13 settembre 2009

La politica di Cuba: investitori USA iniziano a mettere gli occhi su Cuba

Oggi il potenziale economico di Cuba non potrebbe essere più brillante: un embargo di 50 anni ha fatto sì che l'isola abbia bisogno quasi di tutto, necessita disperatamente beni e servizi che gli USA, a solo 90 miglia di distanza, possono offrire.

Ma la realtà dell'isola sono le infrastrautture disastrose e un' economia strangolata da un governo autoritario.
Questa situazione non ha impedito a investitori statunitensi di preparsi, iniziando ad utilizzare le recenti leggi più libertarie tra i due paesi, per un "eventuale" cancellazione dell'embargo.

Recentemente le società di turismo e telecomunicazioni hanno incrementato le loro attività grazie alle nuove leggi più permissive; altre società di gestione portuale ed estrazione del petrolio si preparano per nuove grandi possibilità; gli avvocati e gli assessori sono pronti per entrare nella lista.

Havana Group è una compagnia che assiste le imprese statunitensi perchè si preparino per quando l'embargo "verrà" cancellato.
Il presidente Richard Waltzer afferma che a breve termine la costruzione di hotel e infrastrutture turistiche sarà la nuova economia di Cuba.

Per Cuba più turisti stranieri rappresenterebbero il rapido ingresso di valuta forte che il paese necessita per risollevare la sua economia.
L'isola nel 2008 ha accolto 2,3 milioni di turisti, se gli USA eliminassero completamente le restrizioni nei viaggi pootrebbero esserci 1 milione in più di turisti. Negli USA Cuba è attraente quanto Jamaica e Repubblica Dominicana o Mexico.

Però non è chiaro se Cuba può affrontare una nuova ondata di turisti. L'isola possiede 50.000 abitazioni in hotel, la stessa quantità di Miami-Dade (zona turistica di Miami).
Anche se alcune cose sono cambiate, i problemi nelle comunicazioni telefoniche, energia elettrica e acqua potabile sono enormi.

Comparando Cuba con altre destinazioni turistiche dei caraibi, si trova il cibo peggiore con i prezzi più alti. All'Havana Libre una camera costa mediamente $ 168 al giorno, l'hotel è vecchio e tenuto in condizioni pessime.
Senza parlare della viabilità, i turisti vogliono fare escursioni, girare, ma le infastrutture stradali sono quasi inesistenti a Cuba.
Questo è un circolo vizioso, Cuba ha bisogno di infrastrutture per attirare investitori, però non può creare nuove infrastrutture se non ci sono investitori stranieri.

Un'altra attrazione per gli anziani nord-americani è il clima di Cuba e l'abbondanza di medici e infermieri, che farebbero dell'isola un luogo ideale dove trascorrere una degenza a lungo termine. Questo tipo di attività ha più possibilità di essere auorizzata dal governo cubano.

Il Dipartimento del Tesoro cubano dal 3 Settembre scorso permette inoltre alle compagnie statunitensi di offrire servizi per telefonia mobile, radio e televisione via satellite e di stendere un cavo a fibre ottiche fino all'isola.
L'AT&T sta pensando il da fare, ma altre compagnie hanno già sollecitato le licenze per operare nell'isola.

Sull'isola la diffusione telefonica sia fissa che mobile è molto bassa, secondo l'Ufficio di Statistiche di Cuba, solo 1 abitante su 8 possiede un telefono (fisso o mobile), quando negli USA ogni persona posssiede 1,4 telefoni.
Il governo ha già accordi di roaming con compagnie europee, ma la domanda di telefoni, o di qualunque altro servizio, non garantisce che ci siano buone opportunità di mercato.

E' una strada a due vie, a Cuba serve tutto. Una è quello che permetterà il governo, un'altra è quanto può pagare.
Un modo per Cuba per finanziare uno sviluppo interno sarebbero le esportazioni. Ma anche quì ci sono problemi. Il tabacco e lo zucchero potrebbero essere un'entrata rapida di moneta straniera, però gli USA dovrebbere liminare le quote per lo zucchero.
Anche se Cuba posside circa 1/3 delle riserve di Nichel del pianeta, una buona parte sono controllate da una accordo con la canadese Sherrit International.

Altra possibilità sono i prodotti farmaceutici e bio-tecnologici, in particolare con le ricerche del Centro di Immunologia Molecolare, che ha sviluppato vaccini e trattamenti contro il cancro.
Ma se si cancella l'embargo molte industrie farmaceuitiche assumeranno i migliori bio-tecnologi cubani invece di comprare i diritto per le medicine.

Il petrolio è l'altra attrattiva. Gli USA calcolano che a nord di Cuba ci sarebbero 4,600 milioni di barili di petrolio ad una distanza di sole 50 miglia dalla Florida.
Compagnie come la spagnola Repsol, la brasigliana Petrobas, la vietnaminta PetroVietnam e la russa Zarubehneft sono pronte. Il Monopolio del Venezuela ha informato che inizierà le perforazioni sull'isola nel 2010.

Bisogna considerare però che il fabbisogno nazionale a Cuba è di 150.000 barili al giorno, 93.000 dei quali provenienti dal Venezuela. Un normale accordo darebbe a Cuba il 40% della produzione. Quindi i nuovi pozzi dovranno produrre 230.000 barili al giorno solo per rimpiazzare il contributo venezuelano. Solo dopo Cuba può pensare di esportare petrolio.

Anche se si concretizzassero queste prospettive economiche, non è detto che cambieranno le leggi interne all'isola, come il diritto alla proprietà, i diritti dei lavoratori e tutte le minime garanzie sociali".
Per questo il timore maggiore è che l'entusiasmo statunitense verso queste nuove possibilità economiche facciano ignorare, se non incrementare, i problemi concreti nella realtà quotidiana del popolo cubano, oggi già al limite della sopravvivenza.

Tratto da El Nuevo herald

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