La
storia è realmente accaduta e proviene dall’archivio dell’Istituto di Medicina
Legale dell’Havana. Il caso risale al 1980.
Estela
era solita frequentare un locale ‘La piloto de la esquina de Toyo’, lì poteva
consumare tranquillamente otto ‘pergas’ di birra, circa quattro litri, in una
serata. Lei non lavorava, aveva qualche precedente penale. Non aveva un
domicilio fisso, oggi passava la notte al capolinea degli autobus, domani su un treno.
Nella
migliore delle ipotese dormiva con qualche ubriacone di turno che aveva
conosciuto durante le serate annebbiate dall’alcol.
Roberto
era un gran lavoratore, faceva sempre qualcosa, lavoretti per i vicini,
riusciva a sbarcare il lunario.
Era
vedovo, la moglie era morta alcuni anni prima investita da un’auto. Lui badava con
difficoltà a sua figlia di sei anni con l’aiuto di sua madre. Anche lui passava
il suo tempo libero nello stesso baretto che frequentava Estela, per
dimenticare le sue pene con l’aiuto di qualche bicchierino, lì si conobbero.
Simpatizzarono
velocemente, lei raccontando storie sulla sua infelice esistenza, lui aveva
bisogna di una compagna, ormai si avvicinava ai cinquanta e lei era ancora in
forma nella sua trentina. A sua figlia mancava una madre, così la invitò a
stabilirsi da lui, nel piccolo appartamento dove viveva con la madre e la
bambina. Senza riflettere molto Estela accettò e si trasferì da lui.
Iniziarono una relazione che sembrava funzionare, anche se alla bambina non
piaceva molto la presenza di Estela, lo diceva a suo papà, ma lui non le dava
molto peso, era impegnato con i suoi lavoretti e sperava che la cosa potesse
funzionare.
Estela
si occupava della bimba, ma senza sforzarsi molto. Lei era molto instabile, le
mancava la sua vita precedente. Ogni tanto si assentava per qualche giorno con
la scusa di andare dalla sua famiglia in campagna e passava le giornate bevendo
e lo nottate in compagnia di qualche ‘amico’ occasionale.
Anche
lui ricominciò a bere, tornava a casa ubriaco e violento, litigava spesso con
la compagna, i due si lanciavano di tutto e si colpivano a vicenda, una guerra
senza sosta.
Lui
protestava per tutto, soprattutto per il cibo, era troppo freddo, cucinato
male, sempre uguale, desiderava mangiarsi una bella bistecca di carne di manzo.
Dopo
un pò di tempo la situazione si calmò, la madre di lui, che in fondo accettava Estela, cercò di consigliare Roberto di calmarsi e un’amica di lei fece lo stesso,
non potevano continuare così davanti alla bambina.
Un
giorno senza avviso, lei disse che avrebbero dovuto mandare la bimba a vivere
in campagna per un po’, dalla sua famiglia, Roberto disse che non conosceva
nessuno della famiglia di lei, aveva solo intravisto qualche volta suo fratello, un camionista, ma lei alla fine lo convinse, “solo per qualche giorno, non
vorresti mangiarti una bella bistecca di carne? Ci penserò io, non ti
preoccupare! Porterò dalla campagna mezza vacca, ne avremo da mangiare e da
vendere”.
Roberto,
un po’ alticcio, a quel punto accettò volentieri.
Dopo
due giorni Estela ritornò a casa “Ho lasciato la bambina con le mie sorelle, si
diverte molto, gioca libera, è rimasta volentieri. Ti ho portato la carne che
ti avevo promesso” e gli mostrò un sacco con dentro un pezzo di carne
sanguinolente avvolta nel nailon.
Buonissima!
Roberto già ubriaco si apprestò a mangiare quella bistecca invitante, poco
cotta come piace a lui, guarnita con delle patatine per contorno. Il tutto
annaffiato da abbondante birra. Pensò “me lo meritò no?” era un lusso mangiare
carne. Era un giorno di festa.
Per
una settimana soddisfò i suoi desideri, ma dopo una decina di giorni iniziava a
sentire la mancanza di sua figlia. Estela evitava di parlarne “Appena finisco un lavoretto che ho per le mani la vado a riprendere. E’ lontano, non ti
preoccupare, Adesso abbiamo fame, guarda il congelatore, abbiamo carne ancora
per una settimana” e finiva così per convincere il suo uomo.
Una
sera Roberto stava rincasando quando incontrò casualmente il fratello di
Estela e gli domandò “Hai riportato a
casa mia figlia?” il tipo sorpreso gli rispose “Tua figlia, non so dove sia,
non l’ho vista!”.
Roberto
iniziò a correre, non ci vedeva più, era accecato. Immaginava che qualcosa andava
male, ma non le passò mai per la mente la cosa peggiore: aveva
involontariamente mangiato la sua stessa figlia. Arrivato a casa trovò Estela
sulla soglia, sorrideva con impudenza.
A
tutt’oggi è imprigionata in un ospedale psichiatrico. E’ diagnosticata come una
schizofrenica paranoide. Irrecuperabile per la società.
Recuperarono
le ossa della bambina, il padre scomparse senza lasciar traccia.
1 commento:
Anche Pedro Juan Gutierrez ha scritto di cannibalismo.
Duante il periodo especial .
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