25 agosto 2012

Riflessioni di Rob: l'illusione della democrazia

Mi convinco sempre più che il problema di Cuba oggi non sono i Castro né tantomeno il partito unico. 
Mi rendo conto che questa affermazione susciterà rabbia e indignazione in quelle persone che dentro e fuori l'isola chiedono a gran voce democrazia, pluralità, elezioni libere. 
In quei paesi dove la democrazia è da decenni una realtà sociale, spesso non si nota la differenza con altri paesi dove invece un partito unico è al potere. 

Mi spiego meglio, voglio paragonare il mio paese, nel senso che quì sono nato, l'Italia e Cuba sotto vari aspetti: la democrazia, la contrapposizione tra Governo e opposizione, la libertà, la corruzione, la repressione, il panorama sociale, la sanità e le scuole. 

1. La democrazia in Italia è puramente illusoria. 
Sin dal dopo guerra la Democrazia Cristiana, contrapposta al Partito Comunista e al Movimento Sociale, ha governato per vari decenni, quasi sempre con alleanze politiche di altri partiti, ma sempre di centro. 
Le opposizioni, con il PCI e l'MSI, facevano la loro parte, aspettando e sperando di arrivare un giorno alle poltrone di potere, ma neanche troppo in fin dei conti. 

Sin da allora il popolo, a parte mettere una firma su una scheda, non ha mai avuto il controllo nè delle persone elette a rappresentarli nelle camere, nè del potere di sciogliere direttamente un governo se non gli andava bene. Queste prerogative sono sempre state dei partiti stessi, con meccaniche e strategie segrete e sconosciute al popolo. 

Tutto questo in un crescendo di spartizioni tra i partiti stessi, di governo e opposizione, di poteri esecutivi, gestione economica, favoritismi e giochi politici, nei quali le esigenze dei cittadini quasi mai, per essere magnanime, erano presenti. 
Per 50 anni circa questa prassi nella gestione del potere si è ingigantita ed è infine esplosa come una pustola puzzolente sino alla famosa "tangentopoli", cioè la "scoperta" che il potere politico era marcio e corrotto in ogni suo aspetto. 

Craxi, socialista, presidente del consiglio all'epoca fuggì all'estero, dove morì in esilio, fece da caprio espiatorio per un sistema che ha continuato a prosperare sino ad oggi. Si parlò di una pulizia totale del sisteme politico, della fine della "prima repubblica". 

Nel 1994 Iniziò così la "seconda repubblica", si affacciò sul panorama italiano Berlusconi, con la falsa promessa di portare un'aria nuova nei palazzi di potere, ma con la vera intenzione di gestire il paese come le sue aziende, sulla base dello stesso sistema, rimodernato nei modi, che pretendeva cambiare: il clientelismo, la corruzione, l'acquisto dei consensi politici per gestire il potere a suo unico interesse economico. 

Da allora è quasi sempre rimasto al potere, a eccezione di un paio di governi di centro sinistra ancora più patetici se possibile, dello stesso Berlusconi. Ora, tornando alla pluralità politica, alle libere elezioni, il connubio tra mafia e politica dal dopo guerra ad oggi si è consolidato sempre più. 

Oggi i rappresentanti dei cittadini sono eletti con una legge elettorale scandalosa, supportata dall'acquisto dei voti per soldi o favori. Nelle province del Sud si può comprare un voto con meno di 50€, ma anche al Nord, magari ad un prezzo più alto, i voti in cambio di favoritismi sono alla base dell'elezione di questo o quel sindaco o assessore. Questo per continuare a foraggiare le mafie che sono oggi il vero motore economico italiano. 

Se la mafia fosse realmente sconfitta e scomparisse all'improvviso, l'Italia subirebbe un crollo economico senza precedenti. Tutte le attività economiche sono subdolamente e più o meno segretamente gestite dalle mafie bianche. Cioè da grandi società che operano legalmente nei mercati con i soldi delle attività mafiose stesse. In questo senso Democrazia è una parola vuota di significato. Le elezioni sono pura illusione. 

