05 settembre 2008

Repressione a Cuba: la libertà di Gorki e di tutti i cubani

di Carlos Alberto Montaner (La Nueva Cuba) da Baracutey Cubano
La liberazione del rokero Gorki Aguila è stato il risultato della combinazione tra l'integrità del talento di questo giovane uomo, il suo indubbio coraggio e il sostegno internazionale che gli hanno dato figure come Zoé Valdés e Paquito D'Rivera.

La capacità di coinvolgere l’opinione pubblica di questi artisti ed intellettuali ha consentito che personaggi come Alejandro Sanz e Miguel Bose abbiano richiesto la libertà di Gorki, e so che nei prossimi giorni si uniranno alla campagna di personaggi della statura di Saramago, Madonna, Sean Penn , Robert De Niro e un lungo elenco di personalità europee, nord-americane e latino-americani che in questo appello hanno trovato una splendida opportunità per prendere le distanze da una delle più antiche tirannie del pianeta.

Questo episodio genera tre importanti conseguenze del caso che vale la pena approfonfire:

1. In primo luogo, dimostra come fragile e condizionato sia il sostegno internazionale che ha oggi la dittatura cubana. Il governo di Raúl Castro o meglio dire di Raul e Fidel Castro, perché l'attuale presidente ha le mani legate, non può fare ciò che vuole con l'opposizione dei democratici cubani senza pagare un pesante prezzo all’immagine, già molto compromessa, che Cuba ha nella comunità internazionale,

2. In secondo luogo, la prova che a Cuba nemmeno tra le file del potere sono d'accordo con questo tipo di barbariche repressioni. Pablo Milanes non ha avuto il coraggio di difendere pubblicamente Gorki Aguila, ma lo ha fatto in privato, secondo la versione che mi ha dato un amico comune.
Né lui, né Silvio Rodriguez, né Abel Prieto, né Perogurría, nessuno di quelli che fanno parte della "cultura organica" (integrata nel sistema politico cubano) del regime, sono d'accordo con la repressione di polizia.
Non lo affermano pubblicamente per paura, ma lo commentano nel loro intimo cerchio di amici. La linea dura non ha seguaci oggi a Cuba, eccezion fatta per Fidel, Ramiro Valdés e altri pochi nostalgici dello stalinismo.

3. In terzo luogo, è chiaro che la distanza tra i giovani e il governo cubano è abissale. Che quella che chiamano "rivoluzione cubana" ha completamente perso la sua relazione emotiva con i giovani. Per i giovani, il governo cubano è una cosa strana e polverosa, basata su una storia remota che li lascia indifferenti.

Tutto questo significa che le condizioni essenziali per il cambiamento di regime a Cuba sono già presenti: la fatica, la stanchezza che produce il sostegno per mezzo secolo di un governo fallito , tutto questo è assoluto, e non vi è alcun modo umano per rivitalizzare lo spirito rivoluzionario all'interno o al di fuori della isola.
I Castro possono ritardare l'inevitabile cambiamento basandosi sulla tensione ed il bastone, ma tutto quello che otterranno con la repressione sarà quello di screditare i comunisti e i loro simpatizzanti, chiudendo il cammino di partecipazione nella nuova Cuba, quando oggi si tratta di iniziare a mostrare la libertà.

Nessun commento: