Nello scorso anno
scolastico 14.000 maestri hanno lasciato l’insegnamento presentando certificati
medici o sollecitando licenze anticipate e 4.000 hanno abbandonato senza
giustificazione, mentre l’80% dei posti disponibili nei corsi universitari di
pedagogia sono rimasti vacanti.
Di
fronte a tale realtà non si può omettere la causa nei bassi salari, nella
grande responsabilità che richiede l’insegnamento e nell’aumento dell’impegno
che ogni professore deve garantire da quando li si obbliga a impartire lezioni
relative a due specializzazioni.
Gli
organi di stampa ufficiali non approfondiscono adeguatamente il problema,
segnalando solamente che nelle aule mancano circa 13.000 educatori, sostituiti
con personale senza preparazione pedagogica, subito battezzati dall’ironia
popolare “maestri istantanei”.
Ma
il governo dovrebbe considerare con più attenzione il fenomeno, visto che l’educazione
a Cuba è una delle bandiere che con orgoglio si può sventolare a conferma delle
conquiste sociali della rivoluzione cubana.
Bisogna
comprendere perché dagli anni ’90 ogni anno migliaia di maestri abbandonano le
aule, causando un aumento di alunni per classe e l’utilizzo di mezzi
audiovisivi, che loro stessi devono vigilare durante la notte con turni di
guardia volontari.
Ricordare
che è uno dei pochi settori professionali che non permette altre entrate
economiche oltre al salario statale, che non riceve regalie come i medici, che i professori non possono “arrangiarsi” come gli operai e, mentre sono attivi,
non possono offrire ufficialmente lezioni private.
Il
loro salario mensile è di 25 CUC, con i quali devono mangiare per un mese, comprare abiti e prodotti per l’igiene
personale necessari per “mantenere” un buon aspetto, quando un paio di scarpe
di cattiva qualità possono costare la metà del loro stipendio.
E’
ovvio che una professione retribuita così miseramente non sia il sogno principale
dei giovani cubani, per quanto possano esserne appassionati. Il magistero dovrebbe
guadagnare dignità e per poterlo fare dovrebbe essere retribuito più
adeguatamente.
A
Cuba l’educazione è un investimento tangibile, che si può comprovare
quotidianamente nell’economia nazionale considerando la vendita di servizi professionali all’estero che producono una
delle maggiori fonti di ricchezza per il paese.
Il
paese oggi non potrebbe sopravvivere nemmeno un giorno se non si fosse investito in
una campagna massiva di alfabetizzazione, nel formare migliaia di medici, più
di un milione di professionisti universitari e decine di centri di ricerca con moderne
tecnologie.
La
peculiarità dell’educazione gratuita cubana, la sua massificazione, il diritto
universale allo studio a prescindere dalle condizioni economiche e sociali è
motivo di orgoglio morale e potere economico indiscutibile.
I
problemi odierni dell’educazione si ripercuoteranno a lungo termine su tutta l’economia
del paese. Dopo 20 anni di crisi continuare a ripetere gli stessi errori
ignorando le semplici cause che li generano ed evitare di prendere decisioni
risolutive è da irresponsabili.
Nessun commento:
Posta un commento