Fino a quando un popolo può soppportare questa situazione è impossibile da immaginare. La crisi economica (globale), in un paese dove è già difficile soppravivere, colpisce la popolazione senza pietà. Il governo cubano alle strette con un calo impressionante delle importazioni (congelando i soldi delle imprese straniere nelle banche cubane , chi si azzarda più oggi a investire a Cuba?) adotta misure drastiche, colpendo ancor di più il suo popolo, stringendo all'infinito una morsa che non ha più carne da mortificare.
L'interruzione di energia elettrica nelle case (fino a 8 ore consecutive di blackout); la mancanza di liquidità finanziaria, che si traduce in un -36% delle importazioni di beni di consumo, il -7% della produzione agricola (indispensabile per la dieta quotidiana a Cuba) e la carenza di prodotti di prima necessità nelle "tiendas" che vendono in CUC, mostrano il limite al baratro che si sta avvicinando.
Non solo, come afferma Oscar Espinosa Chepe economista dissidente dell'Havana, "la situazione non può che peggiorare, questa è solo la punta di un iceberg, il governo ha promosso una serie di misure che comprendono la chiusura di industrie colpite dalla carenza di materie prime e il conseguente licenziamento, definito "interruzione", del 10-15% della popolazione lavorativa del paese."
A metà Ottobre il Governo ha adottatato un ulteriore risparmio energetico, estendendo l'interruzione di elettricità alle imprese statali e alle aree residenziali dell'Havana e dell'interno dell'isola, avvertendo che queste misure verranno raddoppiate nel 2010.
Dal 1° Ottobre il governo ha iniziato a smantellare 24.700 mense operaie, risparmiando annualmente $350 milioni.
La "libreta" (la tessera statale che assegna gratuitamente, o a prezzi modici, alcuni beni di prima necessità n.d.t.) non comprende più da questo mese le patate e i piselli, che sono passati da 0,14 e 0,40 pesos alla libbra, a 3,50 pesos (piselli) e 1 peso (patate). Sembra che presto anche il riso subirà un notevole aumento di prezzo.
Anche la Fiera internazionale dell'Havana non ha prodotto risultati interessanti. Cuba ha sottoscritto contratti solo per $150 milioni contro i $350 milioni del 2008.
L'economista Jorge Sanguinetty, presidente della DevTech System con sede a Miami, afferma che "vogliono stimolare l'economia senza liberalizzarla, il sistema non risponde più a misure marginali, quello che serve sono trasformazioni radicali. La situazione potrebbe diventare peggiore di quella degli anni '90."
Tratto da El Nuevo Herald.
L'interruzione di energia elettrica nelle case (fino a 8 ore consecutive di blackout); la mancanza di liquidità finanziaria, che si traduce in un -36% delle importazioni di beni di consumo, il -7% della produzione agricola (indispensabile per la dieta quotidiana a Cuba) e la carenza di prodotti di prima necessità nelle "tiendas" che vendono in CUC, mostrano il limite al baratro che si sta avvicinando.
Non solo, come afferma Oscar Espinosa Chepe economista dissidente dell'Havana, "la situazione non può che peggiorare, questa è solo la punta di un iceberg, il governo ha promosso una serie di misure che comprendono la chiusura di industrie colpite dalla carenza di materie prime e il conseguente licenziamento, definito "interruzione", del 10-15% della popolazione lavorativa del paese."
A metà Ottobre il Governo ha adottatato un ulteriore risparmio energetico, estendendo l'interruzione di elettricità alle imprese statali e alle aree residenziali dell'Havana e dell'interno dell'isola, avvertendo che queste misure verranno raddoppiate nel 2010.
Dal 1° Ottobre il governo ha iniziato a smantellare 24.700 mense operaie, risparmiando annualmente $350 milioni.
La "libreta" (la tessera statale che assegna gratuitamente, o a prezzi modici, alcuni beni di prima necessità n.d.t.) non comprende più da questo mese le patate e i piselli, che sono passati da 0,14 e 0,40 pesos alla libbra, a 3,50 pesos (piselli) e 1 peso (patate). Sembra che presto anche il riso subirà un notevole aumento di prezzo.
Anche la Fiera internazionale dell'Havana non ha prodotto risultati interessanti. Cuba ha sottoscritto contratti solo per $150 milioni contro i $350 milioni del 2008.
L'economista Jorge Sanguinetty, presidente della DevTech System con sede a Miami, afferma che "vogliono stimolare l'economia senza liberalizzarla, il sistema non risponde più a misure marginali, quello che serve sono trasformazioni radicali. La situazione potrebbe diventare peggiore di quella degli anni '90."
Tratto da El Nuevo Herald.
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