06 agosto 2009

Le riforme di Raul Castro: tre anni di Raulismo, analisi storica della "era di Raul Castro"

Per fare una seria analisi dei tre anni trascorsi dal proclama di Fidel Castro del 31 Luglio 2006, bisogna capire prima cosa è successo e cosa è cambiato nel mondo, soprattutto nell'emisfero latino-americano, in questo lasso di tempo.

La giocata magistrale di Fidel Castro nel coprire le spalle dal 1994 a Hugo Chavez, all'epoca un tenente colonnello golpista "acciaccato" e proiettarlo all'opinione pubblica come un leader popolare, ha avuto conseguenze politiche favorevoli per le sue ambizione ambizioni espansioniste, frenate dalla scomparsa dell'Unione Sovietica.

L'elezione di Chavez alla presidenza del Venezuela del Dicembre 1998 ha rappresentato una vera ancora di salvezza per il regime castrista, che ha iniziato a lasciarsi dietro i peggiori momenti del "periodo speciale" [dal 1990 quando sono cessati gli aiuti dell'URSS, è iniziato un grave periodo di crisi economica denominato "periodo speciale" n.d.t.].
Le relazioni tra Chavez e Fidel si solidificano nel 2000, con la firma del Convegno Integrale di Cooperazione Cuba-Venezuela, e acquista forza dopo il ritorno al potere di Chavez nel 2002. Due anni dopo si è costituita la Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) tra i due paesi.

I nuevi alleati hanno concepito un nuovo modo per acquisire potere nelle sinistre anti-USA della regione. Questo neo-espansionismo prevede l'acquisizione del potere tramite elezioni legali, una volta vinte le elezioni si convocheranno assemblee costituenti per garantirsi una nuova rielezione e poteri per governare per decreto.

La vittoria di Evo Morales in Bolivia nel 2006 metteva in pratica la nuova strategia rivoluzionaria in America Latina. Nell'Aprile dello stesso anno , si riunirono all'Havana, Chavez, Castro e Morales, si accordarono perchè la Bolivia potesse entrare nell'ALBA.
Il progetto di nuovi alleati si concentrò su Perù e Ecuador e contava con la vittoria di partiti moderati di sinistra in Messico e in Cile. Il 2006 ebbi alti e bassi: iniziò con la vittoria della socialista Michel Bachelet in Cile, ma in Maggio di segno contrario fu rieletto in Colombia Alvaro Uribe.

Un'altro fattore che minacciava l'orizzonte dal 2006 fu la crisi immobiliare in quasi tutti i paesi indusrializzati. Il calo dell Borsa di New York del 40% dell'indice delle aziende legate alle costruzioni negli USA. Era il preambolo della crisi finanziaria globale che stiamo vivendo.

Il 21 Luglio 2006 il presidente Nestor Kirchner inaugura in Argentina il XXX Vertice del Mercosur invitando Bolivia, Messico e il resto dei paesi Latino Americani per unirsi a questo blocco sudamericano. Oltre a Evo Morales erano presenti Chavez e Fidel Castro.
Fidel svilluppò numerose attività politiche e discorsi in quello che sarà il suo ultimo viaggio all'estero sino ad oggi, 10 giorni più tardi delegava a suo fratello Raul le sue principali funzioni a Cuba.

Quì si aprì un grande interrogativo in rispetto al progetto continentale di Fidel e Chavez: se l'uscita dal potere del "comandante" era definitiva, per gravità o morte, che posizione occuperebbe il suo successore in questi piani?

Il lungo periodo di recupero di Fidel ha messo in evidenza l'intento di Chavez a succedergli come leader della sinistra radicale nella regione. Così inizia la nuova strategia di Fidel, Raul per la successione a Cuba e Chavez per quella sud-americana.

E' indubbio che la reticenza di Fidel Castro nello smantellare il suo irripetibile stile di gestione totalitaria caotica, abbia frenato la decentralizzazione, abbia limitato il fratello Raul nel succederlo, a volte ostacolando il miglioramento dell'economia.

