11 febbraio 2011

Cambio a Cuba: l'Egitto non è Cuba

I recenti fatti che dall'Egitto e non solo stanno infiammando i venti di libertà in tutto il mondo, sono recepiti e divulgati anche a Cuba dai blogger dell'isola e da quelli nel resto del mondo che da anni sostengono e stimolano un cambio pacifico sull'isola. Soprattutto in questi ultimi giorni con gruppi su Facebook come "Por el levantamiento popular en Cuba" si stanno divulgando velocemente richieste da ogni dove afffinchè anche il popolo cubano intraprenda una sommossa per le strade atta ad abbattere il regime castrista.
Questa non è un'alternativa ai problemi di Cuba!

Da parte mia ho sempre appoggiato un risveglio popolare mirato alle richieste più che giustificate di cambiare quelle ingiustizie che oggi a Cuba continuano a tenere il popolo in una condizione economica e sociale che non riesce a soddisfare le più basilari esigenze di sopravvivenza. I Diritti Umani, la dualità monetaria, i salari insufficienti, l'impossibilità di spostamento, la libertà d'espressione, etc. sono problemi concreti che necessitano un intervento rapido da parte del Governo cubano.

Bisogna anche dire che recentemente la liberazione di quasi tutti i prigionieri politici, in carcere ne restano solo 9 e le nuove privatizzazioni di 178 licenze per piccole e medie attività commerciali e professionali, sono un tangibile segno che il Governo sta lentamente approvando alcune misure mirate ad un cambiamento economico per aiutare uno sviluppo sociale ed un'economia privata sull'isola.

Certo molto è ancora da fare, soprattutto in relazione alla libertà d'espressione, ad un pluralismo politico, ma non credo che un improvviso e drastico cambiamento ai vertici del Governo possa servire ad una nuova positiva gestione del paese.
In poche parole abbattere dall'oggi al domani il Governo non aiuterebbe certamente i cittadini cubani, soprattutto quelli economicamente e culturalmente più deboli. Il risultato di un'eventualità simile sarebbe di unico beneficio della destra cubano-americana, erede di quel'ideologia pre rivoluzioniaria, quando Batista gestiva i bordelli americani e appoggiava le mafie mondiali sul suolo cubano.

Un cambio improvviso premetterebbe alle multinazionali USA di invadere economicamente Cuba e, così come già successo nell ex URSS, trasformerebbe l'isola in un nuovo Stato americano in mano alla mafia cubana di Miami e non solo. E' facile prevedere quale sarebbe lo sviluppo economico e sociale sull'isola, basta dare un'occhiata a quei paesi della stessa area dove l'egemonia americana ha avuto il sopravvento negli anni.

Devo purtroppo constatare che la quasi totalità dei blogger cubani o di cubani all'estero non sollevano minimamente la possibilità che questo accada, anzi non lo vogliono nemmeno considerare. Non se ne parla mai, si continua ostinatamente a condannare il regime, a chiedere una democrazia, riforme economiche, un "capitalismo sui generis" (ma che vuol dire?)
Non si solleva in nessun modo l'ipotesi che ribaltando improvvisamente il regime sarebbe più probabile una realtà socialmente ed econonomicamente peggiore rispetto a quella attuale.

Cancellare quelle garanzie dello Stato che, anche se in misura insufficiente, permettono oggi una sopravvivenza dignitosa del popolo, mi riferisco ad un minimo approvvigionamento di cibo, alla sanità e alle scuole gratuite, non farebbe altro che far sprofondare la maggior parte dei cittadini cubani in un inferno che non saprebbero affrontare.
Si materializzerebbero così anche a Cuba famiglie per strade senza cibo, gruppi di delinquenza organizzata o improvvisata, cha lascerebbero la strada libera a quelle persone più forti e violente. Si instaurerebbe ancora una volta una enorme differenza sociale tra i pochi ricchi (che arriverebbero da Miami con valige di dollari sporchi) e la maggioranza di poveri che sarebbero così abbandonati a se stessi.

Le analogie con l'Egitto inoltre non sono poi così marcate. A Cuba ideologicamente una gran parte dei cittadini sono fedeli ad un socialismo che sino ad oggi li ha salvati dalle assurdità e violenze statunitensi che hanno distrutto gran parte del centro e sudamerica. Criticano, magari sottovoce, quello che il regime non riesce a risolvere, ma non si auspicano certo un'invasione di ricchi potenti dall'occidente che troverebbero in Cuba un territorio vergine dove ancora una volta sfruttare con il sangue del popolo una nazione e che farebbero solamente arricchire ancor di più i soliti noti, fregandosene totalmente del popolo e delle sue necessità basilari.

Inoltre non ci dimentichiamo che in Egitto Mubarak è da sempre stato appoggiato dagli USA e dalla UE, sempre coccolato e finanziato, pur sapendo della sua volontà di mantenere un popolo soggiogato per i suoi interessi economici personali. A Cuba si può dire molto di Fidel, ma non certo di un suo arricchimento personale, anzi, nonostante un embargo che dura da cinquant'anni a Cuba non si muore di fame.

