03 febbraio 2011

Cambio a Cuba: voglio cambiare Cuba, non abbattere il regime, sono socialista!

Voglio quì definire più chiaramente la mia posizione sul cambio a Cuba e in merito al regime dell'isola. Mi rendo conto sempre di più che molti, forse la maggior parte delle persone che come me sono favorevoli e spingono per un cambio a Cuba, sono simpatizzanti o, a volte, estremisti di destra.
Io no! anzi mi sento profondamente socialista, nel senso più pragmatico e profondo del termine:

da Wikipedia
Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono a una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico. Si può definire come economia che rispecchia il significato di "sociale", che pensa a tutta la popolazione. Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare detti obiettivi attraverso il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio...

Mi riconosco integralmente in questa definizione, anche quando si dice "soppressione totale o parziale della proprietà privata", credo infatti che non tutte le attività produttive debbano essere liberalizzate (come al contrario si sta cercando di fare anche in Italia) alcune come acqua, sanità, scuole, trasporti, viabilità, energia, infrastrutture, edifici popolari, etc... devono essere e rimanere sotto il controllo di uno Stato responsabile e consapevole.
Abolirei inoltre in maniera intransigente qualunque ingerenza delle lobby e multinazionali che operano in nome del liberismo economico in modo indiscriminato in qualunque paese del mondo.

Credo che ogni paese debba in modo autoctono produrre e sviluppare attività produttive coerenti con le proprie tradizioni e peculiarità sociali e culturali. Così come credo che si debba allo stesso modo incrementare e sviluppare piccole e medie attività private locali con caratteristiche specifiche del territorio. Sono totalmente contrario invece all'esportazione di un modello economico comune (dogma assoluto delle multinazionali criminali).

Per questo motivo sto analizzando e rivedendo alune posizioni in merito al Governo cubano.
Senza ombra di dubbio ci sono alcuni cose fondamentali che devono cambiare:
non più dissidenti di coscienza e politici in carcere, libertà d'espressione e di parola, democrazia con più voci e partiti che governino alternandosi, diritti umani, unicità monetaria, libertà di movimento dentro e fuori dal paese, ristrutturazione e rivalutazione delle infrastrutture, maggiore produttività interna, libertà alle piccole e medie imprese private, maggior sviluppo di un'economia interna, interscambio economico con paesi stranieri senza permettere ingerenze da parte delle multinazionali (siano esse statunitensi, canadesi, europee, russe o cinesi).

Per questo motivo sono più critico nei confronti di quei cubani dentro o fuori dell'isola così come di quegli stranieri che con intransigenza chiedono la fine del regime di Fidel, senza affrontare concretamente un possibile scenario futuro.
Sono ancor più contrario verso quei cubano-americani della destra repubblicana che sono solamente contro ad oltranza, enfatizzando alcune pagliuzze e non volendo vedere i tronchi che hanno sotto la propria casa.
Così come non condivido le idee di alcuni italiani, paese da dove scrivo, che ancor peggio sono schierati con il nano malefico di Berlusconi che sta portando alla deriva economica e sociale questo paese, che sta assumendo connotati sempre più simili se non peggiori a quella Cuba che tanto criticano, senza proporre alcuna idea concreta.

E' ora di affrontare i problemi reali di Cuba, senza tanti schieramenti ideologici, ma analizzando e cercando di spingere un cambiamento concreto di quei problemi che chi ama Cuba ben conosce. Non si tratta di essere pro o contro Fidel, ma di analizzare con responsabilità i problemi, senza voler sovvertire il Governo, ma al contrario cercando un dialogo per risolverli.
In fin dei conti meglio la Cuba di oggi che un nuovo stato americano domani, o peggio ancora che venga plasmata dal quel modello occidentale e capitalista che sta distruggendo non solo quei paesi così detti del "primo mondo" ma il pianeta intero!

Rob Ferranti

1 commento:

nino ha detto...

bob, mi permetto di contraddirti, quando affermi che ci sono coloro i quali vogliono la fine del regime cubano, ma non prospettano come sarà la società futura.
Molti di questi oppositori, in realtà, non lo dicono, ma sono convinti che al posto del partito unico si debba affermare il mercato unico.
La sanchez, per esempio, è favorevole ad un capitalismo sui generis.
Ora, non so cosa voglia dire esattamente con questa formula, ma è chiaro a lei, come a molti, che cuba, essendo vicina alla nazione americana, in caso di crollo del governo castrista, sarà guidata da proconsoli che guarderanno agli usa ed eseguiranno senza fiatare i consigli che arriveranno dalla patria del capitalismo.
Ma questa è una vecchia storia, che dura da 52 anni.
In questo mezzo secolo molti, soprattutto i vecchi esiliati, infatti, pensavano che, crollato il governo castrista per un intervento armato esterno o per una ribellione popolare dovuta al periodo speciale, e diventati i governanti dell'isola, avrebbero fatto questo e quello e poi, alla fine, sono diventati vecchi, non riuscendo a fare nulla di quanto avevano immaginato.
La verità è che l'unico che può fare le riforme economiche, quelle politiche sono da escludere per ovvie ragioni, è il partito comunista cubano, dal momento che, almeno per molti decenni ancora, è destinato a governare l'isola e l' immaginazione anticastrista di tizio, caio o sempronio non scalfirà per nulla la realtà cubana.