Esteban Morales è un professore cubano dell’UNEAC, ex membro e
intellettuale del Partito Comunista Cubano. Fu espulso nel 2010 dal partito per
aver denunciato apertamente la presenza di una estesa corruzione dentro le fila
del PCC, affermò che “la corruzione sta distruggendo la rivoluzione, ci sono
dirigenti che si arricchiscono nell’attesa della caduta del governo, per poter
successivamente costruire il loro impero privato con i beni statali che
amministrano”.
Senza dubbio una mente libera e controcorrente.
Fermo sostenitore dell’ideologia socialista in questo articolo
espone come l’intellettualità sia una sfida pericolosa nelle attuali circostanze
che sta vivendo Cuba.
La sfida dell’intellettualità
Di Esteban Morales
Nell’Aprile del 2010 scrissi che la corruzione è la sfida più
difficile e pericolosa che dobbiamo affrontare.
Un problema di sicurezza nazionale.
Oggi vogliamo allertarvi sull’importanza che adotta l’intellettualità
nel mezzo delle circostanze che vive il paese.
La scienza è una forma di potere, quindi non dobbiamo trascurare
la sua dinamica e molto meno considerarla con meccanismi antidemocratici.
Cuba è l’unico paese di questo emisfero che non ha analfabeti, che
conta su il livello medio di scolarizzazione più alto della regione, includendo
Stati Uniti e Canada.
Quasi il 10% della popolazione ha un titolo universitario e
possiede un “capitale umano” con un grado di penetrazione nel campo dell’attività
scientifica, invidiabile da qualunque paese.
Vale a dire che il paese possiede un potenziale straordinario, se
si dimostra capace di stimolare i compiti che deve svolgere per il cambiamento
del modello economico e quello ancora più complicato, per far corrispondere
questo cambiamento con la dinamica sociale e il cambio di mentalità che merita.
All’interno di questa dinamica, le scienze sociali e umanistiche
sono chiamate per svolgere il ruolo fondamentale, insieme al lavoro culturale, essendo
quelle forze che si trovano più vicino alla politica.
Al contrario si stanno producendo fenomeni che pregiudicano
enormemente il ruolo di queste scienze e del lavoro culturale nella dinamiche
sociali del paese:
- La nostra stampa, con una attitudine di sfiducia, settaria ed
esclusivista, in generale esclude l’intellettualità dalle sue pagine, spostando
le sue produzioni a media alternativi come intranet e internet, che però sono
accessibili solo al 10% della popolazione.
Parlando in termini di dinamica informativa quotidiana, la più
complicata, che determina le congiunture politiche nelle quali il paese si deve
sviluppare.
- La relazione tra politica e scienze è ancora più debole.
Osservando chiaramente una grande intolleranza nei confronti di quello che si
scrive con matrice critica, o che esce dalle regole disegnate.
- E’ molto difficile l’accesso all’informazione su temi sensibili,
permettendo che la nostra intellettualità rivoluzionaria resti in svantaggio
all’interno del dibattito che ha luogo nei media stranieri, nella stampa, internet
e nelle accademie fuori da Cuba.
- Si promuove la critica (Raul Castro lo ha dichiarato apertamente)
ma allo stesso tempo la si frena.
Sembra che esistano due politiche, quella promossa dal presidente
e quella che la burocrazia immobile vuole mostrare, in contraddizione con le
guide generali.
- Si sviluppano iniziative che hanno dato vita a centri di
dibattito della nostra realtà, vale a dire: Spazio Laico, Rivista Temi, Confraternita
della negritudine, Osservatorio Critico, Rivista Criterio, UNEAC, etc. Però non
si considera che la direzione ideologica del paese possa promuovere una
relazione con questi centri, né che approvi i suoi risultati.
Si vede chiaramente che esistono, nonostante non siano graditi
dalla direzione politica.
Per cui questi dibattiti sembrano realizzarsi in determinati
ambienti ambigui a metà strada tra tolleranza e clandestinità.
- La televisione a sua volta utilizza in modo superficiale il
potenziale di cui dispone all’interno dell’intellettualità, per poter chiarire
e dibattere i temi di maggior interesse per la popolazione, soprattutto se sono
interni.
Questi temi circolano di bocca in bocca dentro l’isola, ma in
pratica li regaliamo alla stampa straniera, permettendole di specularci sopra e
dominare così l’informazione che arriva alla popolazione.
Argomenti come: che è successo al cavo (di fibra ottica)? La
dinamica della corruzione? E altri.
Così nel mezzo della straordinaria lotta ideologica che si sta
liberando oggi restiamo in svantaggio, impedendo che la popolazione ci accompagni.
Voglio dire, che le relazioni tra le scienze sociali e
umanistiche, cultura e politica, ancora non funzionano per poter trasformare
questo meccanismo in un formidabile strumento di lavoro, per far avanzare i
compiti che il paese deve sviluppare, questa inefficienza sta risultando essere la più difficile crociata
per la sopravvivenza.
Oggi nonostante il compito principale sia costruire il modello
economico, le nostre sfide sono anche politiche e ideologiche.
Ovviamente affinché il meccanismo della relazione tra politica e
scienza funzioni adeguatamente, sono necessarie certe condizioni che non siamo
ancora in grado di conquistare come bisognerebbe. Tra le altre:
- E’ necessaria una critica aperta, come proclamato da Raul
Castro.
Deve smettere di essere poco più di un orientamento politico o di uno
slogan.
Deve diventare un modo d’essere politico.
- E’ necessario che ogni organizzazione politica e di massa,
iniziando dal Partito, faccia di questa volontà di Raul Castro uno strumento
permanente di lavoro.
C’è che dice che si può criticare tutto ma non il partito.
Che significa? Il partito non è forse il massimo dirigente della
società e dello Stato?
- La fusione tra Partito, Stato e Governo isola in un vicolo senza
uscita l’esercizio della critica.
Rinchiudendo la politica all’interno di un esercizio che rende
impossibile la sua rettifica.
- E’ necessario che la popolazione abbia confidenza del fatto che
la critica opportuna e trasparente possa essere effettiva.
- Bisogna rifiutare il rifugio nella mera individualità e
promuovere tutto quello che permetta il pieno esercizio della responsabilità
sociale davanti al malaffare.
Questo significa trasparenza informativa, democrazia all’interno
delle organizzazioni, assenza di impunità, rispetto dell’opinione individuale
anche se può essere fraintesa.
- Il cambio della mentalità deve abbracciare fortemente anche il
lavoro culturale e l’intellettualità.
Quest’ultima deve sentire che può contare con la fiducia, la più
alta considerazione del suo spirito creativo e della sua libertà di creare.
Al contrario si stabilirebbe una lotta che si concluderebbe isolando
la maggior parte degli intellettuali del cammino socialista, quelli che non si
isolano finiscono col perdere la loro capacità
di trascinare anche gli altri.
In tutti gli ex paesi socialisti dell’Europa dell’Est l’unione del
lavoro politico con la cultura e l’intellettualità rappresentarono una sfida
impossibile da superare.
I pesi dello stalinismo e la politica dei partiti comunisti
risultò insufficiente per eliminare la sfida e misero fine alla possibilità che
il socialismo potesse sopravvivere.
Non furono solo l’inefficienza economica, l’improduttività e la
corruzione.
Fu anche l’incapacità dei partiti comunisti nel guidare le loro rispettive
intellettualità, quello che produsse il crollo spirituale di queste società.
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