03 agosto 2012

Economia cubana: le riforme non danno risultati, tre consigli per cambiare direzione


Cuba affronta una situazione economica sempre più difficile nonostante le riforme attuate del governo di Raul Castro. La transizione economica più probabile sembra essere orientata verso una gestione da parte delle forze armate più che verso un modello vietnamita o Cinese.

Lo scopo dichiarato del governo cubano quando si aprì alla regolamentazione di piccole e medie attività private, era quello di far transitare verso queste attività decine di migliaia di impiegati statali, dando così l’impressione di un possibile graduale sviluppo economico interno teso ad un miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Questo non sta avvenendo, sono varie le cause del fallimento delle riforme. Il viaggio di Raul Castro in Cina, Vietnam e Russia era mirato ad uno studio del modello economico di questi paesi da poter essere replicato a Cuba. Ad esempio il modello vietnamita sembra quello più vicino all’ideale cubano. Ma sembra difficile da attuare soprattutto per una differenza sostanziale: in Vietnam c’è stata un cambiamento generazionale nelle gerarchie del governo che ha permesso una modernizzazione  nella visione economica del paese più indirizzata verso il mercato reale, pur mantenendo un forte controllo politico.

A Cuba questo non è successo e non sembra voler accadere. Mantenere al potere personaggi legati, anche fisicamente, alle esperienze della rivoluzione prima e della guerra fredda poi, limita fortemente la possibilità di ampliare la visione del governo su un panorama economico che è radicalmente cambiato negli ultimi venti, trenta anni. Per questi anziani dirigenti è impossibile comprendere e quindi comportarsi adeguatamente in questo paesaggio a loro alieno. Per questo motivo sembra probabile che le forze armate vogliano continuare a gestire e controllare le nuove imprese private, ad esempio impedendo misure indispensabili come la creazione di magazzini all’ingrosso che possano importare e distribuire ad un prezzo competitivo quelle merci che verrebbero vendute sull’isola.
Al contrario le nuove misure doganali restrittive vanno nella direzione opposta, causando un’aumento dei costi, una corruzione ancora più estesa ed una maggiore inflazione.

Vorrei azzardare tre possibili elementi che potrebbero aiutare il decollo dell’economia interna cubana:

1. Immediato, anche se graduale, cambio generazionale nelle file governative, per una transizione graduale verso l’applicazione di regole economiche razionali nell’esercizio commerciale di piccole e medie imprese, senza necessariamente implicare un cambio politico.
     2. Utilizzo immediato di una moneta unica, potrebbe essere il CUC, equiparandolo al peso cubano (CUP), portando così i salari interni ad un livello ragionevole per la vita comune dei cittadini. Magari stampando moneta, ma senza legarsi al Fondo Monetario Internazionale, come molti economisti in esilio auspicano, questo renderebbe Cuba schiava dello stesso sistema finanziario che sta distruggendo l’Europa e schiavizzando molti paesi del terzo mondo Africa in testa. 
   Potrebbe rafforzarsi  il CELAC (Unione dei paesi sudamericani e caraibici) incrementando l'investimento di questi paesi all'interno dell'isola, così come ampliarsi una cooperazione sia con l'Europa che con i paesi emergenti come l'India, oltre che la Cina e il Vietnam.
   3. Rivedere l’apparato burocratico di controllo e repressione, diretta e indiretta, dei movimenti oppositori al governo. E’ un dispendio economico inutile. Se all’interno di Cuba si intravedessero dei risultati concreti nella vita economica e sociale, la maggioranza dei cittadini, così come nel resto del mondo, non darebbe alcun peso al colore politico di chi sta al governo.

Possono sembrare idee ingenue e superficiali, ma potrebbero essere uno spunto sul quale riflettere e cercare alternative ad una situazione socio-economica ormai al collasso.

11 commenti:

Riccardo ha detto...

