27 gennaio 2011

Repressione a Cuba: arrestato Gulliermo Farinas e altri 22 dissidenti

Ieri sera alle 23 ora italiana è stato arrestato a Santa Clara Gulliermo Farinas, insignito del premio Sakharov lo scorso Ottobre, insieme ad altri 22 dissidenti, stavano protestando contro lo sgombero di un'abitazione dove abitava una giovane donna incinta già madre di due figli.

I dissidenti sono stati fermati e portati in commissariato, ma sicuramente saranno liberati nelle prossime ore, ha affermato Elizardo Sanchez della commissione cubana dei diritti umani.
Al telefono la madre di Gulliermo Alicia Hernandez ha affermato: "Gli ho parlato e mi ha detto che si trova agli arresti nei locali della terza unità di polizia di Santa Clara, poi ha riattaccato. Era assieme ad altri dissidenti che con lui si occupavano di una famiglia che sarebbe stata sfrattata, e per ora non è stato liberato".

Farinas mise in atto 23 scioperi della fame, l'ultimo dei quali durato 135 giorni, per protesta contro la morte di Orlando Zapata morto il 23 Febbraio del 2010 dopo uno sciopero della fame durato 85 giorni, che terminò solo quando fù alimentato forzatamente per via endovenosa dalle autorità mediche del regime.
L'arresto di Farinas appare in forte controtendenza con le ultime mosse del governo castrista, che in virtù di un accordo con le gerarchie ecclesiastiche locali, aveva deciso e parzialmente attuato il rilascio di 52 prigionieri politici.

L'interpretazione di questa nuova mossa repressiva è per me molto esplicativa.
Il regime castrista è consapevole che le recenti rivolte popolari che si stanno sviluppando in Tunisia, Egitto e da oggi anche nello Yemen e che si stanno diffondendo in molti altri paesi della stessa area, dove i cittadini si stanno opponendo a quei regimi che da decenni governano in modo autoritario anche se teoricamente democratico, che impongono una qualità della vita ormai insopportabile, hanno molto in comune con la realtà cubana: un regime dittatoriale che da 50 anni governa un paese ormai al limite del collasso economico e sociale.
Una manovra preventiva dei Castro, che sono ormai consapevoli di essere vicini ad una rivolta popolare.

Se questo non è ancora avvenuto è in parte dovuto al tradizionale temperamento mite del popolo cubano, in parte dalla capillare rete di controllo e di repressione che il regime attua sui propri cittadini, ma soprattutto all'assoluta mancanza di connessione internet per la popolazione, (che è così inconsapevole di cosa realmente sta succedendo sull'isola) se si escludono pochi valorosi blogger come Yoani Sanchez, che tra mille difficoltà cercano di diffondere notizie e informazioni indipendenti dall'isola.
Sono stati proprio i social network come Facebook e Twitter a permettere l'organizzazione delle proteste che stanno infiammando l'area mediorientale del pianeta.

C'è forse da aspettarsi il peggio anche per il movimento blogger cubano, in prima linea sull'isola nella dissidenza verso il governo?
Dobbiamo cercare di aiutare e difendere questi cyber-rivoluzionari affinchè non venga spenta ancora una volta la debole fiamma di un cambiamento che sembrava si stesse lentamente accendendo sulla realtà cubana.

1 commento:

nino ha detto...

bentornato bob.
L'arresto di farinas e di altri 22 non è in controtendenza rispetto alla scarcerazione dei 54 prigionieri politici.
Non lo è, perchè da anni, ormai, invece di incarcerare per un periodo lungo i dissidenti, li si ferma per qualche ora.
Che cuba stia sul punto di esplodere come la tunisia (dove il governo ha cambiato qualche ministro, ma è pur sempre espressione del partito di ben ali) e l'egitto(dove le manifestazioni di dissenso non hanno spinto il faraone ad andarsene)è una esagerazione, dal momento che in quei paesi la gente è scesa in strada spinta dall'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, dovuto al libero mercato,e dalla disoccupazione molto alta tra i giovani.
A cuba i prodotti agricoli di base sono distribuiti con la libreta a prezzi bassi.
Anche nei mercati particulares o estatales lo stato può intervenire per bloccare il loro aumento.
Non dimenticare, poi, che hanno accelerato le riforme economiche consistenti nella ridistribuzione dei lavoratori nelle attività produttive, in particolar modo nel cuentapropismo.
Perciò il quadro cubano non ha nulla a che vedere con quello dei paesi del nordafrica.