Infine
Chavez ha vinto. Nonostante la forte campagna mediatica occidentale parlasse di un
presidente malato, stanco, che si riparava a Cuba per nascondere la sua
imminente fine, fisica e politica.
Infine
Chavez ha vinto, nonostante la massiva opposizione unanime dei poteri forti
anglo-americani e affini che promuovevano il giovane Capriles come l’uomo che
avrebbe dovuto liberare il Venezuela dalle ombre “comuniste” che stavano
oscurando il florido cammino capitalista da 14 anni.
Infine Chavez ha vinto, nonostante lo stesso Capriles avesse ipocritamente indossato i panni del “riformatore progressista” consapevole che le schiaccianti vittorie sociali delle quali hanno beneficiato milioni di venezuelani non avrebbe potuto ignorarle. Un’assistenza sociale che permette loro di poter usufruire di fondamentali servizi pubblici, dalle baracche sono passati alle case popolari, una sanità che ha decuplicato i medici pubblici in servizio, un sistema educativo che ha quintuplicato i maestri, un sistema alimentare pubblico che permette anche ai più indigenti di mettere insieme il pranzo con la cena.
Nonostante
il fantoccio americano Capriles fosse paragonato a Lula, raffronto curioso ,
visto che lo stesso Lula aveva risposto con decisione che non Capriles non ha
nulla a che vedere, ma che al contrario appoggia l’amico e compagno Ugo
Chavez.
Quel
Capriles che nonostante avrebbe voluto sospendere il rifornimento di petrolio a
Cuba in caso di una sua vittoria, aveva dichiarato che non avrebbe rinunciato
ai medici dell’isola, consapevole che le conquiste dell’assistenza sanitaria
erano una base fondamentale per imbonirsi i ceti più deboli della società.
Infine
Chavez ha vinto, il Davide socialista che per la prima volta nella storia ha
messo il petrolio al servizio dei cittadini , non delle lobby dinastiche.
Infine Chavez ha vinto, nonostante le accuse di aver limitato la libertà d’informazione,
anche se l’80% dei giornali è in mano all’opposizione, oppure all’accusa di non
rispettare i diritti umani, anche se al suo lato erano presenti durante le
elezioni il premio Nobel par la pace Rigoberta Menchù, peruviana e un giagante
della difesa dei diritti umani, la colombiana Piedad Còrdoba.
Infine
Chavez ha vinto, nonostante osi sfidare, insieme ai maggiori paesi
latinoamericani, i forti poteri economico-finanziari globali.
Rifiuta la restaurazione liberale e liberista, la restaurazione dell’impero del Fondo Monetario Internazionale, la restaurazione di una dipendenza semicoloniale dove le decisioni fondamentali del suo paese vengono prese altrove.
Rifiuta la restaurazione liberale e liberista, la restaurazione dell’impero del Fondo Monetario Internazionale, la restaurazione di una dipendenza semicoloniale dove le decisioni fondamentali del suo paese vengono prese altrove.
Infine
Chavez ha vinto, perché come scrive Gennaro Carotenuto “Questo è il segno del
trionfo di Chávez: nelle classi medie e popolari venezuelane vige oggi un
discorso contro-egemonico a quello liberale dell’imperio dell’economia sulla
politica, della falsa retorica liberale per la quale tutti i diritti vanno
garantiti a tutti ma a patto che siano messi su di uno scaffale ben in alto
perché solo chi ci arriva con le proprie forze possa goderne. In Venezuela, in
America latina, stanno spazzando via tutte le balle che racconta da decenni il
Giavazzi di turno sul liberismo che sarebbe di sinistra. Chi lo ha provato, e
nessuno come i latinoamericani lo ha provato davvero, sa bene di cosa si parla
e non ci casca più. È un discorso quindi, quello chavista, che riporta in auge
l’incancellabile ruolo della lotta di classe nella storia, la chiarezza della
necessità della lotta anticoloniale, perché i “dannati della terra” continuano
ad esistere e a risiedere nel Sud del mondo e non bastano 10 o 15 anni di
governo popolare per sanare i guasti di 500 anni.”
Infine
Chavez ha vinto e il suo esempio dovrebbe illuminare il fedele amico Fidel e il
Governo cubano tutto. Perché le conquiste sociali fondamentali per un paese
libero e moderno devono essere accompagnate da quei diritti basilari e quelle libertà
individuali che sono garantite solo da elezioni democratiche, libertà d’informazione, imprese
private reali e tangibili.
Perché un governo accettato dai suoi cittadini si deve guadagnare le fiducia con fatti concreti, con il benessere sociale, con l'appoggio del popolo.
Perché un governo accettato dai suoi cittadini si deve guadagnare le fiducia con fatti concreti, con il benessere sociale, con l'appoggio del popolo.
Perché
il governo cubano smetta di trincerarsi dietro la paura di perdere un’edentità
politica e ideologica, ma abbracci al contrario un’innovazione socialista indispensabile
per la costruzione del “mondo nuovo” che possa metrialmente combattere l’egemonia
imperialista occidentale.
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