Ottimi suggerimenti. Spero che quando sarò alla pensione ci siano sto benedetti cambiamenti, in modo da godermi un po' di vita a Cuba....

nino ha detto...

sarebbe necessario capire in base a quali dati economici si afferma che a cuba la situazione economica è sempre piu' difficile.
Almeno c'è un dato oggettivo e non semplici impressioni.
Secondo dati, invece, che mi riserverò di indicare al piu' presto, il pil cubano, che nel 1989 era di 19 miliardi e mezzo di dollari, nel 1993 si era ridotto a 13 miliardi.
Nel 2003 il pil è cresciuto fino a 17 miliardi di dollari e ad oggi si viaggia intorno ai 22.
Stampare, inoltre, moneta, che deve aumentare i salari, con un mercato in cui non si produce in abbondanza non è un buon consiglio.
Scatenerebbe un'inflazione che i cubani hanno provato nei primi anni del periodo speciale, dovuta alla circolazione di dollari, cambiati in pesos, portati dai turisti.

Roberto Ferranti ha detto...

Caro Nino da un certo punto di vista è lodevole la tua "devozione" ad oltranza... come avrai capito non sono certo critico "a priori" verso il governo cubano, anzi ammiro alcuni tentativi di modernizzazione, e non mi interessa l'aspetto puramente politico, ma domandarsi se l'economia cubana è al collasso è davvero superfluo. I dati non servono a constatare che la vita quotidiana è sempre più difficile, l'incremento del pil mi fa pensare a Monti quando parla di spread o di quanto siamo bravi a fare i compiti a casa... I dati ai quali ti riferisci sono del tutto estranei all'economia reale nella vita della gente comune. Per quanto riguarda la moneta, la stampano negli USA e non solo e l'inflazione è un'altro termine astratto che non tocca il cittadino. Un salario di 300 CUC invece si che permetterebbe consumi interni che stimolerebbero l'avvio di una economia reale, anche perché spingerebbe a produrre di più, poi ci si potrebbe occupare dell'inflazione. Comunque non sono certo un economista, era una semplice e banale, se vuoi, osservazione senza tante lezioni accademiche, ma volta alla ricerca di passi concreti per fare di Cuba un paese vivibile.

nino ha detto...

Non ho devozione per nessuno.
Cerco solo di ragionare sui dati di fatto.
Affermare che la moneta è stampata negli usa è un nonsense.
Che significa?
La moneta cubana è stampata a cuba dalla banca nazionale cubana e proprio per questo si potrebbero stampare milioni senza problemi. Ma la stampa della moneta non serve se non c'è un aumento della produttività, che a cuba è decisamente scarsa.
L'aumento dei salari serve alla gente solo se aumenta contemporaneamente la massa dei beni prodotti dall'economia nazionale, eventi collegati solo nelle teorie, non nella pratica, contrariamente è solo una presa in giro che si trasformerebbe in una tragedia peggiore dell'avere salari compressi.
L'aumento, infine, del pil non è qualcosa di lontano dalla gente, basti pensare che, quando è calato del 36% agli inizi degli anni novanta,è iniziato il periodo speciale.
Ora che è aumentato fino a raggiungere quello del 1989, il periodo speciale è solo un ricordo.

Roberto Ferranti ha detto...

Che la moneta sia stampata a Cuba è ovvio, l'esempio degli USA, e non solo, era per dire che stampare moneta non sempre è disastroso come affermi, anche da noi o in Grecia c'é chi ha suggerito questa ipotesi. Comunque, mi parli di pil quando con 20/30 dollari al mese non mangi nemmeno una settimana... rispetto la tua positiva visione per il futuro, ma senza fare subito qualcosa...subito, la situazione può solo drammaticamente peggiorare

nino ha detto...

Bob, stampare moneta è necessario nel caso degli usa, dell'italia, della grecia, della spagna, del portogallo, nazioni in cui la produzione di beni è alta, per dare alla gente la possibilità di spendere.
A cuba la situazione è diversa, cioè la produzione dei beni è scarsa.
In questa situazione stampare moneta per aumentare i salari non è una buona idea, poichè la scarsa produzione (offerta molto bassa) farebbe, a fronte di una domanda elevata, aumentare i prezzi, in modo esponenziale, dei beni di prima necessità nei mercati agropecuari.
L'unica cosa da fare è collegare l'aumento dei salari a quello della produzione.

