di Alessandro Grandi da Peace Reporter
Traffico di persone e corruzione preoccupano il governo di Fidel Castro.
La spietata ferocia dei trafficanti di esseri umani si sta abbattendo anche su Cuba. L’isola non è esente dalla presenza di delinquenti senza scrupoli pronti ad arricchirsi sulla pelle della gente, consapevoli dell’appoggio esterno delle forze dell’ordine messicane.
I fatti. Da qualche tempo a questa parte la polizia cubana se la deve vedere con un’organizzazione molto particolare. Sono i trafficanti di uomini che, grazie a un lauto pagamento, traghettano cittadini cubani fino alle coste del Messico o, nel caso dei più fortunati, direttamente in Florida.
A quanto pare questi trafficanti hanno anche un notevole appoggio da parte delle forze di polizia messicane. Anche la Commissione per i Diritti Umani dello stato di Quintana Roo, nello Yucatan, (Messico), ha denunciato la complicità fra gli agenti della sezione immigrazione e gli scafisti.
Secondo Susana Martinez, della Commissione, “i dollari sono tanti e la corruzione dilaga. Agenti della polizia e funzionari dell’ufficio immigrazione, controllano il traffico illegale di persone dalle parti di Cancun. Per mezzo di una grande rete di complicità con i trafficanti, gli agenti forniscono loro appoggio logistico, ricevendo in cambio elevate somme di denaro”.
Polemiche Cuba-Usa. Ma la polemica cubana nei confronti degli Usa è di tutt’altra natura. Secondo l’Havana, l’amministrazione di Washington incoraggerebbe gli espatri illegali dalla Isla Grande, favorendo l’immigrazione clandestina. C’è anche una legge (Legge di aggiustamento cubano) che fornisce in qualche modo aiuto a tutti quei cubani che vogliono entrare negli Usa. Purtroppo, però, le 90 miglia che separano i due Paesi sono anche piene di pericoli e insidie. Sono centinaia i cubani (i famosi balzeros) che perdono la vita nelle calde acque dell’oceano pur di scappare dalla terra di Castro. E non solo per le imbarcazioni di fortuna sulle quali sono costretti a viaggiare. E’ successo che, sentendosi braccati, i trafficanti abbandonassero i passeggeri o li gettassero direttamente in acqua, facendoli diventare facile preda per gli squali che infestano le acque. Scene tragiche, viste e riviste anche nel frequentatissimo mar Adriatico.
Ma c’è anche un grande paradosso di fondo da tenere in considerazione. Se da un lato Bush e la sua amministrazione favoriscono l’ingresso dei dissidenti cubani in territorio Usa, dall’altro cercano in tutti i modi di fermare l’immensa ondata di migrazione che da diversi anni interessa la regione di confine fra Usa e Messico. Preoccupa così tanto questa situazione, che lo stesso presidente Bush nel corso degli ultimi mesi ha promesso l’ampliamento del muro di rete metallica che separa le due nazioni.
I precedenti. Nei giorni scorsi era stato bloccato dalla polizia di frontiera di Castro il tentativo di fuga di 39 cittadini cubani che, a bordo di un’imbarcazione di proprietà di uno statunitense di origine cubana, cercavano di arrivare sulle coste della Florida. Ne era seguita una violenta sparatoria che aveva causato la morte di uno scafista e il ferimento di altri due uomini che erano con lui. Fra i 39 passeggeri dell’imbarcazione c’erano 20 uomini (fermati dalle autorità cubane in attesa di un chiarimento dei fatti e di una definizione di responsabilità), 12 donne e 7 bambini. Questi ultimi sono stati riconsegnati alle famiglie.
Dall’identificazione dei trafficanti sono state scoperte un paio di cose molto interessanti. La prima è che l’imbarcazione era stata registrata negli Usa e non sarebbe la prima volta che molla gli ormeggi dai porti Usa della Florida per fare la spola con la provincia di Pinar del Rio (Cuba) e trasbordare quanti più cittadini cubani possibile.
La seconda è che l’imbarcazione appartiene a una vecchia conoscenza della giustizia cubana: John Roberto, noto negli ambienti del malaffare come lo ‘squalo azzurro’ proprio per la sua abilità nel trasferimento di emigranti irregolari da Pinar del Rio, verso il Messico o gli Usa.
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