31 gennaio 2011

Vivere a Cuba: piccoli imprenditori, fattore chiave delle riforme economiche

Julio Cesar Hidalgo ha convertito il patio della sua casa nel quartiere centro all'Havana in una pizzeria a gestione famigliare. E' uno dei 75000 cittadini che hanno ottenuto una licenza dallo Stato per poter avviare una piccola impresa privata.

Quando lo scorso Settembre il Governo annunciò che avrebbe aperto l'economia marxista ad una quantità limitata di attività private, fù uno dei tanti che si avventurò in questa iniziativa.
"Non diventerò ricco", dice ridendo, "spero solo di poter guadagnare un pò di più dei 12 dollari mensili che mi garantiva il mio vecchio salario in una panetteria statale, quello che mi piace è che lavoro a casa mia e sono padrone del mio lavoro".

Insieme alle decine di migliaia di cubani che si sono lanciati in questa nuova avventura aspira a realizzare le sue ambizioni imprenditoriali nel 2011, anno del cambio economico a Cuba. Spera solo che questa volta la così detta "attualizzazione" dell'economia annunciata dal Governo sia reale.
Lo Stato licenzierà entro il 31 Marzo 2011 circa mezzo milione di impiegati statali, e si rilasceranno licenze per piccole attività in diversi settori, alcuni un pò sorprendenti.

Questi nuovi imprenditori dovranno affrontare enormi rischi per sviluppare le proprie attività: alte tasse, scarsezza di materie prime, clientela instabile, un labirinto burocratico e crediti limitati. Il successo o il fallimento di queste iniziative costituisce un lungo cammino che sarà determinante per il futuro della "rivoluzione".

Sull'isola lo Stato impiega l'84% della forza lavoro e controlla il 90% dell'economia, è uno degli ultimi bastioni del modello sovietico che esiste al mondo. Se l'esperienza del libero mercato funzionerà, il Governo, che sta affrontando una notevole mancanza di liquidità, potrà raccogliere milioni di dollari di nuove imposte, mentre nascerà una nuova classe di lavoratori autonomi e di consumatori. Sarà inoltre un modo per legalizzare quel mercato nero in continuo aumento nel quale si vende dalle salsicce alle antenne paraboliche per la televisione via satellite.

Se l'esperienza fallirà, in questo paese già disilluso e disfunzionale, migliaia di lavoratori statali licenziati affronteranno un futuro incerto. Tutto questo nell'anno in cui Raul Castro compirà 80 anni e spera che suo fratello Fidel rinunci ad essere il primo segretario del Partito Comunista, l'ultimo incarico che gli resta.

fonte El Nuevo Herald

1 commento:

nino ha detto...

nell'articolo si dice esplicitamente che le attività autonome si permettono, perchè lo stato cubano, avendo una mancanza di liquidità, potrà raccogliere milioni di dollari.
Lo stato cubano ha bisogno certamente di dollari, ma, ovviamente, questa valuta forte non si può recuperare tassando gli autonomi che pagano in pesos o in cuc, monete che lo stesso stato cubano stampa.
I dollari si possono recuperare aumentando le esportazioni e diminuendo le importazioni.
Per fare ciò è necessario aumentare la produzione di beni.
Perciò lo stato cubano ha deciso di permettere a migliaia di persone l'esercizio delle attività autonome, con l'aumento in contemporanea del personale impiegato in attività produttive statali, sottraendolo a quelle burocratiche, si parla di 1 milione di persone in 3-5 anni.
E'vero, poi, che con le tasse lo stato recupererà milioni di pesos, ma questi serviranno a non aumentare la massa monetaria in circolazione, permettendo,così, la riduzione del deficit di bilancio e tenendo sotto controllo la inflazione.