Oggi in Italia viviamo in assenza di democrazia. Il paese è guidato da un governo "tecnico", non eletto ma "imposto" dal Presidente della Repubblica. 
Il Presidente del Consiglio Mario Monti, rappresenta la finanza internazionale non il popolo sovrano. 
Sono quindi gli interessi economici globali a gestire il nostro paese, con la conseguenza depressione sociale che stiamo vivendo.

La pluralità non ha senso. La realtà è che i partiti al governo agiscono e decidono in modo del tutto autonomo, senza che il popolo possa influenzare minimamente le loro decisioni. E' per questo che non vedo una reale differenza con Cuba, con il Governo di un partito unico. Anzi, trovo molto più coerenti le decisioni prese da un Governo che in modo unilaterale leggifera e gestisce il potere socio-economico del paese che guida. 

 2. Visto la falsità della democrazia, va da sè che non esiste una contrapposizione tra governo e opposizioni. 
Esistono interessi politici ed economici differenti, ma con lo stesso obiettivo, mantenere il potere per scopi e interessi personali autogestiti, nell'indifferenza verso le esigenze concrete dei cittadini e del paese che governano. 

Anche quì è più coerente un partito unico, che almeno non pretende giustificare falsamente le proprie decisioni. 

3. La libertà intesa come possibilità di entrare e uscire dal paese è relativa. 
Potersi esprimere liberamente è forse la sola differenza reale con Cuba, ma anche quì è più un diversivo, un cioccolatino concesso al popolo. Non influisce minimamente nella gestione del Governo e delle sue leggi. 

Da Cuba si può uscire con una lettera d'invito, come in molti altri paesi poveri, anche se democratici. 
Anche se si applicasse una totale libertà migratoria, potrebbe uscire solo chi ha sufficiente capacità economica per poterlo fare. Quindi è un problema economico più che sociale.

4. Si urla tanto della diffusa corruzione nelle file del potere cubano. E in Italia? 
La corruzione non è solo diffusa, ma è ormai un modalità operativa dei politici che la fanno sembrare un modo "para-legale" per continuare nella gestione dei propri interessi. La scandalosa realtà odierna in Italia della compra-vendita dei parlamentari, dimostra come sia una normalità. 

A Cuba perlomeno, nonostante la corruzione sia presente in modo diffuso, non viene accettata come normalità, come prassi politica, come modo di gestione economica e sociale del paese. Anzi viene condannata e punita in modo severo. 

5. La repressione in Italia non è molto differente da quella cubana. 
E' sì più velata, ma è forse anche più violenta. In carcere quì si muore molto più che a Cuba, e nell'indifferenza generale. Anche per chi ha commesso reati futili la sopravvivenza in prigione è una lotta quotidiana. 
Le carceri sono fatiscenti, la violenza della polizia all'interno dei penitenziari è terribile, ma soprattutto è nascosta, non viene quasi mai denunciata. 
La repressione verso i "dissidenti" che manifestano per strada è sempre più violenta. 
Un esempio per tutti, durante il G8 di Genova del Luglio 2001, le violenze della polizia verso gli studenti che contestavano i grandi del pianeta sono diventate di dominio pubblico a livello internazionale. 
Oggi nonostante i responsabili siano stato considerati colpevoli, nessuno di loro si trova in carcere. 

A Cuba non so se si raggiungono questi livelli di repressione criminale... 

6. Il panorama sociale, inteso come benessere economico, è ormai triste e illusorio. 
In Italia sono sempre più le persone che sopravvivono con salari miserabili, ai limiti della sopravvivenza. Mentre i circoli di potere arricchiscono in modo smisurato, creando un divario sociale sempre più marcato tra classe media, che si avvicina sempre più alla povertà, e classe alta con un potere mafioso che è ormai a capo di ogni attività economica "legale" e che quindi condiziona i vertici del potere e la "democrazia" stessa. 

Cuba sta cercando di sviluppare un'aconomia interna che, almeno teoricamente, non si prefigge di liberalizzare in modo selvaggio le attività private, evitando così di creare quelle differenze sociali che fanno arrichire sempre chi i soldi li ha già, relegando così a comparse falsamente libere il resto dei cittadini-imprenditori. 

