29 novembre 2012

Cuba e Italia: il progetto criminale che sta distruggendo l'Europa e l'alternativa futura di un nuovo modello cubano (2a parte)

Continuo l’analisi storica della conquista finanziaria dell’Europa (del blocco occidentale) e della crisi globale che ne consegue. Nella prima parte ho descritto come le elite eredi degli sconfitti poteri feudali europei si sono riorganizzate per pianificare minuziosamente la riconquista finanziaria della loro egemonia economica e quindi sociale dell’Europa. Riassumendo, il loro obiettivo era cancellare la sovranità economica degli Stati eliminando la moneta legale indipendente dei singoli Stati, distruggendo così le conquiste sociali dei cittadini per diminuire il loro benessere economico, limitando le leggi nazionali a favore di un disegno sovranazionale. Il principale strumento utilizzato fu l’invenzione del “debito pubblico”, che fino a quando aveva uno scopo legato all’emissione di moneta sovrana nazionale non era “negativo”, ma bensì il suo carattere era di sviluppare l’economia interna, incrementare la produttività e arricchire le garanzie sociali di tutti per il bene di tutti. Stampando moneta e controllando l’inflazione si poteva creare un “deficit positivo”. Lo Stato era indebitato con se stesso, quindi con nessuno. 

L’analisi che espongo di seguito è liberamente tratta dal programma di ME-MMT (Mosler Economics-Modern Money Theory) e dal libro di Paolo Barnard “Il più grande crimine”

IL CONTROLLO DELLE MASSE 

L’attuazione concreta di questo disegno criminale prese uno slancio incisivo negli anni ’70, ma già 40 anni prima, a cavallo tra le due guerre mondiali, iniziarono ad apparire i primi personaggi che gettarono le basi per la rinascita delle elite. A quell’epoca però la loro preoccupazione principale non era di natura prettamente economica, ma erano allarmati dalla gente, dalle democrazie nascenti, dagli Stati sovrani, dal progresso del socialismo. Compresero come le masse fossero il vero problema. Gli Stati erano gestibili, in fin dei conti i politici dell’epoca provenivano dalla vecchia classe privilegiata delle elite economiche del passato. La gente no, doveva essere controllata con fermezza, ma i mezzi violenti erano difficili da utilizzare, non si sarebbero tollerati i massacri, le torture e le brutalità medievali per controllare i popoli. 

Le idee per trovare la soluzione al problema vennero da cinque uomini: Walter Lippmann, Edward Berneys, intellettuali americani; Robert Schuman, Jean Monet, Francois Perroux, politici ed economisti francesi. Agendo indipendentemente, divisi dall’oceano, partorirono le idee per ribaltare il cammino verso un’equità sociale ed economica a favore dei cittadini sovrani. Ricordiamo che lo scopo era di abbattere il “Tridente”: 1. Sovranità degli Stati, 2. Determinazione dei cittadini nel legittimarli, 3. Leggi promulgate dal popolo. Le masse popolari erano il loro ostacolo principale. Il Neoliberismo nacque proprio nel 1938 con lo scopo di riscattare il potere dei liberisti economici oscurato dal progresso del “Tridente”. 

LA CULTURA DELLA VISIBILITA’ 

