, sembra che stia entrando a far parte di una elitè intellettuale (anche di bloggers) internazionale, che si muove con forza e determinazione per Gorki Aguila (a ragione), ma che continua ad accettare con indifferenza l’attuale situazione dei giornalisti indipendenti, dissidenti di coscienza, che continuano a marcire nei gulag dei Castro.
Rob Ferranti
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