16 agosto 2009

Repressione a Cuba: "in vino veritas", hanno arrestato "Panfilo"

"Panfilo", al secolo Juan Gonzalez Marcos, 48 anni, è un uomo cubano, gli piace bere, molto (in altri tempi i forti bevitori, erano coccolati dal regime, soporattutto se il bevitore del momento era americano e si chiamava Hemingway), comunque "Panfilo" era presente mentre una troupe di America TeVe canale 41, una televisione di Miami, stava realizzando un reportage sul reggaeton di Cuba.








Panfilo si è intromesso durante le riprese gridando, in evidente stato di "ebbrezza alcolica":
"Quello che abbiamo è fame! fame!..."



Il video è stato un successo in rete, remixato e rimbalzato ovunque, con 400.000 contatti in tre mesi. Sono molti i video musicali che lo stanno utilizzando per sottolineare la crisi cubana.





Dopo questo primo intervento spontaneo la televisione di Miami lo ha intervistato una seconda volta, questa volta lucido, preoccupato anche se tranquillo, ha cercato di giustificare le sue dichiarazioni precedenti, dicendo che la polizia lo aveva interrogato molte volte sull'intervista alla tv di Miami, era "en candela".

Infine per la terza volta ha esternato i suoi pensieri, questa volta si trovava "bolao, pasao!" cioè "bello fuori!", come dire, evidentemente "alticcio", manifestando la sua paura della polizia politica sul malecon dell'Havana, dice che la polizia "se lo va a llevar", che lo arresterà.

"Panfilo" è stato arrestato il 4 Agosto, condannato a 2 anni di carcere per "pericolosità sociale preventiva".

L'attivista avanero di diritti umani Elizardo Sanchez, ha affermato che il processo si è svolto a porte chiuse e che la condanna ufficialmente è dovuta al fatto che "Panfilo" non lavora da dieci anni.

Per 15 anni "Panfilo" ha lavorato come macchinista nella flotta navale di pescatori cubani, in seguito nelle Truppe Speciali del Ministero degli Interni.

E' un'attitudine coerente con la politica del Governo cubano reprimere le manifestazioni critiche al regime in strada, magari "tollerando" quelle forme di dissidenza in rete, che invece lo mostrano come tollerante agli occhi della comunità internazionale.

Ecco il reportage finale di Canale 41

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