I due americani Lippmann e Berneys inventarono dal nulla un’arma letale che in pochi anni avrebbe forgiato la chiave per annientare la partecipazione dei cittadini nella costruzione di un modello sociale equo e benestante: l’Esistenza commerciale e la Cultura della Visibilità. La prima porta gli individui a impiegare la maggior parte del loro tempo ad acquistare oggetti per assomigliare ai ricchi e famosi, acquisire beni che gli aumentino l’autostima. Il motivo di questa fittizia necessità risiede nella seconda, per Essere serve la Visibilità. I visibili sono “qualcuno”, sono famosi, vengono riconosciuti ed imitati, sono vincenti. I non visibili non esistono, non contano, sono perdenti, sono la massa inutile e sacrificabile. Chi ne fa parte perde autostima, viene bombardato da messaggi massmediatici che lo paragonano ai vincenti, soffoca per l’impossibilità di raggiungere la fama, farà di tutto per “essere visibile”. Così torna in gioco l’Esistenza Commerciale che spinge ad acquistare beni per somigliare ai modelli di riferimento: ci si veste in un certo modo, si compra una certa auto, si frequenta il tal locale, si entra in un vortice di consumo compulsivo tanto frenetico quanto veloci sono i modelli che vengono proposti e divulgati dai media. In questo processo l’indipendenza del pensiero individuale viene smarrita, la rincorsa verso la conquista dell’autostima prende il sopravvento, l’energia mentale viene assorbita, annientata dallo sforzo per riconquistarla. E’ la fine dei cittadini partecipativi. Il piano di Lippmann e Berneys ha trionfato: i popoli sono al margine, sconfitti, inebetiti, apatici, passivi, sono eliminati. 

ELIMINARE GLI STATI E LE LEGGI 

Trovato il sistema per plasmare i popoli, mancavano due punti del “Tridente” da risolvere: gli Stati e le Leggi. Ci pensarono i francesi Robert Schuman e Jean Monnet. In quel periodo i due economisti curavano gli interessi di un conglomerato industriale franco-tedesco che mirava a dominare le industri europee degli altri Stati: Italia, Portogallo, Spagna, Paesi scandinavi e Benelux. Lo scopo era di creare una grande struttura continentale di lavoratori sottopagati, dove il mercato potesse muoversi liberamente senza frontiere nazionali e poter così incrementare l’esportazione mondiale dei loro prodotti a bassi costi. Per raggiunger lo scopo bisognava controllare l’inflazione (impedire cioè agli Stati di spendere a deficit positivo) e creare deflazione (abbassando i salari diminuiscono gli acquisti e i prodotti non si vendono), mantenere nell’incertezza economica i popoli creando falsi allarmi. Infine si sarebbe potuto mantenere i governi nazionali più piccoli, deboli e quindi ricattabili. Ed ecco la diabolica idea della creazione dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria Europea. Fu proprio Schuman nel 1951 a gettare le basi per tale progetto con la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). 

Il fautore della definitiva attuazione del piano per privare gli Stati della sovranità monetaria fu Francois Perroux, Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista. Perroux pianificò dettagliatamente la creazione dell’Euro e della BCE già nel 1943. Lo scopo non fu quello divulgato decenni dopo dai media e dai politici, cioé quello di creare una moneta forte per contrastare l’egemonia del dollaro, ma diametralmente opposto: voler creare una moneta comune per togliere il potere dei singoli Stati di stampare una propria moneta sovrana e distruggere così la loro ragion d’essere, cioé la possibilità di gestire in modo autonomo l’economia interna del paese. Una frase detta da uno dei padri fondatori dell’euro, Jacques Attali, basta per chiarire in modo inequivocabile lo scopo reale della creazione dell’euro: “E cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato fatto per la loro felicità?” Consideriamo che la messa in atto di questa frode criminale il 1° Gennaio 2002 nei 17 Stati più ricchi d’Europa, fu affiancata dalla creazione di strumenti ed entità sovranazionali che hanno lo scopo di imporre leggi, regole e quindi ricattare gli Stati e i loro Parlamenti e sistemi giudiziari, col potere di scavalcare addirittura le Costituzioni nazionali (diventata realtà con l’Unione Europea, il Trattato di Lisbona, L’Organizzazione Mondiale del Commercio). Diventa ora chiaro come il piano iniziale delle elite fu portato a termine, il disegno imperialista nato 40 anni fa raggiunge il suo scopo: il “Tridente” è definitivamente distrutto: le masse popolari sono anestetizzate, gli Stati e Leggi sono annientati, la dittatura capitalista, liberista e finanziaria ha vinto. 

fine seconda parte

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