Varie volte il presidente
Raul Castro ha criticato la falsa unanimità, però se c’è qualcuno che detiene
il record in questo senso è il parlamento cubano: è stato in grado di legiferare
durante quasi quattro decenni senza che mai nessun deputato abbia mai votato contro.
Sono 600 uomini e donne
di tutto il paese, di differente estratto sociale, dai ventenni fino agli anziani
in età di pensionamento, dibattono diversi temi della vita nazionale e curiosamente
concludono sempre essendo tutti d’accordo.
Si tratterebbe di una
rarità in qualunque paese del mondo, però, conoscendo la controversa anima dei
cubani, questo si potrebbe definire come un vero miracolo.
Governare in forma
centralizzata e approvare le leggi all’assemblea nazionale come mero formalismo
potrebbe anche essere un sistema utile, però, se si pretende istituzionalizzare
il paese, il parlamento dovrebbe essere il primo luogo ad essere riformato.
I deputati sono eletti dal
popolo e dovrebbero difendere gli interessi dei loro elettori . Li aiuterebbe
invertire le cose, smettere di considerarsi funzionari del governo e attuare
come rappresentanti di chi li ha votati davanti al potere centrale.
I discorsi dei ministri o
del presidente in parlamento raccolgono solamente gli applausi dei deputati.
Però non si tratta di un concorso di popolarità, ma di dirigere una nazione che
necessita menti critiche che possano correggere continuamente il corso del paese.
La passività legislativa
è tale che Cuba invece di essere un paese di leggi si è convertito in uno Stato
di “risoluzioni”, ”circolari” e “decreti”, promulgati dai funzionari del governo
e in alcuni casi in contrasto con la legalità e la costituzione.
In tal senso non ricordo
di alcun deputato che abbia protestato in parlamento quando esisteva la
proibizione incostituzionale che impediva ai cubani di entrare negli hotel (per stranieri n.d.t.), né di
rappresentanti delle province orientali che dibattevano la restrizione imposta
ai loro votanti di poter emigrare nella capitale.
Istituzionalizzare
significa mettere ordine all'interno del potere affinché ognuno faccia quello che
gli spetta nell’ambito delle competenze a loro attribuite dalla legge. Il
compito principale di un parlamento è legiferare, prima ancora di esercitare, in
nome dei cittadini, il controllo del potere esecutivo.
Attualmente poco di tutto questo sta
accadendo e difficilmente il parlamento si trasformerà se
continua ad essere guidato con la stessa modalità con il quale lo è stato sino
ad ora.
In questo senso la rinnovazione generale, di cui si sta ufficiosamente parlando, potrà facilitare il cambio all’interno delle istituzioni.
Serve inoltre una nuova
mentalità all’interno del Partito Comunista, i quali militanti occupano il 90%
dei seggi parlamentari. Questi uomini e donne non possono esercitare pienamente
la loro funzione come deputati continuando ad essere soggetti alla disciplina del
partito.
Il centralismo
democratico dà ai comunisti l’opportunità
di discutere internamente, però successivamente li obbliga ad appoggiare la
decisione maggioritaria. Così che risulta praticamente impossibile per un
ministro del PCC poter questionare in parlamento.
Nessuno crede che, come
accade in altri paesi, i deputati occupino il loro incarico per arricchirsi,
però questo non significa che godano della simpatia dei cittadini cubani, in pochi hanno la
speranza che il “loro rappresentante” possa risolvere i problemi della comunità.
Per cambiare questa
percezione è indispensabile un parlamento vivo, che guardi alla realtà con
occhio critico, che si mantenga vigile davanti al potere centrale, che non tema
il dibattito pubblico e che adatti l’interesse nazionale all’insieme dei
differenti interessi locali rappresentati dai deputati.
Il compito non è facile,
però è imprescindibile in un momento di trasformazione che obbliga a cambiare
non solo le leggi ma la stessa costituzione. Molti dicono che le riforme
avanzano lentamente, ma sicuramente nemmeno il parlamento cerca di promuoverle.
E’ possibile che non
dipenda dai deputati l’approvazione di una nuova legge migratoria, ma è
altrettanto vero ad esempio che non si decidono ad approvare il Codice famigliare per regolamentare i diritti dei bambini, degli anziani e della comunità LGBT (acronimo che identifica le persone
Lesbiche, Gay, Bisessuali e Tansgender) nonostante siano cinque anni che
questi temi si stiano “dibattendo”.
L’annuncio della prossima
riunione del parlamento per il 23 Luglio mi fa pensare alle potenzialità,
capacità e possibilità dei deputati e deputate di base. Ne conosco alcuni e so che
sono brave persone, decenti, dedicate e intelligenti.
Evidentemente non sono
loro la causa del problema, ma è il modello del governo, i meccanismi e le
mentalità che impediscono loro di attuare come rappresentanti della loro
comunità, come dovrebbe essere in un paese istituzionalizzato.
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