Mentre l'uragano Gustav iniziava a minacciare con il suo abbraccio la costa di Cuba, l'uragano Gorki aveva già scosso i media dentro e fuori l'isola.
"La giustizia quì si è coperta gli occhi ... il naso, la bocca e le orecchie."
"Per me il cambiamento sarebbe sostenere elezioni senza la famiglia Castro."
"La mia musica, il mio gruppo è parte della mia vita, è parte di me e non lo lascerò."
"Abbiamo registrato i nostri dischi con un Pentium III, di quelli che vanno al proprio ritmo."
Il rocchettaro Gorki Aguila, controverso leader del gruppo Porno para Ricardo, è stato giudicato in un tribuale all'Avana, la cui porta è stata invasa da centinaia di sostenitori, rappresentanti della diplomazia sull'isola e giornalisti, per assistere al processo nel quale Gorki era incriminato per il reato di "pericolosità sociale preventiva".
Curiosamente, nella stessa aula, Aguila, di 39 anni, ha appreso che l'accusa era stata modificata in "disobbedienza".
Il musicista, detenuto da lunedi scorso, è stato condannato a pagare una multa di 600 pesos (circa 30 euro). Ieri, già rientrato nella sua casa, Gorki ha parlato al telefono con “El Pais” quotidiano spagnolo.
Domanda. Come hai fatto a pagare la multa?
Risposta. È quasi due volte il mio stipendio. Io guadagno 320 pesos al mese con il mio lavoro di serigrafo, facciamo cartelli per i film, l'ammenda è stata pagata da mio padre che è molto Castrista e abbastanza mio salvatore.
D. Perché crede che lo stesso giorno del processo abbiano deciso di modificare l‘imputazione?
R. Per la pressione di coloro che hanno simpatizzato con me. Questa è la prova che quando le persone si uniscono per affrontare la tirannia possono cambiare le cose. Hanno paura che quello che fanno possa trascendere e condannarli a livello internazionale e, pertanto, sono scesi da una possibile condanna di quattro anni di reclusione ad una multa di 600 pesos. Vogliono far finta di essere buoni.
D. Chi sono?
R. Quelli della Sicurezza di Stato, il regime. Ma non hanno calcolato che avrei avuto molto supporto. La giustizia qui non è che ha gli occhi tappati. Tiene tappata la bocca, il naso, e le orecchie.
D. Non è la prima volta che viene perseguito per la sua musica, non ha paura?
R. Naturalmente, sono in una sorta di stress post-traumatico, dopo i quattro giorni appena trascorsi. Mi hanno fatto soffrire, così come alla mia famiglia ed ai miei amici. Sono molestato dalla polizia da diversi anni. Il piano è di ridurre al silenzio il mio gruppo, intimidire i ragazzi e lasciarmi solo. Già nel 2003 mi imprigionarono durante la caccia alle streghe che si chiamò “Il piano corrazza“. Sono stato due anni in prigione a Pinar del Rio e altri due in "libertà condizionata".
D. Di cosa era accusato?
R. Detenzione, spaccio e traffico di droga. Si inventano qualsiasi cosa per crearmi problemi.
D. E dopo di questo "avvertimento" non ha esitato a continuare a fare musica con Porno para Ricardo?
R. La mia musica, il mio gruppo è parte di me, non lo lascerò. Ora voglio finire il disco, manca solo l’incisione della voce in 5 dei 13 pezzi, perché mi dà fastidio lasciare le cose a metà.
D. Quale crede che sarà la canzone di questo nuovo album che farà scattare l’allarme?
R. La seconda parte di “El Comandante“, un tema dedicato a Raúl Castro, che è la continuazione di "El Comandante" I - "Vuole che io lo applauda dopo aver parlato della sua merda delirante!" - dedicato a Fidel.
D. Tutti gli occhi sono puntati su una cosa rilevante. Crede che Raúl Castro potrebbe realizzare una transizione positiva per i cubani?
R. Non ho alcuna speranza in Raul. Credo che possa essere addirittura peggio perché è un fanatico del modello cinese. Questo è positivo in termini di industria, ma sicuramente limiterà ancor di più la libertà di espressione. Per me il cambiamento sarebbe sostenere elezioni senza la famiglia Castro e la libertà per i prigionieri di coscienza.
D. Chi è Ricardo?
R. Ricardo è un amico, un amico creativo che ama la pornografia. Il nome del gruppo è il contrappunto allo slogan "Patria o Morte", è un ode al piacere, è la difesa del singolo contro coloro che lo vogliono convertire in niente più che massa, in una massa che vive nella miseria. La cosa più democratica del regime è distribuire bene la miseria
D. Come registra e promuove la sua musica Porno para Ricardo?
R. Abbiamo registrato l'album in modo indipendente, con un Pentium III, di quelli che vanno al proprio ritmo. Facciamo copie e le promuoviamo qui sull'isola, vendiamo anche i dischi su Internet.
D. E i concerti...
R. Molto pochi concerti. Nessuno vuole mettersi nei problemi concedendoci l’uso di un locale, inoltre non abbiamo attrezzature audio, tutto questo è sotto il loro controllo, così che... niente concerti.
D. Ha paura?
R. Ho paura. Qui non si perde la paura. Quelli della “Sicurezza” sono andati al mio lavoro, ma non sono riusciti a farmi licenziare, e mi auguro che non ci riescano, perché mi piace quello che faccio.
D. Anche se è già a casa non si sente ancora un pò prigioniero?
R. Questo è come le bambole russe. Esci da una piccola prigione, ma solo per passare in un’altra leggermente più grande e così via ... Ora sono in una più ampia, ma c'è sempre il rischio di cadere nella bambola più piccola .