Raul, nel Marzo 2009, attuò una ristrutturazione nel governo con la destituzione di decine di alti funzionari, nella maggior parte perchè inefficienti nel loro lavoro, però ne approfittò per sbarazzarsi di alcuni dirigenti scomodi nell'attuale gruppo di potere, provenienti dall'era di Fidel, tra loro il vicepresidente Carlos Lage, il cancelliere Felipe Perez Roque, il responsabile delle relazioni internazionali del Partito Fernando Ramirez de Estenoz, e il vice presidente del Consiglio dei Ministri Otto Rivero.

La caduta in disgrazia di Lage e Perez Roque è il segno della volontà di voler proseguire con i personaggi storici della rivoluzione, piuttosto che aprire a nuove visioni di giovani che, anche se da valutare nell'essenza, per la prima volta sono presenti nella cupola di potere cubana.
Quindi potranno governare a Cuba nel nome "della rivoluzione" i dirigenti storici, specialmente se maggiori di 70 o 80 anni, sporavvissuti alla generazione storica del Moncada di Santiago e della Sierra Maestra.

L'attuale elite di potere in questo momento non è unita nè per la ideologia marxista nè per il nazionalismo anti-imperialista, ma solo per volersi mantenere ad ogni costo al potere. La "Rivoluzione", è sempre di più qualcosa di astratto e impreciso, più nella memoria che nelle strade, più nella leggenda che nella società.

Per questo, un cambio nell'orientamento politico internazionale in questo momento teso ad un avvicinamento agli USA non avrebbe ripercussioni negative negli alti livelli del potere, anzi il contrario, sempre che restasse chiaro per l'elite che questo potere non fosse pericoloso.

Lo scorso sabato Raul lo ha fatto intendere quando ha affermato: "Non mi hanno eletto per restaurare il capitalismo, nè per consegnare la rivoluzione. Sono stato eletto per difendere, mantenere e continuare perfezionando il socialismo, non per distruggerlo".
"Approfitto dell'occasione per riaffermare la disponibilità di Cuba per sostenere con gli Stati Uniti un dialogo rispettoso, tra egualli, senza ombre per la nostra indipendenza, sovranità e autodeterminazione. Siamo pronti per parlare di tutto, ripeto, di tutto, però da quì, da Cuba, e da là, dagli Stati Uniti, non a negoziare il nostro sistema politico e sociale. Non chiediamo agli USA di farlo. Dobbiamo rispettare mutuamente le nostre differenze. Non riconosciamo al governo di questo paese e a nessuno Stato a loro legato (riferendosi alla Unione Europea) nessuna giurisdizione sulla nostra sovranità."

La bandiera anti-nordamericana è un disegno di Fidel Castro, come strategia per guadagnare la simpatia di paesi in America Latina e Medio Oriente, ma non ha alcun significato per il popolo cubano, il più interessato affinchè si normalizzino le relazioni con gli Stati Uniti.

Le recenti misure di Obama per permettere le rimesse di denaro e i viaggi a Cuba senza limiti sembrano accendere speranze sul tema dell'immigrazione.
La reazione negativa di Fidel verso un dialogo a certe condizioni, però, dimostra quanto ancora influenzi direttamente il cammino politico di Cuba. Questa sua ostinazione affligge direttamente i rapporti commerciali tra USA e Cuba in merito a forniture alimentari e medicine.
Non si può sperare che Fidel dia l'autorizzazione per introdurre misure di liberalizzazione nell'economia e nella società cubana al fine di eliminare l'embargo, perchè nella sua concezione politica, vorrebbe dire lasciare la porta aperta ad un processo incontrollabile all'interno dell'isola, come successe con l'Unione Sovietica, il chè è tabù per la sua visione dell'esercizio del potere.

Il regime pretende di mantenere permanentemente il paese isolato dall'informazione internazionale e dalle nuove tecnologie per accedere a tale informazione, cercando di impedire l'accesso a referenti che possano minare la visione unilaterale della stampa ufficiale.

Riassumendo, tre anni dopo l'avvento di Raul, il paese è diretto da un duo dove la voce cantante dipende dall'altalenante salute del "comandante".

Tratto da una approfondita analisi di Lazaro Gonzales dal blog Cuba Independiente

1 commento:

Unknown ha detto...

Molto gratzie Roberto, ma soprattutto molto grato per il vostro costante solidarietà con gli oppressi popolo cubano.