Roberto Ferranti ha detto...

Nino, pura utopia collegare i salari alla produzione. Non si produce nulla per un salario miserrimo. L'inflazione oltre tutto è già a livelli stratosferici. Salari in CUC vorrebbe dire stimolare la produzione di beni e abbattere l'inflazione, non incrementarla. Stampare moneta, e allentare il controllo statale, potrebbe innescare un meccanismo autoctono di produzione e così sviluppare consumi interni e inoltre stimolare investimenti stranieri

nino ha detto...

chi produce a cuba non riceve un salario miserrimo da 225, ma tra i 600 e gli 800 pesos, che sono decisamente meglio.
Se le autorità cubane seguissero i consigli indicati in questo post, per loro sarebbe la fine, si suiciderebbero. Si scatenerebbe, infatti, senza ombra di dubbio,un'inflazione pazzesca, dal momento che le monete dei turisti non passerebbero per le tiendas in cuc, come è oggi, ma si riverserebbero nell'economia , proprio come agli inizi del periodo speciale.
Si avrebbe un'iperinflazione alla yugoslava o alla repubblica di weimar. Con tutte le conseguenze che implica.In questo modo invece di beneficiare la società cubana la ammazzeresti. Per cosa? Perchè non hai pazienza.

Roberto Ferranti ha detto...

Pazienza? a parte che i salari di 600/800 pesos sai solo tu chi li guadagna... ma anche così fosse al cambio odierno di 24 per 1 CUC parliamo di 25/35 CUC mese. Sei mai andato a fare la spesa a Cuba? Sono salari miserabili, non garantiscono la sopravvivenza, e non parlo di tiendas in CUC, anche se vai in un mercato in CUP una famiglia di 3 o 4 persone non mangia per più di 10 giorni facendo economia... dal dopoguerra ad oggi paesi occidentali hanno vissuto e prosperato cavalcando l'inflazione, in emergenza una inflazione alta è il male minore, interi stati hanno ripreso una produttività positiva facendo circolare moneta, inoltre l'economia cubana si sta suicidando da sola, altro che avere pazienza...

nino ha detto...

il tuo è un ragionamento semplicistico, che non fa i conti con tutte le incognite presenti. Tu aumenti il salario a 300 cuc e pensi che con questo salario sia possibile fare la spesa nelle tiendas in cuc e nei mercati agropecuari, dove oggi si paga in pesos. Dimentichi,però, quello che si è verificato nel periodo speciale, quando il denaro dei turisti , l'unica risorsa della cuba di quel tempo, introdotto nella società ha alzato fino a 150-200%l'inflazione. Soltanto l'introduzione della doppia moneta ha permesso lo sgonfiamento della massa monetaria.
Rifare di nuovo questo errore per le autorità cubane, considerato che i turisti sono 2 milioni e mezzo, non sarebbe saggio. Per cui sei costretto ad avere pazienza. Ce l'hanno i cubani, non capisco perchè non debba avercela tu!

Roberto Ferranti ha detto...

La pazienza dei cubani è dovuta agli aiuti dei famigliari all'estero o ai lavoretti "in nero" che saltuariamente riescono a racimolare. Ma fino a quando? La doppia moneta aveva senso negli anni '90, oggi è una discriminante assurda se non si forniscono generi alimentari basici in CUP, la graduale eliminazione della quota statale peggiora pesantemente le cose. La mia poca pazienza è dovuta dalla constatazione che un paese potenzialmente benestante continua a sgretolarsi per la cattiva gestione economica e sociale, che nulla ha a che vedere con il partito unico, ma solo ad anacronistiche ideologie di ottuagenari dirigenti senza alcun valore pratico. Il mio desiderio resta quello di una Cuba socialista nei fatti e prospera nella quotidianità.