In conclusione non appoggio la volontà di chi vuole a tutti i costi abbattere il Governo dell'isola. Voglio che al Governo possano succedere nuove personalità che riescano a dialogare con i movimenti d'opposizione, che vogliano cambiare quelle assurdità anacronistiche che bloccano uno sviluppo economico e sociale sull'isola, che permettano che Cuba si trasformi, con i tempi dovuti, in una realtà alternativa sia ad un regime comunista che non esiste già più (vedi Cina), ma soprattuto a quel modello capitalista-liberista-occidentale che sta dimostrando di aver altresì fallito definitivamente sia negli USA che in Europa.

Cambio sì, ma per un nuovo modello, ancora da disegnare, che possa non solo rendere più vivibile la realtà cubana, ma che sia d'esempio anche a quel mondo occidentale oramai morto e sepolto, dove non siano poche famiglie super ricche e potenti a gestire e governare milioni di persone dandogli un'illusione di libertà fatta di luci sfavillanti, fumi, e inutilità materiali.

Rob Ferranti

5 commenti:

nino ha detto...

bob, è un ragionamento che condivido in gran parte.
Ciò che non condivido è l'affermazione secondo cui a cuba i punti di contatto con l'egitto non sono tanti.
In realtà non ci sono punti di contatto tra l'egitto e cuba.
O meglio, a cuba c'è un partito unico ed in egitto, fino a qualche ora fa, pure.Ora a comandare sono i militari, che, tecnicamente, hanno fatto un colpo di stato.
Ma tolto ciò, la situazione economico sociale cubana è diversissima da quella egiziana. Certo, se i blogger che chiedono ai cubani di scendere in strada non la vedono o la sottovalutano, è un problema esclusivamente loro, di cui si renderanno conto fra non molto, quando sarà non chiaro, ma chiarissimo che si sono fatti un film che non avrà nè l'inizio nè il finale sognato.

nino ha detto...

errata corrige:i punti di contatto tra cuba e l'egitto non sono tanti.

Roberto Ferranti ha detto...

Caro nino, come avrai notato la mia posizione sta leggermente cambiando, sono davvero stanco di sentire le solite lamentele e proteste contro il regime che stanno diventando un luogo comune, mentre nessuno e dico NESSUNO di quei movimenti alternativi cubani e non, analizza con lucidità le realtà occidentali che stanno sì sprofondando verso un baratro senza ritorno. NESSUNO azzarda una visione a lungo termine del dopo-castro, NESSUNO critica quel modello occidentale USA e UE che invece li fà sopravvivere economicamente rendendoli a tutti gli effetti dei privilegiati sull'isola.
Sono totalmente d'accordo che un sollevamento popolare non potrà mai aver luogo a Cuba, per molte ragioni che affronterò in seguito. Basta vedere quante e quali sono le persone che manifestano per strada il loro dissenso, poche decine a dir tanto. Quindi basta questo, se vogliamo essere davvero democratici, per accettare il fatto che Cuba è una realtà unica, in nessun modo paragonabile a quello che sta accadendo in medio oriente. I cubani non sono ignoranti nè stupidi, ma consapevoli che se l'alternativa è il modello euro-americano meglio 1000 volte il regime dell'isola.

nino ha detto...

rob, la questione dissidenti è veramente delicata, perchè vi sono quelli che dissentono, giustamente dal governo,e non ricevono aiuti di nessun genere, altri, che sono contrari altrettanto giustamente, ma che questi aiuti li ricevono, eccome!
Per il governo cubano i primi e i secondi stanno piu' o meno allo stesso livello.
E'previsto il carcere per gli uni e per gli altri, anche se per i secondi c'è un trattamento carcerario particolare.
Le pene vengono aumentate in modo esponenziale.
E'ovvio,inoltre, che questi ultimi, ricevendo dollari o euro, non possono che condurre uno stile di vita al di sopra di quello dei normali cittadini cubani e non possono che essere grati ai loro benefattori, stati uniti ed istituzioni culturali ad essi collegati.
Vengono sovvenzionati anche perchè spingano verso una cuba che piaccia al finanziatore.
Nessuno da nulla per nulla.
La Sanchez, per esempio, è evidente che sia finanziata da istituzioni culturali legate agli usa.
I premi che riceve in abbondanza non si ricevono solo per la bravura.
Perciò è ovvio, addirittura naturale che sia favorevole al capitalismo. Lei accanto al sostantivo aggiunge il "sui generis", per dire che sta poi alla inventiva dei cubani stabilire quale capitalismo ci sarà. Ma la sostanza non cambia.
Un'isoletta del mar dei caraibi potrà sottrarsi alla influenza dei possenti stati uniti, quando a capo della stessa ci saranno dissidenti favorevoli ad un capitalismo sui generis?

nino ha detto...

errata corrige: ex dissidenti favorevoli ad un capitalismo sui generis