"La giustizia quì si è coperta gli occhi ... il naso, la bocca e le orecchie."
"Per me il cambiamento sarebbe sostenere elezioni senza la famiglia Castro."
"La mia musica, il mio gruppo è parte della mia vita, è parte di me e non lo lascerò."
"Abbiamo registrato i nostri dischi con un Pentium III, di quelli che vanno al proprio ritmo."
Il rocchettaro Gorki Aguila, controverso leader del gruppo Porno para Ricardo, è stato giudicato in un tribuale all'Avana, la cui porta è stata invasa da centinaia di sostenitori, rappresentanti della diplomazia sull'isola e giornalisti, per assistere al processo nel quale Gorki era incriminato per il reato di "pericolosità sociale preventiva".
Curiosamente, nella stessa aula, Aguila, di 39 anni, ha appreso che l'accusa era stata modificata in "disobbedienza".
Il musicista, detenuto da lunedi scorso, è stato condannato a pagare una multa di 600 pesos (circa 30 euro). Ieri, già rientrato nella sua casa, Gorki ha parlato al telefono con “El Pais” quotidiano spagnolo.
Domanda. Come hai fatto a pagare la multa?
Risposta. È quasi due volte il mio stipendio. Io guadagno 320 pesos al mese con il mio lavoro di serigrafo, facciamo cartelli per i film, l'ammenda è stata pagata da mio padre che è molto Castrista e abbastanza mio salvatore.
D. Perché crede che lo stesso giorno del processo abbiano deciso di modificare l‘imputazione?
R. Per la pressione di coloro che hanno simpatizzato con me. Questa è la prova che quando le persone si uniscono per affrontare la tirannia possono cambiare le cose. Hanno paura che quello che fanno possa trascendere e condannarli a livello internazionale e, pertanto, sono scesi da una possibile condanna di quattro anni di reclusione ad una multa di 600 pesos. Vogliono far finta di essere buoni.
D. Chi sono?
R. Quelli della Sicurezza di Stato, il regime. Ma non hanno calcolato che avrei avuto molto supporto. La giustizia qui non è che ha gli occhi tappati. Tiene tappata la bocca, il naso, e le orecchie.
D. Non è la prima volta che viene perseguito per la sua musica, non ha paura?
R. Naturalmente, sono in una sorta di stress post-traumatico, dopo i quattro giorni appena trascorsi. Mi hanno fatto soffrire, così come alla mia famiglia ed ai miei amici. Sono molestato dalla polizia da diversi anni. Il piano è di ridurre al silenzio il mio gruppo, intimidire i ragazzi e lasciarmi solo. Già nel 2003 mi imprigionarono durante la caccia alle streghe che si chiamò “Il piano corrazza“. Sono stato due anni in prigione a Pinar del Rio e altri due in "libertà condizionata".
D. Di cosa era accusato?
R. Detenzione, spaccio e traffico di droga. Si inventano qualsiasi cosa per crearmi problemi.
D. E dopo di questo "avvertimento" non ha esitato a continuare a fare musica con Porno para Ricardo?
R. La mia musica, il mio gruppo è parte di me, non lo lascerò. Ora voglio finire il disco, manca solo l’incisione della voce in 5 dei 13 pezzi, perché mi dà fastidio lasciare le cose a metà.
D. Quale crede che sarà la canzone di questo nuovo album che farà scattare l’allarme?
R. La seconda parte di “El Comandante“, un tema dedicato a Raúl Castro, che è la continuazione di "El Comandante" I - "Vuole che io lo applauda dopo aver parlato della sua merda delirante!" - dedicato a Fidel.
D. Tutti gli occhi sono puntati su una cosa rilevante. Crede che Raúl Castro potrebbe realizzare una transizione positiva per i cubani?
R. Non ho alcuna speranza in Raul. Credo che possa essere addirittura peggio perché è un fanatico del modello cinese. Questo è positivo in termini di industria, ma sicuramente limiterà ancor di più la libertà di espressione. Per me il cambiamento sarebbe sostenere elezioni senza la famiglia Castro e la libertà per i prigionieri di coscienza.
D. Chi è Ricardo?
R. Ricardo è un amico, un amico creativo che ama la pornografia. Il nome del gruppo è il contrappunto allo slogan "Patria o Morte", è un ode al piacere, è la difesa del singolo contro coloro che lo vogliono convertire in niente più che massa, in una massa che vive nella miseria. La cosa più democratica del regime è distribuire bene la miseria
D. Come registra e promuove la sua musica Porno para Ricardo?
R. Abbiamo registrato l'album in modo indipendente, con un Pentium III, di quelli che vanno al proprio ritmo. Facciamo copie e le promuoviamo qui sull'isola, vendiamo anche i dischi su Internet.
D. E i concerti...
R. Molto pochi concerti. Nessuno vuole mettersi nei problemi concedendoci l’uso di un locale, inoltre non abbiamo attrezzature audio, tutto questo è sotto il loro controllo, così che... niente concerti.
D. Ha paura?
R. Ho paura. Qui non si perde la paura. Quelli della “Sicurezza” sono andati al mio lavoro, ma non sono riusciti a farmi licenziare, e mi auguro che non ci riescano, perché mi piace quello che faccio.
D. Anche se è già a casa non si sente ancora un pò prigioniero?
R. Questo è come le bambole russe. Esci da una piccola prigione, ma solo per passare in un’altra leggermente più grande e così via ... Ora sono in una più ampia, ma c'è sempre il rischio di cadere nella bambola più piccola .
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