7. Sanità e scuole
La prima in Italia è teoricamente estesa ad ogni cittadino, non si muore come negli USA di stupide malattie se non si ha il denaro per farsi curare. Ma è anche vero che oggi la mala sanità, la cattiva preparazione di molti medici, i finanziamenti nella sanità pubblica sempre più scarsi stanno mettendo a rischio anche questa garanzia sociale. 
Senza parlare delle scuole, sempre con la scusa della crisi, i finanziamenti per le scuole pubbliche stanno quasi scomparendo. Le università hanno costi proibitivi per molti cittadini. Le scuole dell'obbligo sono invece di una desolazione imbarazzante. L'ignoranza degli studenti è sempre più estesa e la preparazione dei docenti è largamente insufficente. 
Anche quì l'istruzione diventa sempre più un privilego per quei benestanti che possono pagarsi una scuola privata e che possono continuare così a creare generazioni di giovani a loro immagine e somiglianza. 

A Cuba sanità ed educazione scolastica sono, nonostante le difficoltà economiche che devono sopportare, realtà innegabili a disposizione di tutti i cittadini. In conclusione tutta questa differenza tra un paese "libero e democratico" come l'Italia e uno "totalitario" come Cuba non esiste. 

Tra i due paesi esistono problemi differenti, ma che si stanno avvicinando sempre più. Una vera innegabile differenza esiste. 
L'Italia, come la maggioranza dei paesi occidentali, vive un declino socio-economico sempre più grave. 
Il modello democratico-liberista ha fallito. 
I debiti nazionali stanno soffocando la popolazione, il futuro può solo peggiorare. In tre parole "è finita un'epoca". 
L'edonismo, la superficialità hanno finito la loro storia, indietro non si torna, la crisi non rientrarà mai! 

A Cuba, al contrario, esistono le basi sociali per creare una vera alternativa a quel modello fallimentare che dagli USA all'Europa, sta affossando le economie di tutti quei paesi che devono subire il controllo "democratico " delle banche e delle lobby internazionali.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Roberto fai un errore di fondo. E' una mia opinione, naturalmente.

Utilizzi la crisi partitocratica italiana (cosa che avviene meno nei paesi europei più importanti) come paradigma di base.

Qui il multipartitismo non è molto funzionante allora evitiamolo a Cuba.

ma perché mai?
Se noi siamo qua a dialogare... oppure se possiamo incontrarci con altre 100 persone, o 1000, e parlare di politica... è grazie al multipartitismo ed alla democrazia.

Rispetto le tue posizioni ma non accetto che ospedali e scuole costruite dalla casta di potere cubana, con i soldi dei cubani, possano giustificare una dittatura sempre più evidente.

Mi parli di Craxi. Chi se ne frega di Craxi.

Diamo Cuba ai cubani, in una democrazia reale. Con multipartitismo, diritto di espressione e libera stampa.
Facciamo fare a loro la loro Cuba, no a 2 vecchi novantenni che utilizzano la Isla come una proprietà personale.

Anonimo ha detto...

Se fossimo 2 norvegesi allora il multipartitismo a Cuba sarebbe ragionevole?

Roberto Ferranti ha detto...

Il problema non è il multipartito, né in Italia né in Norvegia. Il problema è la dittatura della finanza che rende la politica schiava e sottomessa a decisioni al di sopra dei cittadini, dandoci l'illusione di poter decidere. Vado oltre sia del partito unico che del pluralismo politico. Sono i partiti ad essere obsoleti. Auspico una gestione dei governi da parte di persone, movimenti che affrontino e risolvano problemi concreti e non da partiti(o) che seguendo un'ideale più o meno condiviso fingano di decidere per sottostare in realtà a decisioni globali basate semplicemente sul profitto di poche dinastie che determinano la vita e la morte di interi paesi.
In questo senso non vedo una differenza tra italia (presa come esempio, ma potrebbe essere qualunque altro paese del "primo mondo") e Cuba. Noi qui non siamo né più liberi né più democratici! Certo possiamo scrivere su un blog e leggere quello che più ci piace. Questo si deve cambiare a Cuba, ma restano dettagli, importanti, ma al momento purtroppo ininfluenti nelle dinamiche globali.